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Così Congresso e stampa americana s’interrogano sulla riforma dell’Nsa

Se è servita a qualcosa, concordano quasi unanimemente politici e analisti d’oltreoceano, l’attesa riforma della National Security Agency annunciata dal presidente Barack Obama è stata utile a tranquillizzare i capi di Stato e di governo indignati per essere stati spiati dall’alleato americano. Ma, a conti fatti, il discorso del leader statunitense non aggiunge né toglie nulla all’operato tenuto sinora – e presumibilmente in futuro – dall’intelligence del Paese in relazione al controllo della Rete.

COSA HA DETTO LA CASA BIANCA
Nel suo intervento, Obama ha ribadito la necessità di spiare i governi, specialmente quelli lontani fisicamente ed eticamente dall’ideologia occidentale, spiegando che gli Stati Uniti “continueranno a raccogliere informazioni sulle intenzioni del mondo, proprio come i servizi segreti delle altre nazioni. Ma non lo faremo nei confronti dei leader stranieri amici”. Opinioni, queste, ampiamente condivise sui fronti domestico e internazionale.

GLI ASPETTI TECNICI
Ma è nel frangente degli aspetti operativi che il presidente americano non convince. Malgrado un’opera di “maquillage”, gli Usa – come sottolinea il sito Politico.com – continueranno a spiare e non diminuiranno l’efficienza della Nsa né l’enorme quantità di dati che raccoglie e conserva nei suoi archivi. Obama ha affermato che verranno studiate misure per mutare e limitare il tempo di conservazione delle email e le registrazioni delle comunicazioni fra gli utenti americani; verranno applicate, per quanto possibile, agli stranieri le stesse regole valide per i cittadini americani; l’utilizzo dei dati, anche da parte dell’FBI dovrà essere autorizzato dalla già esistente Corte di sorveglianza dell’intelligence; verrà ridimensionato ma non eliminato il Megadata, l’enorme archivio che conserva la registrazione delle chiamate telefoniche (ma non il loro contenuto, se non in casi sospetti); infine, la Nsa con il suo enorme patrimonio di dati non verrà utilizzata per attacchi cibernetici, ma solo per la difesa da cyber-attacchi contro le infrastrutture critiche degli Usa e, su richiesta, anche dei loro alleati.

LE CRITICHE DEL NYT
A ribadire le sue critiche verso l’operato dell’Nsa e, di riflesso, della Casa Bianca è il New York Times, che nelle scorse settimane aveva invocato in un editoriale la necessità di rivedere le politiche di spionaggio elettronico del Paese, chiedendo la grazia o una pena mite per Edward Snowden, l’ex contractor che ha fatto esplodere il caso intercettazioni.
Secondo il quotidiano newyorkese “l’annuncio più importante del presidente è anche il più difficile da analizzare“. Egli, incalza il Nyt, “ha detto che il database (che conserva i dati, ndr) non sarà gestito dal governo. Mentre avrebbe dovuto chiedere una diminuzione dei dati raccolti, lasciando prendere all’agenzia solo quanto necessario“.

I DUBBI DEL WAPO
Anche un commento a firma del comitato editoriale del Washington Post, uno dei quotidiani più teneri con il presidente Usa su questa materia, sostiene che “le riforme annunciate da Obama vanno nella giusta direzione“, ma “alcune di loro sono meno utili” perché “vaghe“. Aggiungendo che nel suo discorso è mancato “qualsiasi riferimento alle riforme necessarie a porre un limite ai dati americani memorizzati su servizi cloud“, per i quali “manca una legge federale all’avanguardia“. Inoltre, rimarca, non ha dato risposte ai dubbi maggiori delle multinazionali tecnologiche, quelli riguardanti la pervasività dei metodi di cifratura delle informazioni che transitano su internet utilizzati dall’Nsa.

LE PERPLESSITÀ DEL CONGRESSO
Ma a nutrire perplessità sulla riforma è lo stesso Congresso. Secondo il Wall Street Journal, i leader di Capitol Hill hanno fatto sapere di essere molto scettici sulla decisione su chi dovrà conservare i database con le informazioni sulle telefonate di milioni di cittadini, americani e non. Obama ha detto che non sarà più il governo Usa a mantenere il controllo dei dati, che invece potrebbero essere conservati da alcune società di comunicazione. Ma l’aspetto, come tutta la riforma, è ancora al vaglio giuridico, prima ancora che politico.

Clicca qui per leggere il discorso integrale del presidente americano Barack Obama



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