Sulle pagine di Formiche.net Michele Arnese ha proposto ai gruppi che gravitano nell’orbita del PPE la ricerca di un minimo comune denominatore vincendo personalismi, gelosie di partito e miopi strategie per dare vita a una grande Partito popolare nel campo del centro-destra in competizione con la deriva “radical-populista” di Forza Italia. Argomentazioni che hanno alimentato fermenti, discussioni, progetti nella galassia “moderata”, compreso il “vascello popolare” allestito da Mario Mauro all’indomani della scissione da Scelta civica.
Oggi il dibattito vede un salto di qualità grazie all’intervista rilasciata a Repubblica da Pier Ferdinando Casini, il quale preannuncia l’impegno per la costruzione di un grande contenitore popolare alternativo al PD “contro un populismo anti-Ue e anti-istituzionale che mette a soqquadro il Parlamento e attacca il Capo dello Stato”. I partner privilegiati? Nuovo Centro-destra di Angelino Alfano naturalmente, e Popolari per l’Italia. Ma anche Forza Italia, “perché da Giovanni Toti a Raffaele Fitto ho ascoltato parole sensate e le divaricazioni drammatiche del passato possono essere ricomposte”. Ragionamento che prefigura la riedizione della Casa delle libertà, la coalizione di centro-destra a più voci vincitrice della tornata elettorale del 2001. E che trova l’apprezzamento del senatore di FI Maurizio Gasparri.
È possibile ipotizzare in vista del voto europeo un’alleanza di tutte le formazioni del centro-destra che fanno riferimento al PPE?
Ritengo auspicabile l’ancoraggio al PPE, di cui Forza Italia e Unione di Centro già fanno parte. Più arduo per le altre forze, di cui ancora non si conosce la forma partito. Le elezioni per l’Assemblea di Strasburgo però non implicano la necessità di coalizioni, visto che si svolgono con un meccanismo proporzionale. Tuttavia nella tornata di fine maggio è previsto il rinnovo di importanti amministrazioni comunali e delle istituzioni regionali in Abruzzo. Per cui possiamo stipulare patti politici con i gruppi che guardano al centro-destra e vogliono essere alternativi al PD. Ne ho parlato questi giorni con Casini.
Qual è stato l’esito dei colloqui?
Nel leader UDC vi è la consapevolezza che terzi poli neo-centristi non abbiano più prospettive alla luce dell’irrompere nella scena pubblica del Movimento Cinque Stelle. Finalmente si è esaurita la fase illusoria di un polo moderato “deberlusconizzato”. Prospettiva a cui aderirono con esiti fallimentari Gianfranco Fini, che dovrebbe ricevere l’Oscar per gli errori, e Mario Monti forte di appoggi clamorosi a livello nazionale e internazionale. Lo stesso NCD è cosciente di un orizzonte politico complicato. Silvio Berlusconi certo non sarà candidato premier, ma senza di lui non si “cantano messe”.
Per il voto politico-parlamentare è percorribile l’idea di una lista unica del centro-destra?
Reputo più probabile una coalizione tra più formazioni. Le soglie di sbarramento previste dal testo di riforma elettorale promuoveranno processi di aggregazione e semplificazione politica. Penso a un’alleanza plurale, a un grande convoglio di cui Forza Italia rappresenta la locomotiva mentre Lega Nord, un partito di destra e un gruppo centrista ne costituiscono i vagoni. È realistico immaginare uno schieramento che spazi da Alleanza nazionale-Officina per l’Italia al Carroccio fino a Casini.
Le porte del nuovo cantiere del centro-destra saranno aperte ai Popolari per l’Italia di Mario Mauro?
Penso che dovrebbero affrettarsi a trovare un “rifugio sicuro” perché non so quanto effettivamente siano popolari nell’Italia di oggi.
Ma su quali basi programmatiche in campo economico ed europeo si può costruire il centro-destra del futuro?
È necessario puntare sull’economia sociale di mercato, sulla tutela difesa della famiglia tradizionale contro aberrazioni come i matrimoni e le adozioni per le coppie omosessuali, sulla salvaguardia della vita dal concepimento alla morte naturale, sull’intransigenza contro ogni legalizzazione delle droghe, sulla libertà scolastica e di insegnamento, sulla promozione della dignità nazionale a cui vincolare le missioni internazionali armate. Sulla protezione delle realtà produttive italiane ed europee dalla concorrenza sleale delle aziende asiatiche che praticano un intollerabile dumping salariale, sociale e ambientale. E sulla revisione radicale delle strategie adottate finora sul piano comunitario. Ricordo il cambio dissennato tra lira ed euro accettato e imposto dal governo di Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi, autentico campione dell’euro-retorica.
Il profilo “popolare ed europeista” prospettato da Casini per l’aggregazione moderata non appare in sintonia con la campagna anti-austerità e anti-Merkel ingaggiata da Forza Italia.
Nella sostanza noi siamo più europeisti di quanto si voglia far credere. Le nostre denunce trovano fondamento nei fatti. Altro che populismo. Noi vogliamo un’Italia viva e protagonista in Europa. E oggi chiunque si richiami alle strategie comunitarie di Angela Merkel e al rigore finanziario fine a se stesso farà la fine elettorale e politica di Monti.
Considera tramontato nel nostro paese l’orizzonte di una democrazia bipartitica?
Sogno sempre il bipartitismo, e di arrivare come negli Usa a una dinamica tra due grandi formazioni unitarie e alternative. Perciò ho aderito a Forza Italia senza farmi vincere dalla tentazione megalomane del partito personale. Per questo motivo ora, con realismo, lotto a favore del bipolarismo e contro il frazionismo.