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Così gli Stati (non) hanno privatizzato le società Enav

E’ in cantiere il nuovo piano di privatizzazioni del governo. In cima all’agenda governativa ci sono le dismissioni di quote di minoranza sia di Poste Italiane che di Enav e già addetti ai lavori e osservatori si interrogano su obiettivi e prospettive del progetto dell’esecutivo. Inoltre iniziano a emergere interrogatici sulla strategicità ad esempio di Cdp Reti, la controllata della Cassa depositi e prestiti in fare di parziale privatizzazione a fondi e soggetti esteri.

POSTE ED ENAV

Se la privatizzazione del 40% di Poste ha attirato le maggiori attenzioni dei media, pochi approfondimenti ha registrato la dismissione in cantiere di quote di minoranza di Enav, la società per azioni controllata dal Tesoro che si occupa di assistenza al volo.

LA RICOGNIZIONE

Ma come sono organizzati gli altri fornitori di servizi alla navigazione aerea in altri Stati? Pur essendo la maggioranza dei service provider controllati direttamente dallo Stato, esistono anche delle eccezioni, che differiscono sul fronte della governance.

I PROVIDER PRIVATIZZATI

Primo su tutti è il britannico NATS, che ha avviato la privatizzazione nei primi anni 2000, dando vita ad una partnership pubblico-privata, che ha come protagonista principale la compagnia di bandiera British Airways, o meglio la holding anglo-iberica IAG che la controlla, e che detiene il 42% delle azioni di NATS. La privatizzazione è stata un processo controverso nel Regno Unito, anche perché è stato attuato fin da subito un innalzamento delle tariffe aeroportuali, che non ha penalizzato British, presente nell’azionariato, ma gli altri vettori, sottolineano alcuni addetti ai lavori.

MODELLI DIFFERENTI

L’altro gestore di servizi alla navigazione privatizzato, questa volta al 100%, è stato NAV Canada, acquisito dal suo stesso consiglio di amministrazione grazie ad un accordo fatto con le banche. Tutti gli altri gestori sono dello Stato. La stessa situazione attuale di Enav caratterizza il provider tedesco. Mentre la spagnola AENA, che sta provando ad intraprendere la strada della privatizzazione – con la spagnola Ferriovial, la società che controlla BAA, società che gestisce gli aeroporti britannici, tra i candidati – racchiude in sé tutte le funzioni: è al contempo provider di servizi, ente regolatore e società di gestione aeroportuale. Ancora differente la situazione francese, dove DSNA è una vera e propria branca del ministero dei Trasporti. Per Enav, la soluzione auspicabile sarebbe quella di avere un partner non squisitamente industriale, bensì un fondo di private equity.

LA POSIZIONE GARBINI (ENAV)

“Mi piacerebbe – ha dichiarato di recente l’amministratore unico della società, Massimo Garbini (nella foto) – che alla fine di questo processo ai dipendenti di Enav venisse riservata una partecipazione azionaria. Enav ha già raggiunto livelli di eccellenza, il nuovo investitore guarderà al rendimento”. Che non significherà, ha assicurato Garbini, minore attenzione alla sicurezza. Intanto la società, che prevede un rendimento del dividendo pari al 7-8% nell’arco di 5 anni, ha ridotto le tariffe di assistenza al volo anche per il 2014.

LE NUOVE TARIFFE

In accordo con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il ministero dell’Economia e delle Finanze, l’Enac e l’Aeronautica Militare, la società applica a partire da questo mese un nuovo modello tariffario in linea con la regolamentazione europea. Il modello prevede la differenziazione delle tariffe per le operazioni di aeroporto in tre fasce rispetto alla tariffa unica. Considerando che, senza alcun intervento, la tariffa unitaria per il 2014 sarebbe stata pari a 269,78 euro, l’azione comporta una riduzione rispettivamente del 27,4% sulla prima fascia, del 20,6% sulla seconda fascia e dell’8,8% sulla terza.

OBIETTIVO EFFICIENZA

La riduzione delle tariffe – fa sapere Enav – si è resa possibile per gli ulteriori recuperi di efficienza raggiunti nel corso del 2013 grazie all’uso di risorse interne per oltre 24 milioni di euro.  “Nonostante il 2013 – ha dichiarato Garbini – abbia fatto registrare una profonda contrazione del numero dei voli sui nostri aeroporti rispetto al già pesante 2012, con questo ulteriore intervento strutturale sulle nostre tariffe aeroportuali, anche con nostre risorse, dimostriamo con fatti concreti la nostra capacità di supportare il sistema nazionale del trasporto aereo”. Nel 2013 la riduzione della tariffa di aeroporto del 25% aveva comportato un risparmio di circa 20 milioni di euro per le compagnie.


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