Alle europee “da soli e con il nostro simbolo”, apertura alle proposta sulla legge elettorale di Renzi, attenzione alle istanze del movimento dei Forconi, scudisciata al governo Letta (“se non fa le riforme vada a casa”). Sergio Pizzolante, ex craxiano, poi berlusconiano, ora nel Nuovo Centrodestra, analizza le prospettive del partito alfaniano in vista delle europee, sul governo Letta e su cosa cambia con l’elezione di Renzi alla segreteria del Pd.
Il Nuovo Centrodestra come accoglie la vittoria di Matteo Renzi alle primarie?
Non ce l’aspettavamo con queste proporzioni. Di fatto è stata spazzata via la classe dirigente storica. Il risultato di Cuperlo è la condanna a “morte” di chi ha fatto la storia del Pd, si è avuta una vera e propria rivoluzione. Ma adesso Renzi andrà valutato alla prova dei fatti.
Quale il primo banco di prova?
Ha proposto una linea, prima che politica, culturale-programmatica in totale rottura con la storia
di quel partito, mi riferisco soprattutto alle questioni che riguardano il lavoro, welfare ed economia. E che di fatto si pone in alternativa a quella che la Cgil ha imposto al Pd. Vediamo cosa accadrà: per il momento ho l’impressione che, come quasi sempre accaduto nella storia del Pci, la classe dirigente nazionale e locale si uniformerà alle volontà dell’uomo forte del momento.
Sul piano dei valori quali i possibili scossoni?
Non credo che un Fassino, che prima era su una linea precisa e ora passa con Renzi, rinunci completamente a ciò che ha sempre sostenuto. Lì ci sono una serie di contraddizioni sul piano culturale che, prevedo, emergeranno. E per Renzi sarà un problema gestire.
Crede che Alfano tema l’asse Cavaliere-Renzi sulla legge elettorale?
Non c’è un asse Cavaliere-Renzi, anche perché cosa vuole Berlusconi sulla legge elettorale non è ancora chiaro. Noi invece pensiamo che proprio su questo tema ci possa essere un accordo tra Alfano e Renzi. Prima della vittoria del neo segretario piddì, avevamo detto pubblicamente di essere disponibili ad una soluzione sul modello “sindaco d’Italia”. Che al contempo garantisca il bipolarismo, dove chi vince governa e chi perde va all’opposizione, con elezione diretta del Premier, favorendo le coalizioni. E all’interno di questo meccanismo, al di sotto di una certa soglia, la possibilità del doppio turno. Per cui su questo modello proposto da Renzi siamo disponibili a confrontarci e a trovare una soluzione. Cosa voglia Berlusconi non lo so, anche perché potrebbe esser smentito il giorno dopo da se stesso.
Quali le vostre prospettive per le europee? Si era parlato di una lista comune moderati e popolari…
Sono semplificazioni giornalistiche, noi non siamo nel cerchio centrista. Nel nome c’è la nostra identità, siamo di centrodestra. La nostra ambizione è quella di essere il centrodestra italiano dopo la parabola berlusconiana, per cui non siamo in una logica neocentrista. Alle elezioni europee correremo da soli con il nostro simbolo, e in contemporanea alle amministrative che si terranno in tutta Italia, ovunque costruiremo coalizioni di centrodestra alternative alla sinistra.
Venendo al governo Letta, crede si possa o si debba aprire una fase due?
Mi appassionano pochissimo le questioni sulla squadra o su un eventuale rimpasto. Ciò che è evidente è che il governo dovrà fare un cambio di passo, non possiamo stare per settimane ancora a fare provvedimenti che spostano cento milioni da una parte o dall’altra: sarebbe il fallimento delle larghe intese. Occorre dare un senso radicalmente nuovo a tale collaborazione inedita facendo le riforme istituzionali e costituzionali e al contempo quelle di matrice economico-sociale, cambiando il mercato del lavoro sul modello tedesco. La Germania, prima di imporre una sua linea (sbagliata sull’Europa), ne ha imposto una corretta in casa sua. Ha destinato tutte le proprie risorse alla riforma dl mercato del lavoro, spostando dentro le aziende la contrattazione: il tutto perseguendo la meta della produttività.
Quindi qual è la priorità che indicate al governo?
O in Italia imitiamo quel modello, quindi abbassando anche le tasse alle imprese tramite la spending review e con una grande operazione per abbattere il debito pubblico, andando a Bruxelles a contrattare il 3% di sforamento di cui l’1% da dedicare annualmente agli investimenti per la ripresa, oppure non andremo da nessuna parte.
Lo ha detto anche il neo segretario del Pd nella conferenza stampa di ieri…
Sono il primo a pensare, quanto Renzi o più di Renzi, che o il governo Letta incarna questa funzione programmatica rivoluzionaria, o non ha più motivo di esistere.
Le stesse pulsioni espresse, ad esempio, dal movimento dei Forconi: come reagire o interagire con quelle istanze?
Vanno presi seriamente, perché dentro il movimento dei Forconi c’è gente esasperata e gente che in qualche modo coltiva l’esasperazione altrui. Occorre fare un’analisi differenziata, come diceva Togliatti. Ma al contempo non bisogna trascurare ciò che sta accadendo e la portata della reazione e di questa ribellione che esiste in tutto il Paese.
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