Quale sarà la bussola dei Popolari per l’Italia? Il movimento nato ieri attorno alla figura del ministro della Difesa, Mario Mauro, analizzata e commentata dai diretti protagonisti. E, sullo sfondo, il passo successivo alle presentazioni e agli annunci: ovvero le strategie in vista delle elezioni europee, la possibilità di una lista comune con alfaniani ed ex montiani, il rapporto basilare con l’Udc, gli spunti programmatici che guideranno sturzianamente la nuova esperienza politica, che dovrà vedersela non solo con Pd, Fi e M5S ma anche con una legge elettorale che potrebbe svantaggiarla.
TUTTI I POPOLARI DI MAURO. LE FOTO DI FORMICHE.NET
LISTA UNICA EUROPEA
Il passaggio delle elezioni europee sarà affrontato assieme all’Udc, assicura a Formiche.net Lorenzo Dellai, ma anche con il mondo delle associazioni che fa riferimento al Popolarismo europeo e che “alle consultazioni di maggio, pur nelle diversità, potrebbero trovare un comune riferimento in una lista unica”. L’ex capogruppo di Sc alla Camera precisa che non immagina affatto l’associazione nata ieri come un piccolo partito autosufficiente, piuttosto come “una start-up”, una sorta di “iniziativa aperta che si vuole mettere in rete con altre realtà”.
CHI C’ERA ALLA PRESENTAZIONE DEI POPOLARI PER L’ITALIA. TUTTE LE FOTO
LEADERSHIP
Vietato parlare di candidati premier o di leader, osserva Dellai, anche perché ancora non si conosce quale sarà la legge elettorale di un’eventuale tornata anticipata alle politiche. Per ora “puntiamo ad esprimere delle proposte politiche più che dei nomi, diventando punto di riferimento per quei molti cittadini che oggi sono incerti o politicamente dispersi”. Usciamo da una fase di grande confusione e incertezza, occorre ricostruire (come aveva osservato da queste colonne Andrea Olivero) e “siamo ben consapevoli che la strada è tutta in salita”, anche in considerazione del fatto che la tendenza attuale è alla semplificazione, riducendo il quadro politico a due soli partiti che si contendono leadership e governo “attraverso leggi elettorali sempre più orientate e rendere artificioso il consenso”.
ITALICUM
E si chiede: “Che cos’è allora questo premio di maggioranza, o le soglie di sbarramento molto alte se non il tentativo di impedire la concorrenza di possibili altri partiti?”. E’ come se un’impresa tendesse a diventare leader di un mercato non attraverso la propria capacità di conquistare clienti, “ma attraverso regole che limitano la libera concorrenza”. Il riferimento quindi è ad una “cultura politica della complessità e della riflessione, non certo degli slogan degli spot”, rileva con una stoccata ai concorrenti.
POPOLARI FEDERALI
Non servono congetture di alcun genere, aggiunge Dellai, “salvo quelle che riguardano il futuro di questa esperienza: sarà un partito a forte base federale, non certamente centralista né verticistica, ma la messa a fattor comune di molteplici esperienze”. I tempi di realizzazione, come ammettono tutti i protagonisti, non saranno immediati per questo servirà “uno spirito di grande apertura verso tutte le persone che intendono concorrere al popolarismo non in una chiave di retorica nostalgica, bensì l’unica vera risposta alla domanda del Paese”. Complesso il rapporto con il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, su cui Dellai sottolinea che il popolarismo altro non è che l’ispirazione laica di un messaggio di cultura cattolica e democratica, per cui allo stato attuale il Ncd “si dichiara appartenente ad un paradigma, quello a guida berlusconiana, che non è il nostro”. Per cui se da un lato vi sono rapporti positivi vista la condivisione dell’esperienza di governo, dall’altro “sul piano politico le posizioni sono diverse”. Ma con la prospettiva di “un possibile avvicinamento futuro”.
COAGULO POPOLARE
Di “coagulo popolare” parla l’eurodeputato dell’Udc Potito Salatto, promotore assieme al collega Giuseppe Gargani dell’Associazione Popolari per l’Italia nel Ppe, contenitore che negli ultimi sei mesi ha dato una spinta decisiva al rassemblement popolare. Secondo il vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo, l’obiettivo è far convogliare tutti coloro che rappresentano i moderati, liberali e riformisti italiani “in alternativa al populismo sloganistico di Renzi, Grillo e Berlusconi”. E avanza un appello ad un intero ceto sociale che oggi non è sufficientemente rappresentato nel Paese, tanto più in occasione delle prossime europee dove “lo scontro sarà tra popolari, socialdemocratici e populisti”.
A GUIDA MAURO?
Il tema della leadership è un punto che dovrà nel tempo essere affrontato. Tutte le leadership sono “spendibili”, aggiunge Salatto, il dato sarà “pesarle sui territori, perché non nasce con un processo autoreferenziale bensì verificato sulla base del retroterra di consensi”. La pietra dello scontro è dunque sul terreno di un leaderismo che inevitabilmente “si trasforma poi in populismo con un sistema elettorale senza preferenze per poter legittimare la propria leadership”. Ma se si prospettasse un’eventuale elezione europea affiancata dalle politiche quale sarebbe la scelta dei Popolari?”. Salatto certifica che il nuovo gruppo è “pronto ad un atto di generosità e umiltà, rinunciando a partire con leader precostituite”.
ALLEANZE
La più vicina “geopoliticamente” è senza dubbio quella con il Ncd, ma ad Alfano dice che se in passato non è riuscito a federare l’intero bacino del centrodestra un comunicatore come Berlusconi, “come può pensare di riuscirci il vicepremier?”.
MAURO DIXIT
“Le porte sono aperte a tutti coloro che si sentono legati alla matrice popolare, l’invito è per una strada in comune – aveva assicurato ieri il ministro della Difesa, Mario Mauro, eletto presidente del movimento (ecco la fotogallery) – ma se questo non avverrà, siamo pronti a correre da soli”. Per cui la strada porta dritta all’interlocutore numero uno, ovvero all’Udc, attesa il prossimo 21 febbraio dal Congresso che deciderà confluire nel nuovo movimento o se mantenere la sua identità. Mauro ha poi avanzato un interrogativo al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano: “Le decisioni coraggiose che hanno preso portano a una copia sbiadita di Forza Italia o a costruire una vera alternativa alla sinistra che non derivi nel populismo?”. Passaggio su cui lo stesso Gargani aveva delineato l’obiettivo numero uno: l’evoluzione del “superamento di vecchie sigle nel frattempo diventate personalistiche, perdendo di significato culturale e politico”. Per cui “ci siamo classificati popolari per rinverdire la nostra tradizione, sottolineando il nesso con il popolarismo europeo”.
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