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Tutti i siluri cardinalizi della geopolitica di Papa Francesco

Esotica, extraeuropea, globale. E’ stata definita più o meno così la prima lista cardinalizia di Papa Francesco. Tolti i quattro neo porporati di curia (tre italiani, un tedesco), il resto vede rappresentati tutti i continenti, meno l’Oceania.

BERGOGLIO E RATZINGER

Scorrendo l’elenco dei sedici elettori, si comprende subito che Bergoglio c’ha messo molto di suo nel compilarlo. A differenza di quanto fece Benedetto XVI nell’inverno del 2012, che convocò un concistoro infarcito di porpore curiali, italiane ed europee, che rafforzava il peso e il potere del cardinale Tarcisio Bertone a scapito delle chiese locali. Situazione talmente imbarazzante da convincere lo stesso Ratzinger sulla necessità di rimediare pochi mesi più tardi: nuovo concistoro (due nello stesso anno non si vedevano dai tempi di Pio XI), sei porpore, tutte prese fuori dall’Europa e fuori dalla curia.

LE SCELTE GEOPOLITICHE DI PAPA FRANCESCO

In questo senso, Francesco si mette in scia, ma con una fondamentale differenza: tranne qualche eccezione, lascia fuori dal collegio i capi delle grandi diocesi residenziali, quelle che tradizionalmente vanno di pari passo al cappello cardinalizio. Niente Bruxelles, Lisbona, Dublino, tanto per fare qualche esempio europeo. Evidentemente, i candidati non rispecchiano il modello di prete e vescovo che ha in mente l’attuale Pontefice. Ma è in Italia che sono arrivate le bordate più forti. Francesco, come si sussurrava da tempo, ha negato la porpora all’arcivescovo di Torino e, soprattutto, al patriarca di Venezia.

LA PROMOZIONE DI BASSETTI

Nosiglia e Moraglia, nominati da Benedetto XVI in sedi per prassi cardinalizie, lasciati fuori da Francesco. E non è questione di dimagrimento delle porpore italiane, visto che Bergoglio ha promosso l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, monsignor Gualtiero Bassetti: suo amico, sacerdote pio e integerrimo e vicepresidente della Cei. Il fatto è, fanno notare ambienti di Oltretevere, che Nosiglia fa parte della covata ruiniana e Moraglia di quella di Bagnasco.

COME BRILLA LA STELLA DI BAGNASCO

Il passato e il presente che Francesco il gesuita tollera a malapena. Soprattutto il secondo, l’attuale arcivescovo di Genova, non sembra per nulla in sintonia con il Papa. Si mormora che Bagnasco sia stato uno dei grandi (e pubblici) oppositori di Bergoglio in Conclave e che ora la sua stella non brilli più. Oltre alle dicerie, anche i fatti confermerebbero che la Chiesa immaginata da Francesco è diversa da quella dell’attuale presidente della Cei.

IL PREPENSIONAMENTO DI PIACENZA

D’altronde, che i genovesi (e Moraglia è genovese) non godano più delle considerazioni d’un tempo, lo si è visto qualche mese fa, quando il Papa ha rimosso il cardinale Mauro Piacenza dal ruolo di prefetto della congregazione per il Clero, prepensionandolo alla Penitenzieria. Nelle settimane successive, Piacenza si è visto togliere, uno dopo l’altro, tutti gli incarichi nelle varie congregazioni curiali.

LA NUOVA MISSIONE DI CROCIATA

Trattamento non troppo dissimile da quello riservato al cardinale Angelo Bagnasco: di fatto rimane ancora presidente della Cei, ma senza poter più contare sul fidato segretario Mariano Crociata (mandato a fare il vescovo a Latina, non Palermo come si sussurrava tempo fa) e con la prospettiva di dover presto dimettersi per consentire all’episcopato italiano di eleggersi i propri vertici. Un presidente dimezzato, insomma. E lo si comprende bene guardando lo spaesamento che regna sovrano tra i vescovi del nostro Paese.

GLI SPOSTAMENTI DI BAGNASCO

Come se non bastasse, Bagnasco è stato rimosso dalla congregazione per i vescovi e al suo posto è stato messo monsignor Bassetti (suo vice e futuro cardinale). Se non sono segnali questi…, fanno notare alcuni osservatori vaticani.

IL RUOLO DI MORAGLIA

E così è finito nell’ombra pure Moraglia. Nel 2011, Benedetto XVI impiegò mesi prima di firmarne la nomina a patriarca. Non era convinto, ma poi risultò decisivo il consiglio di Bertone e di altri principi della Chiesa italiani. Eppure, nel 2012 la porpora non arrivò. Il cambio di pontificato ha poi fatto il resto.

LE PRIORITA’ DI BERGOGLIO

Prioritario, per Francesco, è conoscere il pastore. Non conta la storia della diocesi, il fatto che da secoli quella sede fosse per così dire cardinalizia. Consuetudini e tradizioni spazzate via in dieci mesi. Le periferie premono, soprattutto quelle del sud del mondo. Non è concepibile che l’Italia vecchia e secolare abbia nove porpore, più del Brasile polmone del cattolicesimo mondiale. Se proprio bisogna fare qualche cardinale italiano, meglio premiare chi si conosce personalmente (Bassetti) che amici e protetti dalla corrente uscita a pezzi dal Conclave.


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