Skip to main content

Fatti e misteri sul mancato incontro fra Bergoglio e Scola

“Allibito” definisce qualcuno (forse un po’ esagerando) il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, dopo quanto accaduto stamattina a Roma. Ufficialmente, nessun commento – men che meno di critica, naturalmente – ma lo stupore per l’episodio principe della giornata è tanto.

I FATTI

Come era stato annunciato da tempo, al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro di oggi, Francesco avrebbe dovuto ricevere nella sala attigua all’Aula Paolo VI il cardinale Scola e una delegazione dell’Expo di Milano del 2015. Un incontro breve, come accade regolarmente ogni mercoledì dopo l’udienza generale. Ma ecco l’intoppoil Papa dice no. Motivazione ufficiale: “E’ stanco”.

LE PAROLE DI PADRE LOMBARDI

E’ servita infatti una dichiarazione di Federico Lombardi, portavoce vaticano, per chiarire (o quantomeno per cercare di fermare la ridda di supposizioni) circa il mancato incontro: Francesco, “dopo l’udienza generale in piazza San Pietro e il saluto ai fedeli, durato quasi tre ore, ha manifestato la sua stanchezza e quindi il desiderio di rinviare questo incontro dopo il periodo natalizio, a gennaio del prossimo anno”. Risultato: Scola torna a Milano con tutta la delegazione dell’Expo senza aver potuto incontrare il Pontefice.

QUEI NUMERI DEL CORRIERE

Maliziosamente, qualche spiffero da Oltretevere ricorda la battaglia in Conclave tra Scola e Bergoglio, con il primo sostanzialmente apparso in minoranza fin dai primissimi scrutini. L’arcivescovo di Milano, che molti quotidiani italiani (primo fra tutti il Corriere della Sera) davano ben sopra la soglia magica dei 40 voti necessari a bloccare ogni altra candidatura, constatò già poche ore dopo la chiusura della Sistina, il 12 marzo scorso, che il gruppo pronto a eleggerlo Pontefice era decisamente meno numeroso di quanto previsto dai media e (forse) da qualche importante porporato.

LE DIFFERENZE FRA BERGOGLIO E SCOLA

Tra i due, il Papa eletto e il Papa mancato, poi, non correrebbe buon sangue. Troppa distanza culturale, un modo di intendere le sfide della Chiesa diametralmente opposte. Il gesuita argentino che chiede l’uscita verso le periferie più lontane, il fine intellettuale che secondo qualche cardinale “avrebbe bisogno dell’interprete quando parla”, che ritiene ancora centrale la salvezza dell’Europa dalle grinfie del secolarismo incalzante.

IL MISTERO DEL NO

A rendere ancor più profondo il mistero, si rispolverano vecchie interviste del cardinale Jorge Mario Bergoglio in cui il primate d’Argentina assicurava di essere disponibile a ricevere chiunque. O meglio, quasi chiunque. Perché se qualcuno proprio non lo tollerava, faceva dire ai suoi collaboratori che “l’arcivescovo non si sente bene”.


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter