Oltranzismo, toni accesi, denunce di colpi di Stato. Il Cavaliere ha voluto drammatizzare la presentazione dei club “Forza Silvio”, pilastro a fianco di Forza Italia della nuova avventura politica dell’ex capo del governo. Nell’Auditorium della Conciliazione di Roma gremito oltre misura da supporter entusiasti e adoranti, Silvio Berlusconi ha disegnato il profilo della “gamba del suo movimento più dinamica e aperta alla società civile” e ha risposto alla sfida per la guida del futuro centro-destra lanciata ieri da Angelino Alfano.
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LE NUOVE LEVE DI FORZA ITALIA
Le prime file della platea e lo spazio sul palcoscenico sono riservate ai volti nuovi, ai giovani che nei suoi progetti dovranno costituire l’embrione della classe dirigente moderata e minacciano di scalzare dalle loro posizioni “falchi, lealisti e pitonesse” insediati nella cabina di comando del partito. Tra le figure emergenti, il responsabile comunicazione Antonio Palmieri e il coordinatore dei club Marcello Fiori, già direttore generale del Dipartimento della Protezione civile e stretto collaboratore di Guido Bertolaso, che annuncia la costituzione in tutta Italia di 3.319 strutture “con l’ambizione di oltrepassare le 8mila, una per ogni comune”. Anzi, rimarca Berlusconi, 12mila, “affinché in ogni sezione elettorale possano essere presenti 4-6 persone formate e preparate per vigilare sulla correttezza del voto contro i rappresentanti di lista del centro-sinistra, maestri nei brogli e nella manipolazione del suffragio. Per evitare il clamoroso rovesciamento dell’esito dello scrutinio dell’aprile 2006, quando le cifre fornite dal responsabile dell’interno dell’epoca Giuseppe Pisanu, che davano vincente la Casa delle libertà per 300mila voti alla Camera e 150mila al Senato, furono vanificate nel cuore della notte grazie all’aumento incredibile delle schede bianche e delle schede nulle a favore dell’Unione di Romano Prodi”.
RAPPORTO CONTRASTATO CON IL NUOVO CENTRO-DESTRA
Se dal vice-premier erano giunti messaggi e toni concilianti verso i “fratelli separati dell’ex PDL”, il clima che risuona fra le mura di un luogo abitualmente dedicato ai concerti sinfonici gronda rancore e ostilità verso gli esponenti del Nuovo Centro-destra, a partire dall’ex “delfino” accolto da fischi, ululati, insulti violenti. Sono loro i bersagli privilegiati dell’assemblea, equiparati a Gianfranco Fini al grido di “vergogna, traditori!”. Rifiutando l’etichetta di “estremista” attribuita dai “governativi” del centro-destra alla nuova Forza Italia, il Cavaliere chiede al suo “ex delfino” se è ragionevole e moderato restare nel governo per “fare la stampella a un Pd che non ha rispettato i patti”. Uno stato d’animo che rende burrascoso il rapporto con una forza ritenuta essenziale per costruire l’alleanza a più voci alternativa al fronte progressista.
LE RAGIONI DI UN RITORNO AL PASSATO CON FORZA ITALIA
Annunciato da un lungo filmato che ripercorre le tappe della sua parabola politica, Silvio Berlusconi spiega i motivi della sua “nuova discesa in campo”. Tornare a Forza Italia “con la semplicità di un messaggio che ricorda il grido con cui sosteniamo le nostre squadre sportive”, all’indomani del fallimento del tentativo di riunire le forze del centro-destra nel Popolo della libertà. Fallimento ascritto a “chi ha abbandonato e tradito”. Il Cavaliere tenta di richiamarsi alle radici di Forza Italia, provando a recuperare lo slancio e lo “spirito liberale del ’94”. Ma il risultato è una stanca riedizione dell’anticomunismo viscerale e il rinnovato attacco agli eterni nemici in toga. Ricordando il “miracolo dell’aver fermato la marcia verso il potere da parte dell’ideologia comunista a seguito di Mani Pulite, operazione giudiziaria tesa a rimuovere in modo chirurgico le formazioni democratiche del pentapartito”, l’ex Presidente del Consiglio mette in guardia dai pericoli presenti per la libertà e il benessere. Rischi provocati da un grumo di forze “artefici negli ultimi vent’anni di 4 colpi di Stato, attuati con tecniche più raffinate rispetto ai carri armati in strada”.
I QUATTRO GOLPE
Rotture della legalità e della sovranità elettorale, compiute per neutralizzarlo ed eliminarlo dalla vita pubblica. Berlusconi le elenca minuziosamente, ricostruendo date e protagonisti.
