Torna a parlare il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, l’ormai imminente cardinale Gerhard Ludwig Müller. Conversando con alcuni media tedeschi, l’ex vescovo di Ratisbona ha parlato del suo rapporto con Francesco, del dossier-lefebvriani e della prossima riforma della curia.
DONNE E RIFORMA DELLA CURIA
Su questo capitolo, il prefetto ha chiarito che la possibilità di veder aumentare il ruolo delle donne nelle strutture curiali è concreta, anche se è opportuno fare opportune precisazioni. Innanzitutto, alle donne (così come agli uomini laici) non può essere affidata la guida delle congregazioni, dal momento che “nella chiesa il potere giurisdizionale è affidato ai ministri ordinati” e le congregazioni altro non sono che i dicasteri che agiscono per conto del Papa con potere giurisdizionale. Altra cosa è pensare a posizioni di vertice nei pontifici consigli, “come quello per la famiglia e la cura pastorale”, ha aggiunto il prefetto. Non solo: “Anche nel campo della ricerca teologica, l’insegnamento e la consulenza nel campo della carità, dell’economia o della finanza”. Contrarietà, però, sull’ipotesi di riservare a uomini laici e donne quote fisse.
IL RAPPORTO CON FRANCESCO
Müller, che ricorda di “essere venuto da fuori” e di non essere pertanto “un tipico curiale”, smonta qualche stereotipo sulla congregazione da lui guidata: “C’è buona e fraterna collaborazione, lavoriamo in modo collegiale”. Il prefetto, ha aggiunto il teologo tedesco, “è solo un primus inter pares” durante le riunioni cardinalizie della congregazione, che si tengono solitamente una volta al mese. Anche il rapporto con Francesco è buono, nonostante la diversa formazione e l’approccio non sempre consonante: “Ma si tratta di aspetti complementari e non contraddittori”, sottolinea il prefetto dell’ex Sant’Uffizio. Il riferimento implicito è soprattutto al lungo articolo pubblicato a ottobre sull’Osservatore Romano – e a giunto sul Tagespost – in cui Müller fissava qualche paletto alla discussione sulla pastorale matrimoniale. In particolare, il prelato chiudeva all’ipotesi di concedere il riaccostamento ai sacramenti ai divorziati risposati (la prassi ortodossa non è applicabile, chiariva) e invitava a non banalizzare il concetto di misericordia. I due, ha aggiunto il prefetto, si incontrano due o tre volte al mese. Parlano in italiano o in spagnolo, lingua che Müller parla in modo eccellente.
LA PORTA PER I LEFEBVRIANI E’ APERTA
Infine, Müller segnala che la riconciliazione con la Fraternità di San Pio X, la comunità lefebvriana, è ancora possibile: “La congregazione per la Dottrina della fede ha scritto e presentato un chiaro preambolo dottrinale”, nel 2012. “Questa è la porta per rientrare in piena comunione con la chiesa. La porta è aperta, ma non ci sono scappatoie”. Negli ultimi tempi del pontificato ratzingeriano era stato proprio l’attuale custode dell’ortodossia cattolica a invitare alla calma circa il riavvicinamento tra Roma ed Econe. Si disse allora che tale presa di posizione fu all’origine anche dell’irrigidimento di Benedetto XVI, che per anni si era dimostrato assai generoso con i lefebvriani, anche a costo di finire in mezzo alle polemiche, come nel caso del vescovo antisemita Richard Williamson. Sulla questione era intervenuto anche mons. Guido Pozzo, da qualche mese tornato all’Ecclesia Dei, l’organismo vaticano deputato a trattare con la Fraternità. Condizione indispensabile per il riavvicinamento è la piena accettazione del Magistero successivo a Pio XII, diceva Pozzo. Si tratta di accettare e riconoscere il Concilio Vaticano II.