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Popolarismo e centrodestra, appunti in vista del Congresso Udc

L’iniziativa assunta recentemente da Pierferdinando Casini nasce nel solco e con l’obiettivo di dar vita ad un partito popolare fortemente teso all’integrazione europea, ma deve essere vissuta concretamente nel contesto di una ribadita scelta di centrodestra quale fu all’origine quella di Forza Italia e quale in qualche modo è stata anche quella della più recente iniziativa del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano.

Occorre infatti aver presente che non si tratta soltanto di una scelta per così dire di alternativa moderata quale si è realizzata in Europa tra popolari e socialisti, ma di una concreta esperienza politica italiana che è stata vissuta dalla nascita di Forza Italia in poi quale alternativa tra centrodestra e sinistra. Si consideri dunque che dal versante opposto a quello di Berlusconi si è a lungo parlato di un’alternativa tra centrosinistra e destra.

Nel corso degli ultimi venti anni abbiamo assistito ad una sorta di negazione del centro in quanto soggetto autonomo, pur ribadendo dagli uni e dagli altri di ritenere comunque essenziale una dimensione anche centrista per conquistare almeno elettoralmente una vera e propria centralità.

L’avvento di Matteo Renzi introduce un ulteriore elemento di novità, perché tende ad affermare la irrilevanza di un soggetto politico di centro per la vittoria politica del centrosinistra caratterizzata proprio da un esponente per così dire “centrista” (anche se estraneo a qualunque esperienza di polo centrista). Non vi è infatti alcun problema nel considerare complessivamente “di centrodestra” la scelta compiuta dal CCD (che, non dimentichiamolo, è stato il promotore originario dell’attuale UDC) nel 1994. Non vi è pertanto alcuna contraddizione tra l’affermare oggi di voler costruire una nuova centralità fondata sul centrodestra e il comportamento tenuto proprio dal CCD all’inizio dell’epoca impropriamente detta della “Seconda Repubblica”.

Il problema in qualche misura nuovo è proprio quello della combinazione della scelta del popolarismo europeo con la concreta esperienza nazionale del centrodestra guidato peraltro originariamente da Forza Italia, che aderì proprio al Partito popolare europeo. Vi è stata pertanto una sorta di costante giustapposizione di popolarismo europeo e centrodestra nazionale, sicché occorre approfondire il significato che il primo è venuto assumendo nel corso degli anni.
Occorre a tal riguardo aver presente che il partito popolare europeo nasce prevalentemente per ispirazione di partiti democristiani, nel contesto della Guerra Fredda. L’alternativa tra popolari e socialisti in Europa va vissuta dunque come alternativa tra due movimenti entrambi anti-sovietici, mentre nello strano bipolarismo italiano, a lungo ha dominato il conflitto tra partiti filo-occidentali e il PCI filo-sovietico.

Il bipolarismo popolari-socialisti assume pertanto un significato profondamente nuovo all’indomani della caduta del Muro di Berlino (1989), e ancor più all’indomani della formale e sostanziale scomparsa dell’Unione Sovietica (1991-1992). La riunificazione tedesca da un lato e l’allargamento dell’Europa a molti ex-satelliti dell’URSS ha infatti finito con l’influire sul profilo ideale e programmatico, sia dei popolari sia dei socialisti europei.

Man mano che l’Italia va avvicinandosi a questo rinnovato contesto bipolare europeo, cui sembra puntare anche l’Italicum, la questione del rapporto tra l’attuale bipolarismo europeo, e quello italiano, da costruire, diventa pertanto ad un tempo di profilo ideale e di contenuto programmatico.

Sono le due questioni di fondo che vanno esaminate in riferimento alla iniziativa politica di Pierferdinando Casini, che non può pertanto ridotta ad una scelta individuale e tattica, proprio perché presenta ragioni culturali e strategiche di più lungo periodo.


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