“L’intenzione della Lega è dire che c’è qualcuno che lavora contro i disoccupati italiani, contro gli esodati italiani, contro i cassintegrati italiani che le pagano lo stipendio. E questo sarebbe razzismo?”
Incapace di ottenere visibilità in qualunque altro modo, il neo segretario Salvini e tutta la Lega sono tornati da qualche giorno a dedicarsi al Ministro Kyenge, tra ammiccamenti e borgheziate varie, facendo finta di star parlando di politica e non di un ministro di colore e sempre con la chiosa finale del “noi non siamo razzisti”.
Personalmente, continuo a ritenere il razzismo qualcosa di un po’ più complesso dell’agitarsi scomposto della Lega. E negli appuntamenti della Kyenge pubblicati sulla Padania, nel Buonanno che in Aula al Senato si trucca di nero, nel Borghezio che pretende di fare il brillante in radio vedo solo la disperazione e l’autocertificazione della fine di un movimento che, semplicemente, non è capace di fare politica, riducendosi a rincorrere gli istinti più beceri del suo zoccolo duro elettorale.
Anche perché, quando poi i salvini vecchi e nuovi provano a dire qualcosa dal vago sapore politico, è peggio che andar di notte. Come i disoccupati che “pagano lo stipendio” alla Kyenge, e davvero non si capisce bene come possano farlo, o la convinzione “che fuori dall’euro ci sia il rilancio del nostro lavoro, del commercio e della nostra economia”.
La festa sembra finita, e anche l’incontro con Marine Le Pen rischia di diventare solo una foto da album dei ricordi. Anche perché a fine maggio la Le Pen sarà in parlamento Europeo, Salvini, Borghezio & soci probabilmente no.