La prima consiste nella “sospensione della democrazia realizzata nel biennio 1992-1993 dai giudici di Magistratura democratica, un contro-potere che condiziona i governi e i parlamenti di ogni colore in nome dell’egemonia politica in chiave progressista teorizzata da Antonio Gramsci. Magistrati che restano irresponsabili e impuniti per ogni gesto realizzato con dolo o colpa grave, poiché vengono giudicati dai loro pari, possono contare su un corpo specializzato di polizia giudiziaria scelto tra pubblici ufficiali orientati verso sinistra, e soprattutto sull’abrogazione dell’antica versione dell’immunità parlamentare”. O meglio, “dell’impunità parlamentare”. Parola rivelatrice della deriva che la nobile garanzia aveva subito nel tempo trasformandosi in privilegio grazie alla puntuale e reiterata negazione di indagini indipendenti verso ipotesi di reati a carico dei membri delle Camere.
La seconda “violazione della sovranità popolare” risale all’avviso di garanzia per corruzione anticipato dal Corriere della Sera nel novembre 1994, mentre l’ex premier presiedeva una conferenza internazionale dell’ONU sulla criminalità organizzata. Accusa per la quale fu poi riconosciuto del tutto innocente. Ma negli stessi giorni, rivela Berlusconi, l’allora Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro impose al leader del Carroccio Umberto Bossi di abbandonare l’alleanza con il Cavaliere “se non voleva fare la stessa fine”.
Il terzo “golpe” riguarda la caduta del suo ultimo governo nel novembre 2011. E questa volta la trappola porta la firma dei principali governi europei. “Avevo pronunciato troppi No alle richieste inaccettabili di Germania e Francia. L’adozione della Tobin Tax che in un unico paese avrebbe allontanato le transazioni finanziarie. Le costose limitazioni Ue per ridurre le emissioni tossiche nell’atmosfera che nessun’altra potenza economica mondiale voleva accettare. Un Fiscal Compact che per ristabilire il rapporto debito pubblico-PIL al 60 per cento intendeva applicare all’Italia manovre annuali da 50 miliardi di euro. Misura illogica per un paese con 2.000 miliardi di passivo a fronte di oltre 8.000 miliardi di attivo, che sommando economia sommersa e produzione alla luce del sole avrebbe portato al 93 per cento la relazione debito-PIL. Poi l’iniziativa assunta contro la volontà di Berlino e Parigi di portare Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea”.
Per reagire a simili “affronti”, precisa il Cavaliere omettendo di ricordare come il suo governo firmò la lettera della BCE che recepiva i contenuti del Fiscal Compact, “Nicolas Sarkozy e Angela Merkel favorirono la scelta delle banche tedesche di vendere una valanga di titoli del debito pubblico italiano. Gesto che produsse l’effetto valanga anche nei confronti degli istituti creditizi nordamericani, riducendo il valore del debito italiano e incrementando i tassi di interesse dal 4,3 al 6,5 per cento, come quelli di Spagna e Grecia. Mentre i titoli tedeschi passarono dal 3,3 all’1 per cento, avvantaggiando l’economia della Germania. L’impennata dello spread completò l’opera provocando le ulteriori defezioni nella maggioranza parlamentare, nonostante avessimo predisposto un decreto legge che prefigurava un rapporto del 3 per cento tra deficit e PIL grazie a cospicue riduzione della spesa pubblica”. L’ultima ferita, prosegue Berlusconi, fu inferta dalle indagini sul “Bunga Bunga”.
Il quarto “colpo di Stato” coinvolge la vicenda giudiziaria che lo ha portato alla decadenza da senatore. Un “progetto eversivo che questa volta la magistratura politicizzata ha voluto realizzare con tecniche raffinate. Al contrario di quanto avvenuto in altre occasioni, ha inserito gli esponenti di MD nel collegio giudicante, e non più solo nel pool di magistrati inquirenti. Con tempi fulminei, eliminando numerosi testimoni a mio favore e imponendo giudici feriali diversi da quelli naturali, è riuscita a ottenere una sentenza criminale”. Allo stesso modo, spiega l’ex premier, trasuda illegalità la legge Severino, la procedura per applicarla, le regole prescelte per votare la decadenza nell’Aula di Palazzo Madama. “Così hanno pensato di eliminare il principale ostacolo alla loro marcia verso il potere”.
LA RISPOSTA DEI CLUB FORZA SILVIO
Per fermare i “nemici di sempre” con “lungimirante follia” e completare le riforme liberali non realizzate “a causa dei veti delle piccole forze che componevano le nostre coalizioni quando abbiamo governato”, il Cavaliere indica obiettivi precisi: “Rivolgersi e tentare di convincere 27 milioni di persone disperse tra astensione, voto al M5S e a formazioni minuscole”. È fondamentale, ricorda, farlo in vista del voto europeo e per il ritorno alle urne politiche, “nel più breve tempo possibile”. Elezioni che “devono essere anticipate da un nuovo esecutivo forte del consenso di tutte le forze parlamentari, in grado di varare una legge elettorale adeguata a una competizione bipolare come in Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti”. Ancora una volta Berlusconi si richiama alle grandi democrazie competitive, imperniate su una legge elettorale maggioritaria di collegio. Ma ancora una volta sul merito del meccanismo di voto è più che mai nebuloso.