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Ecco il cablo che mette a repentaglio i rapporti tra Washington e Kabul

È poco probabile che il presidente afghano Hamid Karzai rispetti la tempistica prevista dall’accordo bilaterale sulla sicurezza con gli Stati Uniti e firmi il Bsa (Bilateral Security Agreement) prima delle elezioni presidenziali fissate per aprile.

LO SCOOP DEL WAPO
È quanto si apprende sul Washington Post, che cita in esclusiva le dichiarazioni dell’ambasciatore americano a Kabul James Cunningham, contenute in un rapporto riservato inviato a Washington dopo l’ennesimo rinvio concesso a Karzai dall’amministrazione Obama.

LE PAROLE DELLA CASA BIANCA
Proprio questa settimana il portavoce della Casa Bianca Jay Carney aveva ribadito la necessità che l’accordo sulla sicurezza tra Usa e Afghanistan sia firmato nelle prossime “settimane e non mesi” e che “il tempo stringe“. Secondo Cunningham, però, Karzai non firmerà il documento prima delle elezioni presidenziali previste ad aprile. “Continuiamo a sollecitare Karzai perché firmi il Bsa subito“, ha detto una fonte del Dipartimento di Stato interpellata dal Wapo a proposito delle affermazioni di Cunningham.

L’OPZIONE ZERO
Nei giorni scorsi Carney aveva anche spiegato che “se non possiamo concludere un accordo bilaterale sulla sicurezza subito, allora saremo costretti a pianificare un post 2014 dove non ci sia una presenza di truppe Usa o Nato in Afghanistan“. Si tratta della cosidetta “opzione zero” che, oltre al ritiro di tutte le truppe Nato dall’Afghanistan, vedrebbe probabilmente svanire anche gli 8 miliardi di dollari in aiuti Usa a Kabul nel settore della sicurezza e dell’economia.

I NODI DA SCIOGLIERE
Nonostante minacce, veti e scossoni mediatici le trattative proseguono. Uno dei punti di frizione dell’accordo è la possibilità per i soldati Usa di compiere perquisizioni nelle case degli afghani. Ma a dividere le parti è soprattutto l’immunità per le truppe statunitensi di stanza nel Paese, che nelle intenzioni di Washington dovrebbero essere giudicati negli Usa e non in Afghanistan. A complicare il raggiungimento di un’intesa ci sono violazioni e abusi come quelli documentati da una recente inchiesta di Matthieu Aikins per Rolling Stone. Il magazine ha svelato il presunto coinvolgimento di truppe statunitensi nella sparizione, nell’omicidio e nella tortura di cittadini afgani nel distretto di Nerkh a novembre del 2012. Fatti di cui sia l’esercito Usa, l’Isaf e il governo afgano sarebbero stati al corrente, ma per i quali sono serviti comunque mesi prima che si arrivasse a un’inchiesta. Anche per questo Karzai, alla vigilia delle elezioni, non vuole commettere passi falsi.

IL LIBRO DI GATES
Ma le relazioni tra Washington e Kabul sembrano inquinate anche da vicende personali. Al cablo ufficiale si sommano infatti anche alcune indiscrezioni, come quelle contenute in Duty: memoirs of a secretary at war, libro di prossima uscita dell’ex segretario alla Difesa Robert Gates.
L’ex numero uno del Pentagono durante i governi di Bush (2006-2008) e dell’attuale capo di Stato americano (2008-2011), ha scritto che Obama “non poteva sopportare” Karzai. Frasi subito smentite dalla Casa Bianca, ma che potrebbero aver lasciato il segno.

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