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Perché serve una lista unica Popolare alle Europee. Parla Gargani

Chi sono e cosa faranno i Popolari italiani? L’eurodeputato del Ppe Guseppe Gargani, capogruppo dell’Udc al Parlamento europeo, affronta in una conversazione con Formiche.net i temi legati al rassemblement popolare in vista delle Europee. E mentre ad Angelino Alfano consiglia di scacciare ogni ultimo residuo del berlusconismo, indica le strategie auspicabili in vista delle elezioni del prossimo maggio.

Cosa auspica per le Europee? E’ possibile un centro popolare unito?
Sin dall’inizio dell’anno che si sta per chiudere, in qualità di capodelegazione italiano al Parlamento europeo del Ppe, ho cercato un accordo con Mario Mauro e Gabriele Albertini per giungere alla formazione dei Popolari per l’Europa. Abbiamo anticipato quello che secondo noi doveva essere l’evoluzione da determinare entro l’anno, ovvero intanto il superamento di vecchie sigle. Erano diventate personalistiche, perdendo di significato culturale e politico. Ci siamo classificati popolari per rinverdire la nostra tradizione, sottolineano il nesso con il popolarismo europeo.

Cosa è cambiato in dodici mesi?
Auspicavano la fine dei partiti personali che tante sciagure hanno prodotto nel recente passato. L’Europa ci condannava per tutte queste sigle, come Scelta civica o Rivoluzione civile. Simboli fasulli che non rappresentavano di per sé un’appartenenza. Direi che abbiamo avuto un po’ ragione, dal momento che Sc si è spaccata in popolari e non-popolari. Questi ultimi dovranno aggregarsi ad altre sigle. Insomma, riteniamo che sia necessaria una piccola rivoluzione, come premessa ad una rinascita della politica non legata ai leader.

Ciò che accade negli altri Paesi?
Sì, perché in Francia o in Germania non ci sono sigle con i vari Giannino, Berlusconi, Casini. Ma partiti in quanto tali.

Si farà il listone unico fra Nuovo Centrodestra-Popolari di Mauro-Udc di Casini? O solo Udc-Popolari?
I vari stadi consistevano in primis nel dare una casa politica più forte ai popolari, quindi superare l’Udc perché il loro obiettivo, l’unità del centro, non è stato realizzato. Inoltre con Mario Monti non è stato rafforzato il centro. Il secondo step era attingere da Monti tutti quelli che avessero voluto fare quella scelta, penso allo stesso senatore a vita qualora avesse scelto. L’ultimo stadio era attendere che il gruppo di Berlusconi si rompesse, come è accaduto: si è dissolto quel blocco sociale. Poi potrà pur essere che il Cavaliere continui a fare campagna elettorale o polemiche di vario genere, ma il suo bacino sociale non c’è più. Disintegrato, da un lato perché la prospettiva culturale promessa non si è attuata, dall’altro perché il leader non risponde più alle loro esigenze.

Quindi siete pronti ad aggregare quella posizione?
Certo, ma faccio notare che il Nuovo Centrodestra per ora si classifica molto a destra, nel senso che Angelino Alfano resta nel perimetro berlusconiano, da cui noi aspettiamo invece che esca.

In quel caso, potreste dar vita ad una lista unica?
Auspichiamo che ci sia una riaggregazione non solo per quanto ci riguarda, ma anche per i socialisti che mi risulta non gradirebbero un’inclusione nel Pd. Sono socialisti e vogliono essere definiti come tali. Ecco perché, accanto ai Verdi che chiedono di esser qualificati come tali e all’Alde, a noi Popolari spetta di diritto che ci definiscano così. Abbiamo una tradizione in Italia molto più forte rispetto ad altri Paesi, penso alla Dc, a Sturzo, a De Gasperi. Ma l’aggregazione dovrà essere vera, non fittizia.

Con quali premesse?
Sto dicendo che le posizioni che si sono allontanate da Berlusconi potrebbero avere queste caratteristiche.

Venendo ai temi europei, come valuta l’accordo raggiunto sull’Unione Bancaria?
Un passaggio importante, che avviene molto più tardi rispetto a quando sarebbe dovuta essere realizzata. Il deficit democratico continentale e la crisi monetaria dipendono da una moneta unica che viene prima dell’unificazione politica. Uno scenario che si presta alla speculazione della grande finanza e dei grandi mercati. Ma non andrà sottovalutato anche il punto del 3% di sforamento.

Su quel fronte cosa proponete?
Imporlo per legge è astratto e artificioso, mentre le spese di investimento dovrebbero essere escluse da tale parametro. Intanto il Paese non va avanti e lo dimostra il fatto che abbiamo 20 miliardi che non possiamo spendere. Su questo continueremo ad opporci.

La Cancelliera Merkel propone di rivedere i trattati Ue: un po’ fuori tempo massimo?
Ha guardato all’Europa con il binocolo capovolto, nel senso che tutto è stato in funzione di una Germania che ha tratto vantaggi dal pareggio di bilancio e dalle altre norme. Oggi c’è il segnale che intende cambiare strategia, una buona notizia anche perché è ciò che chiediamo da tempo. Segnalo che il pregevole saggio del 90enne Giuseppe Guarino, che alla sua età non smette di stupirci, è scritto da un europeista nel sangue che chiede la modifica dei trattati proprio in quanto ritiene che il sistema così come è stato impostato oggi è contro quei trattati. Sin dal 2005 tutti concordavano sul binomio rigore-sviluppo, invece poi abbiamo visto che è stato perseguito il primo elemento e non anche il secondo.

Come contrasterete alle Europee le tesi e gli slogan anti euro e anti Merkel di Grillo, Berlusconi, Fratelli d’Italia e Lega?
Intanto siamo preoccupati per questo vento montante anti Unione nel Continente: vorrebbero cancellare l’euro. Noi invece proponiamo di correggere gli errori di una versione errata dell’Europa che non ha portato vantaggi, e riteniamo che ancora una volta Grillo e gli altri non indichino un strada alternativa. Non potremmo permetterci di diventare nella competizione mondiale uno staterello che gareggia da solo con tutto il mondo.

twitter@FDepalo

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