Egitto di nuovo al bivio: piazza pericolosamente bollente, Parlamento in stallo per modificare la costituzione e la candidatura, prima sussurrata a bassa voce, adesso più chiara, del generale Sisi come potenziale candidato alla guida del Paese.
COSTITUENTI
Il gruppo dei costituenti ha impedito che ci fosse la maggioranza qualificata del 75%. Uno stop foriero di dubbi e punti di domanda sia sulla procedura di adozione della costituzione, che dovrà passare anche da un referendum popolare, sia sulla strategia che si intende mettere in campo. Non fosse altro perché i militari, molto attivi nel deporre Mohamed Morsi al fine di archiviare la transizione politica del Paese, potrebbero esprimere proprio il candidato presidente.
SCONTRI
In questo scenario politico altamente a rischio, i sostenitori del presidente deposto Morsi si sono scontrati con la polizia al Cairo. Pochi minuti prima erano stati allontanati da piazza Tahrir con lacrimogeni e blindati di polizia ed esercito. In serata gli scontri si sono sviluppati con violenza nelle vie laterali intorno alla piazza e nel centro della città. Mentre gli agenti hanno sparato gas lacrimogeni, i dimostranti islamisti hanno risposto con sassi. Ancora non si conoscono le motivazioni che hanno indotto le forze dell’ordine a evitare che i manifestanti giungessero in piazza, si sa solo che il corteo era stato organizzato per protestare contro l’assassinio di un giovane nella vicina università. Insieme hanno sfilato gli studenti dei Fratelli musulmani ed esponenti pro-rivoluzione. Ma lo scontro è anche figlio di una controversa legge che vorrebbe nei fatti disciplinare le dimostrazioni, ma che nei fatti ne ridurrebbe i perimetri di espressione democratica di dissenso. Tra l’altro la miccia che ha fatto detonare la protesta è da ritrovare anche nel fatto che la procura ha esteso per due settimane la custodia cautelare per Alaa Abdel Fattah, attivista anti Mubarak. È accusato di avere violato la legge che regolamenta le proteste pubbliche.
ELEZIONI
Ma il punto di rottura si ritrova ancora tra carte bollate e tentativi di reindirizzare il processo elettorale. Nello specifico i comitato dei 50 non ha dato seguito ai quattro articoli che davano il via libera alle elezioni per il nuovo Parlamento e solo in seguito per decidere il nome del leader che guiderà il Paese in questa delicatissima fase. Ma c’è di più, perché i cosiddetti “padri costituenti” egiziani hanno approvato quasi all’unanimità gli articoli che garantiscono il ruolo e i benefit delle forze armate. All’interno di questo pacchetto pro militari, vi è la possibilità per i tribunali militari di processare i civili in caso di attacchi a installazioni e personale delle forze armate, ma non i provvedimenti riguardanti le prossime elezioni legislative e presidenziali come invece chiedevano i manifestanti.
LEGGE ELETTORALE
Nelle intenzioni ci doveva essere l’approvazione (non avvenuta) di un sistema elettorale che avesse per due terzi un sistema proporzionale e per un terzo con voto di lista, oltre ad una adeguata rappresentanza parlamentare, in modo specifico di giovani e copti. Il comitato prima ha temporeggiato, poi ha preso atto delle richieste, ma proprio in quel momento sono iniziati a circolare alcuni rumors secondo cui lo stop alla riforma significherebbe niente altro che una mancata volontà di procedere come da accordi. E tentare la carta delle elezioni presidenziali anticipate, anche se si tratta di una circostanza sempre smentita da fonti ufficiali. Ma la campagna `el Sissi presidente´ è data come già pronta a partire.
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