La vera colpa di François Hollande non è stata la scappatella con Julie Gayet (a destra nella foto), quanto piuttosto aver tradito la normalità di immagine e valori propagandata ai cittadini francesi durante la scorsa campagna elettorale.
A crederlo è Jean-Pierre Darnis, responsabile di ricerca dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) e professore associato all’Università di Nizza che dopo la conferenza stampa di Hollande all’Eliseo, spiega in una una conversazione con Formiche.net perché lo scandalo danneggerà il presidente transalpino.
Professore, come giudica la conferenza stampa di Hollande?
Il presidente ha intelligentemente fatto un’ampia premessa in cui ha parlato di temi concreti come l’economia, accattivandosi poi i giornalisti facendo riferimento alla libertà di stampa e ai loro colleghi rapiti. Allontanando poi in prima risposta qualsiasi possibilità di insistere sulla sua vita sentimentale. Ha fatto tutto ciò che era lecito attendersi. Sarebbe stato strano il contrario.
Che opinione si è fatto dello scandalo che lo ha toccato?
Innanzitutto che arriva al momento sbagliato. L’economia francese è in debole, ma effettiva ripresa. Gli ultimi mesi hanno segnato qualche lieve e incoraggiante miglioramento. Lui, tra l’altro lo aveva previsto e pensava di fare melina fino alle prossime elezioni, quando con un UMP diviso sarebbe arrivato al ballottaggio con il Front National di Marie Le Pen, avendo poi gioco facile. Non è detto che non gli riesca ugualmente, ma ora la strada è in salita.
Quali sono le colpe maggiori del presidente francese in questa vicenda?
Penso che non risiedano, come sostiene qualcuno, nel fatto che un uomo di Stato non possa andare in giro in scooter mettendo a rischio la sua incolumità di uomo di Stato, e nemmeno nella scappatella in sé, che l’opinione pubblica da Mitterrand in poi è abituata a conoscere e perdonare. Piuttosto credo che egli abbia basato tutta la sua campagna elettorale non sul programma economico, tra l’altro molto simile a quello di Sarkozy, quanto sull’essere un uomo comune, che credeva in valori in cui la gente poteva facilmente identificarsi. Ma non credo che il cittadino francese medio consideri normale che un uomo separato abbia una compagna non sposata, Valerie Trierweiler (a sinistra nella foto) che viene a sua volta tradita. Certo, questo episodio lo danneggia meno di quanto danneggiò Sarkozy, che a differenza di Hollande aveva un elettorato conservatore molto attento a queste cose. Ma non credo nemmeno che ne trarrà beneficio, né sul piano personale, né su quello dell’immagine della Francia nei prossimi summit internazionali (a breve volerà a Washington e incontrerà anche il Papa, ndr). A tutto vantaggio delle forze anti sistema.
Ha ragione chi grida al complotto?
Assolutamente no. L’unica cosa che si evince da questa vicenda è che Hollande – cosa molto comune nella storia del mondo – ha ragionato più con le parti intime che con la testa. Ora sì, probabilmente queste vicende potranno essere strumentalizzate e potranno dare vita a delle trame. Chi invece crede che ci sia stata una fuga di notizie forse ha ragione, anche perché una parte dell’apparato di sicurezza è ancora legato a uomini vicini a Sarkozy. Ma non sono stati certo loro a organizzare la scappatella. La storia è molto più semplice e triste, purtroppo.
La stampa francese come ha raccontato lo scandalo?
Ad eccezione di quella scandalistica, i primi giorni la stampa è stata totalmente assente in un modo che definirei quasi imbarazzante. Pochi hanno dato una lettura critica di quanto avvenuto e ancora meno hanno detto che ha offerto un’immagine della nazione quasi ridicola. Questo è avvenuto perché la Francia è una repubblica, ma di fatto è una monarchia presidenziale nella quale per 5 anni il presidente è un personaggio intoccabile, sacro. Questo dovrebbe far riflettere chi vuole esportare il sistema francese in Italia.