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Francesco e “nonno” Benedetto, due Papi allo specchio

Due incontri in una settimana, il primo con tanto di telecamere e fotografi a immortalare istante per istante il vis a vis tra i due Papi. Francesco che, l’antivigilia di Natale, si reca in visita al predecessore. Benedetto che ricambia qualche giorno più tardi, raggiungendo la vicina Santa Marta per un pranzo con il successore. Si incontrano, si abbracciano, sostano un attimo in preghiera nella cappella privata, si siedono comodamente sui divani a chiacchierare. Tutti e due vestiti di bianco, benché a un occhio attento non sfugga che Ratzinger è privato delle insegne della “potestà regale”. Un copione pressoché identico che si ripete dallo scorso 23 marzo, quando i due si incontrarono nella villa di Castel Gandolfo. Francesco era Papa da dieci giorni, Benedetto si mostrava al mondo per la prima volta dopo il saluto dal balcone del palazzo al tramonto del 28 febbraio.

DA VATILEAKS ALL’ENCICLICA IN COMUNE

In quella occasione, si sarebbe saputo più tardi, si parlò (e non poco) degli scandali che avevano minato il pontificato ratzingeriano nell’ultimo anno e mezzo. Sarà lo stesso Bergoglio, durante l’ormai celebre conferenza stampa aerea concessa ai giornalisti durante il viaggio di ritorno da Rio de Janeiro dello scorso luglio: “Quando sono andato a trovare Benedetto XVI a Castel Gandolfo, mi diceva ‘In questa scatola grande ci sono tutte le testimonianze (di Vatileaks, ndr), ma il riassunto e il giudizio finale è in questa busta. Ed elenca: ta ta ta, aveva tutto in testa!”. Non sono mancate, in questi mesi, le occasioni in cui Francesco ha ricordato il predecessore, citandone passi degli scritti e firmando la “Lumen fidei”, l’enciclica scritta da Ratzinger e promulgata da Bergoglio con l’aggiunta di qualche paragrafo al lavoro portato avanti dal teologo tedesco.

“BENEDETTO E’ IL VIEJO SAGGIO. E’ COME AVERE IL NONNO IN CASA”

Come notato da Gian Guido Vecchi sul Corriere di sabato, il pranzo tra i due papi voleva rappresentare un’ ulteriore “immagine di normalità”. Dopotutto, era stato lo stesso Francesco a spiegare il rapporto con il predecessore ritiratosi in preghiera, salito sul monte ma “non sceso dalla croce”. Per me, diceva Bergoglio “è come avere il nonno saggio in casa. Quando in famiglia c’è il nonno, è venerato ed è ascoltato. E’ il mio papà. Se ho una difficoltà posso andare a parlargli, come ho fatto per quel problema grosso di Vatileaks”. Non solo, perché qualche settimana prima, parlando al telefono con il suo ex alunno (oggi scrittore e giornalista) Jorge Milia, il Papa diceva: “Non ti immagini l’umiltà e la saggezza di quest’uomo; non ci penso nemmeno a rinunciare al consiglio di una persona del genere, sarebbe sciocco da parte mia”. “El viejo”, lo definiva: “il vecchio”, come in Argentina si è soliti chiamare i padri, i nonni, le persone sagge che si venerano e si rispettano. I due hanno anche preso parte a un evento pubblico: l’inaugurazione della statua di San Michele Arcangelo nei pressi del Governatorato. Seduti l’uno a fianco dell’altro, si sono salutati, abbracciati, e insieme sono andati a salutare la folla dietro le transenne.

LA SINTONIA TEOLOGICA TRA I DUE PONTEFICI

Si tratta naturalmente di due personalità diverse, con un proprio stile, con diverse priorità. Se Benedetto XVI era concentrato sulla crisi della secolarizzata Europa (tanto da decidere di creare un Pontificio consiglio per la Nuova evangelizzazione), Francesco getta lo sguardo alle periferie più lontane, al sud del pianeta. Se Ratzinger aveva inaugurato un lento e paziente recupero liturgico che andasse a pescare anche quanto messo in naftalina dopo il Concilio, il Papa argentino non sembra interessarsi più di tanto a quest’aspetto. Eppure, come ha spiegato alla Catholic News Agency il professor Manfred Lutz, psicologo e amico di Ratzinger, “teologicamente Benedetto XVI avverte sintonia con il successore, pur nelle innegabili differenze di temperamenti, provenienze e storie personali che caratterizzano il mite professore bavarese e il vescovo ‘prete di strada’ venuto dalla fine del mondo”.

“LA RINUNCIA DI RATZINGER SEGNERA’ LE PROSSIME EPOCHE DELLA CHIESA”

Ha spiegato bene Padre Lombardi, venerdì in un’intervista alla Radio Vaticana, il senso profondo di continuità tra i due pontefici: “La rinuncia di Benedetto XVI è stata una scelta che ha segnato quest’anno e continuerà a segnare anche le prossime epoche della chiesa”. Una rinuncia propedeutica a una chiesa più energica, come lo stesso Ratzinger aveva auspicato nel suo messaggio letto in latino la mattina dell’11 febbraio scorso. “La rispondenza dei gesti e delle parole di Papa Francesco nel mondo di oggi è assolutamente impressionante. Io penso che abbia risposto ad un’attesa profonda permanente dell’umanità intera, che è quella del bisogno, del desiderio dell’amore dell’umanità, del perdono, di un rapporto sincero, vicino che sia di conforto e di incoraggiamento”, ha aggiunto il direttore della Sala Stampa vaticana.


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