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Perché l’internet post-Snowden divide Usa ed Europa

L’Unione europea preme per riformare la gestione di internet attraverso un sistema di governancetrasparente, responsabile e inclusivo“, che sottragga la Rete dal controllo esclusivo degli Stati Uniti.

Per Bruxelles la questione è diventata di primaria importanza a seguito del caso Datagate, scoppiato dopo le rivelazioni di Edward Snowden che hanno svelato il programma di sorveglianza elettronica della National security agency americana – passata da poche settimane dalle mani del generale Keith Alexander a quelle del vice ammiraglio Michael Rogers – anche a carico di leader alleati europei come la tedesca Angela Merkel.

LE PROPOSTE DI BRUXELLES
La Commissione europea – come spiega il Wall Street Journal – “propone oggi una serie di “misure concrete e attuabili” per modificare su un piano globale i criteri di assegnazione dei nomi di dominio più importanti come .com o .org, che rimangono contrattualmente collegate agli Usa“. Una parte del piano di Berlaymont prevede “di dare tempi certi a una internazionalizzazione dell’Icann – l’internet Corporation for Assigned Names and Numbers – l’ente non profit che regola gli aspetti fondamentali della Rete” ed è per ora appannaggio esclusivo di Washington, un rafforzamento dell’Internet Governance Forum globale e mira anche a costituire una piattaforma online per la creazione di sistemi di trasparenza sulle politiche di internet, il ”Global Internet Policy Observatory”, oltre a revisionare i conflitti tra leggi o giurisdizioni nazionali.

I PROSSIMI DUE ANNI
Oggi, come si legge in un documento diramato dalla Commissione europea, il commissario per l’Agenda digitale Neelie Kroes spiega come  “i prossimi due anni saranno fondamentali per ridisegnare la mappa globale della governance di Internet e l’Europa deve contribuire a modo credibile a questo processo, svolgendo un ruolo forte nella definizione della rete del futuro“. In particolare, secondo la Kroes, bisogna rafforzare il modello multi-stakeholder per preservare la natura innovativa di internet e, a chi chiede la discesa in campo dell’ITU – l’Unione internazionale delle telecomunicazioni – il Commissario dice che è vero che i governi hanno un ruolo fondamentale ma “gli approcci top-down non sono la risposta giusta“.

LA REAZIONE DEGLI USA
Gli Stati Uniti, per il momento, sono favorevoli al dialogo con l’Europa, ma non vogliono cedere aspetti importanti della gestione di internet. Dal dipartimento del Commercio Usa, riporta ancora il Wsj – fanno sapere che intendono “lavorare insieme per rendere la governance multi-stakeholder più inclusiva pur mantenendo la stabilità, l’apertura e il potere innovativo di Internet“, senza però rinunciare al controllo di alcuni elementi dell’architettura internet in mano all’Icann.

I PROBLEMI CONTINUANO
Eppure, alleati delusi a parte, come rimarca oggi il New York Times, la gestione di informazioni sensibili della Rete da parte degli Usa e, in particolare, quelle gestite dalla intelligence di Washington, non è stata impeccabile e soprattutto continua a non esserlo. In un’audizione al Comitato per le forze armate del Senato, il direttore della National Intelligence, James R. Clapper, ha spiegato come il whistleblower sia entrato in possesso dei file dell’Nsa bypassando i controlli con strumenti tecnologici facili da procurare e che nonostante sia passato un anno dal Datagate e siano stati realizzati diversi sforzi per migliorare la sicurezza dell’agenzia, al momento non si è in grado di assicurare che non ci sarà un altra fuga di informazioni come quella di Snowden.


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