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Tutte le ultime novità sugli F-35

F35

Ancora sotto accusa il programma F-35, capeggiato da Lockheed Martin. Stavolta a finire sotto la lente di ingrandimento del direttore delle valutazioni operative del Dipartimento della Difesa (DoD) Usa, Michael Gilmore, è il software Block 2B del caccia che, stando alle valutazioni contenute nel suo ultimo report, sarebbe in ritardo di circa 13 mesi sulla tabella di marcia. A darne notizia è stata la Reuters, che del documento ha avuto un’anticipazione e che riporta come il responsabile del DoD giudichi “inaccettabili” le prestazioni del software per il conseguimento della IOC, la capacità operativa iniziale, da parte del corpo dei Marines, prevista da programma per luglio 2015.

Il punto di vista del JPO

Il generale Chris Bogdan, a capo del Joint Program Office dell’F-35 (l’organismo governativo che riunisce tutti i partner del programma), sostiene che il rapporto non terrebbe conto degli “sforzi messi in atto dall’industria per affrontare i problemi di software, affidabilità e manutenzione”, mentre Gilmore, pur avendo riconosciuti i progressi fatti nelle prove di volo, sottolinea invece come l’F-35 non sia ancora in grado di integrare “sistemi di missione, armi ed altri dispositivi necessari per l’impiego in combattimento”, la cosiddetta “sensor fusion”.

L’Italia nel rapporto del CIP

Ancora polemiche dunque da parte di Gilmore per il programma JSF, al quale partecipa anche l’Italia, impegnata ad acquisire complessivamente 90 velivoli in versione convenzionale e a decollo verticale per Aeronautica e Marina, 6 dei quali già sotto contratto. Ed è proprio il nostro Paese a detenere un ruolo particolare in un altro recente documento sul caccia di quinta generazione, redatto questa volta dal Center for International Policy (CIP).

Al primo posto per numero di fornitori

Nello studio, che giudica le stime di Lockheed Martin in termini di ritorni occupazionali, “esagerate” (si parla di 125.000 posti di lavoro in 46 Stati americani) e che muove alcune critiche al programma, vi si legge che in termini di fornitura di componenti, l’Italia sarebbe al primo posto. Con 36 contractor quantitativamente rilevanti (ma il numero è destinato con ogni probabilità a salire), ci troviamo infatti davanti all’Australia, che pur volendo dotarsi di 100 JSF (10 in più di quelli che avrà l’Italia), conta 30 fornitori diretti di componenti, al Regno Unito, che ha coinvolte attualmente all’interno del programma 24 aziende di primo livello e alla Turchia con 12. Al primato ha contribuito l’avere sul territorio la Final Assembly Line and Check Out (FACO) di Cameri, ben posizionata – dicono gli addetti ai lavori – per accogliere molte delle attività presenti e future legate al programma.

Alenia avrebbe firmato per la LRIP 8

Intanto il sito, destinato a costituire il centro euro-mediterraneo per le flotte mondiali di F-35, è stato oggetto di una recente visita da parte dell’aeronautica olandese e belga, mentre stando a quanto appreso da Formiche.net da fonti esterne all’azienda, Alenia Aermacchi, responsabile della produzione dell’ala, come seconda linea mondiale, avrebbe firmato con Lockheed il contratto per la fase 8 di produzione a basso rateo (LRIP 8), relativa alla produzione delle ali. Il precedente contratto – firmato ad aprile 2013 – prevedeva la fornitura di 28 componenti per i lotti 6 e 7, inclusa la prima ala completa, per un valore di circa 141 milioni di dollari.

Nuovi carichi di lavoro anche per Vitrociset

Infine Vitrociset, una delle prime società italiane ad entrare nel programma JSF, ha firmato con il prime Lockheed un contratto per la fornitura dei “Carts” (i grandi carrelli per il condizionamento e l’alimentazione a terra del caccia), sia in versione elettrica che diesel, relativi alla LRIP 4. L’accordo, il cui valore non è noto, potrebbe essere esteso a breve  – si apprende da fonti statunitensi – anche a ulteriori lotti di produzione. 



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