Ha fatto molto discutere, come ampiamente prevedibile, la prima esortazione apostolica di Papa Francesco, “Evangelii Gaudium”, svelata ieri al mondo. “Enciclopedica”, l’ha definita sul proprio blog il vaticanista dell’Espresso, Sandro Magister, il quale nota qualche differenza rispetto alle interviste dei mesi scorsi.
DIFFERENZE CON LE INTERVISTE PAPALI
In particolare, Magister si sofferma sulla frase detta alla Civiltà Cattolica riguardo la moltitudine di dottrine che non deve essere trasmessa in modo ossessivo. Lo stesso passaggio è stato ripetuto “alla lettera” nel documento diffuso ieri dalla Sala stampa vaticana, ma con una differenza importante: se la questione era stata risolta in poche righe nel colloquio con Padre Antonio Spadaro, nell’Evangelii Gaudium il Papa l’argomentazione è sviluppata in “ben sei paragrafi, con l’evidente volontà di fugare ogni equivoco”. Analoga considerazione può essere fatta in riferimento al tema dell’aborto e, più in generale, della tutela della vita umana. Il Pontefice, a tal proposito, è stato chiarissimo: “Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non è un argomento soggetto a presunte riforme o a modernizzazioni. Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana”.
L’UTOPIA DI BERGOGLIO
Se siti e blog vicini all’ala tradizionalista (se non lefebvriana) si sono espressi dichiaramente contro il documento papale, ritenuto in qualche caso come l’annuncio dell’imminente demolizione del Papato, un giudizio prudente è stato espresso dal vaticanista Luigi Accattoli sul Corriere della Sera di oggi: “Papa Francesco rimette all’avventura la chiesa di Roma. L’avevamo capito dal nome che aveva scelto, ma ora c’è il proclama del documento di ieri, intitolato con forte scelta simbolica alla “gioia del Vangelo”. Eppure, aggiunge Accattoli, “l’avventura a cui papa Bergoglio mette se stesso e la sua Chiesa è di incerto esito. Incerto non solo di suo: se cioè il mondo d’oggi possa intendere un messaggio inerme di fraternità in Cristo, quale non è stato mai proposto, con tanta radicalità, dalla Chiesa di Roma, a partire da Costantino e dal suo editto di 1.700 anni fa. Ma incerto anche per il soggetto cattolico che dovrebbe farsene portatore”, sottolinea. Inoltre, “basterà ascoltare due righe vergate da papa Bergoglio per intendere quanto la sua utopia possa risultare incerta”. Si domanda, Accattoli, se “un papa che scommette tutto sulla novità del Vangelo avrà la forza di portare con sé l’intera comunione cattolica”.
IL WORK IN PROGRESS DI FRANCESCO
Su Avvenire, Stefania Falasca definisce l’esortazione “una sorta di regula pastoralis, di summa pastorale e al tempo stesso un incipit. Certamente una scommessa, un quaderno operativo aperto, un work in progress che non chiude, come la missione stessa, il cui scopo principale è l’annuncio del cuore pulsante del Vangelo agli uomini e alle donne nella realtà di oggi”. Falasca aggiunge poi che “avendo come punti cardinali la costituzione conciliare Lumen gentium sulla natura della chiesa, il documento sulla conversione pastorale uscito dalla Conferenza della chiesa latinoamericana ad Aparecida e i testi montiniani dell‘Ecclesiam suam e dell’Evangelii nuntiandi, la road map proposta da papa Bergoglio propone alcune linee che possono incoraggiare in tutta la chiesa una nuova tappa evangelizzatrice piena di fervore e dinamismo”.
LA FINE DELL’ERA WOJTYLA-RATZINGER
Il professor Massimo Faggioli, storico e docente negli Stati Uniti, definisce – in un articolo pubblicato oggi sul quotidiano Europa –l’Evangelii Gaudium “la riabilitazione pubblica di un magistero conciliare e post-conciliare particolarmente negletto durante il pontificato di Benedetto XVI e nella teologia che ha fatto carriera ecclesiastica negli ultimi anni”. Nota, Faggioli, che benché siano varie le citazioni di Ratzinger e di Wojtyla, “l’impianto intellettuale è molto più conciliare e post-conciliare che animato dallo scetticismo verso l’opzione preferenziale verso i poveri”. A cambiare, prosegue, “è la filosofia ispiratrice del pontificato”. I problemi, però, non mancheranno, e la “recezione di Francesco sarà particolarmente delicata nella chiesa più ideologizzata e polarizzata, quella statunitense”.