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Perché Salvini vuole fare Lega con Le Pen

Un fil rouge antieuropeista che sta monopolizzando i rapporti e le alleanze internazionali della Lega Nord. La nuova segreteria di Matteo Salvini, oltre che per le sciatterie comunicative ai danni, ad esempio, della ministra Cecile Kyenge, si sta distinguendo per l’asse con il Front National di Marine Le Pen, che registra il controcanto di ideologi e analisti. Tutto fuorché entusiasti della direttrice di marcia imboccata. Ma Salvini sembra non sentire ragione e punta dritto verso gli umori anti euro montanti in Italia e su cui sia Grillo che i Fratelli d’Italia, sia la stessa Forza Italia, cercano di far leva in vista delle Europee.

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PERCHE’ NO
Il nord est è di matrice moderata, osserva Marco Cremonesi sul Corriere della Sera, consapevole del nuovo dubbio targato Carroccio: “Che stia arroccandosi in un estremismo utile sì a far sognare i duri e puri, ma capace anche di allontanare gli elettori moderati che al Nord restano determinanti”. Il politologo Stefano Bruno Galli, consigliere regionale lombardo e ideologo della Lega, dopo essere stato anche curatore dell’opera di Gianfranco Miglio, sottolinea: “La Lega che cerca di radicalizzare il conflitto non tra Nord e Sud ma tra Nord e Stato centrale, a Miglio piacerebbe. Così come il ricorso alla disobbedienza civile e allo sciopero fiscale. Miglio diceva che oltre a una certa soglia, sono legittime anche le azioni piu radicali“. Ma attacca quando l’argomento è l’amicizia politica con Le Pen: “Gli autonomisti apprezzano l’Europa in quanto sottrae sovranità agli Stati nazionali. A Le Pen non piace l’Europa… per lo stesso motivo”.

MARCHI
Altra presa di distanza si registra da Gianluca Marchi, che dopo aver diretto la Padania, ha salutato la Lega per fondare l’indipendenza.com. E dice: “L’ultra movimentismo di Salvini è una scelta obbligata, altrimenti il declino era segnato. Certo, l’alleanza con Le Pen è contro natura. Ed esiste anche il rischio che la Lega diventi, semplicemente, un partitino di destra”. E sul programma di Salvini si concentrano gli strali della critica. Secondo Marchi Salvini punta “all’effetto flipper: la pallina che rimbalza su tanti temi per vedere se qualcosa resta attaccato in vista delle elezioni, obiettivo 4 per cento”.

PAGLIARINI DIXIT
Contrario alle ultime virate della Lega è Giancarlo Pagliarini, già ministro al Bilancio, federalista, che sempre dalle colonne del Corriere della Sera dice si chiede: Dobbiamo dire no all’Europa? Bene. Dovremmo dire anche come si fa e soprattutto dove si va”. Perché “quando partimmo, l’euro non c’era ed eravamo nella palta. Oggi la proposta quale è? Tornare nella palta?”. E certifica come l’approdo no euro senza prospettiva possa avere appeal solo in un elettorato poco smaliziato.

IL FOGLIO
Stoccata anche dal Foglio di Ferrara, che osserva come la Lega si arruoli “nella brigata della Le Pen, ma qualcun altro si smarca”. Infatti se da un lato, scrive David Carretta, “Salvini abbraccia Marine sperando di ritrovare consensi”, dall’altro il Front national va forte e pure Wilders. E porta l’esempio dell’identità nazionale, che “tanto più in tempi di crisi economica, tocca nel profondo la pancia degli elettori, e ancor più lo fa la lotta agli stati che – come ha scritto l’Economist sul primo numero di gennaio dedicato ai “Tea Party europei” – hanno da ultimo dato il peggio di sé”.

INFREQUENTABILI
Il magazine britannico, rimarca il Foglio “arriva a dichiarare una certa simpatia per alcune istanze degli infrequentabili, soprattutto laddove lo stato ha pensato più ai suoi interessi che a quelli dei cittadini”. E allora ecco che alcune rilevazioni danno la Le Pen forte del 24%, in Olanda Wilders pare accreditato di poter sorpassare i liberali del premier Mark Rutte, in Austria la Fpo fondata da Jörg Haider, in Belgio l’estrema destra del Vlaams Belang senza dimenticare e i Democratici svedesi.

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