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Iran, effetti economici e geopolitici dell’accordo nucleare

È ancora un accordo preliminare, ma gli effetti dell’intesa raggiunta tra l’Iran e i Paesi del 5+1 sul programma nucleare della Repubblica Islamica si sono immediatamente riverberati sia sul piano economico sia geopolitico. E non poteva essere altrimenti visto il peso che Tehran riveste negli equilibri della regione.

L’EFFETTO SUI TITOLI
Le prime conseguenze sono arrivate sul mercato dei titoli. Il prezzo del petrolio – spiega Reuters – è sceso immediatamente, in virtù dell’allentamento delle tensioni in Medio Oriente a seguito dell’accordo. Effetto che, come rileva invece il Wall Street Journal, potrebbe essere maggiore nei prossimi mesi quando, in conseguenza dell’alleggerimento delle sanzioni commerciali previste dall’intesa, un milione di barili al giorno potrebbe tornare rapidamente sui mercati globali, aumentando l’offerta.

UN LUNGO PERCORSO
Ma i dettagli economici sono solo l’ultimo tassello di un intenso lavorio di diplomazia sotterranea che ha visto dialogare Washington e Tehran per mesi, al riparo da orecchie indiscrete, anche di stretti alleati. Associated Press racconta i molti colloqui privati intercorsi tra emissari del governo statunitense e iraniano, iniziati già nel territorio “neutro” dell’Oman quando alla presidenza della Repubblica Islamica sedeva il belligerante – almeno nei toni – Mahmoud Ahmadinejad.

L’ACCELERAZIONE DEI NEGOZIATI
La discussione tra i due Paesi ha poi avuto un’improvvisa accelerazione con l’ascesa al potere di Hassan Rouhani, che ha deciso di cambiare registro anche sul piano pubblico, dichiarando a gran voce, anche in consessi internazionali come le Nazioni Uniti, la volontà dell’Iran di trovare un compromesso che mettesse d’accordo tutti.
La ragione di questo cambio di rotta risiede nei timori diffusi che Tehran possa collassare sotto il peso delle sanzioni e che il regime degli Ayatollah possa essere messo in discussione da una popolazione allo stremo, che, analizza il Financial Times, otterrà immediato giovamento economico dall’accordo in fieri.

L’OSTILITÀ DEGLI SCONFITTI
Nell’accordo, però, non ci sono solo vincitori. A non ridere è in primo luogo Parigi, che ha dovuto inghiottire il rospo dell’intesa dopo averla fatta saltare al secondo round, con delle motivazioni che molti osservatori hanno ricondotto agli interessi economici della Francia con alcuni rivali dell’Iran, in primo luogo Arabia Saudita e Qatar.
Tra i grandi sconfitti di Ginevra ci sono infatti la Turchia e le ricche petromonarchie sunnite del Golfo, che vedono di cattivo occhio una Repubblica Islamica in salute, che potrebbe rilanciare il mondo sciita per la leadership interna all’universo islamico.
E ad osteggiare l’accordo, in un inedito asse arabo-israeliano, è anche Tel Aviv che considera Tehran una vera e propria minaccia per la propria esistenza. Dopo aver cercato in tutti i modi di farla saltare, il premier israeliano Benjamin Netanyahucome rimarca Cnn – ha definito l’intesa “uno sbaglio storico”.

I PROSSIMI PASSI
Ma nonostante il largo fronte degli scontenti, per la maggior parte alleati degli Usa, Washington difende a spada tratta l’accordo, in primo luogo attraverso le parole del Segretario di Stato americano John Kerry.
Perché per il presidente Barack Obama, la cui popolarità e l’agenda del suo secondo mandato sono state minate dalla combinazione e dal roll out caotico di crisi siriana, government shutdown e riforma sanitaria, l’accordo preliminare raggiunto domenica con l’Iran è più di un gradito cambiamento di soggetto. Un cambiamento che – come spiega il New York Times – può indirizzare il Medio Oriente verso un nuovo corso per la prima volta in più di tre decenni, avendo il duplice effetto di non farsi consumare da nuovi conflitti nella regione che avrebbero ritardato il pivot to Asia e impedire la proliferazione di armi nucleari.



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