Finalmente il grande giorno di Matteo Renzi è arrivato. L’evoluzione politica delle ultime settimane ha seguito lo strano percorso di un’accelerazione prevista, come un treno che prende improvvisamente velocità su un binario prestabilito. Le ragioni che hanno concorso alla crisi lampo, e alla sua soluzione, che si avvia a essere altrettanto spedita, erano già sul tappeto da mesi, anche se sarebbe stato possibile per il segretario del PD attendere ancora, procedere con altri tempi e in altro modo. Ha sentito l’urgenza di agire subito, e l’ha fatto. Punto.
LE RESPONSABILITA’ DI RENZI
Possiamo dire, in questo senso, che egli si sia preso una grande responsabilità, soprattutto verso se stesso, ma si è preso comunque una responsabilità. Adesso che la crisi è determinata, e al nuovo Governo manca poco a nascere, bisogna guardare attentamente ai prossimi segnali. In primis la composizione dei dicasteri.
LA POPOLARITA’
C’è, però, una considerazione che deve essere fatta prima di ogni altra, e riguarda il discorso che Renzi ha esposto alla direzione del suo partito. Ha parlato con convinzione, con ardore, ma senza l’efficacia di sempre. Non è facile, in effetti, giustificare l’ambizione legittima, specialmente quando essa è il motore che muove realmente come causa prima, anche se non ultima, dell’azione. Max Weber diceva che la brama può essere il peccato capitale di un politico. Ma non è detto che il sociologo tedesco si riferisse a una situazione come la nostra. Sicuramente non alla sua. D’altronde, grandi scelte non ce n’erano. Letta si era da qualche tempo paralizzato davanti all’ascesa del rivale, e non governava più. E l’impopolarità, alimentata dalle difficoltà oggettive di tutti, era diventata una malattia contagiosa. Il consenso pubblico ha spinto il sindaco al blitz, anche se il successo è come l’energia: non dura per sempre e può svanire in un attimo. Renzi ha dimostrato di tener presente quest’aspetto volatile della popolarità. A sinistra, oltretutto, il riscontro di massa è un fattore K che non appartiene per niente alle corde profonde dell’elettorato, e crea sospetto.
LA VERA SFIDA
Perciò, il sindaco di Firenze ha deciso di trasferire subito, a Palazzo Chigi, il capitale a disposizione. Adesso inizia la sua vera grande sfida politica. Sì, perché il Parlamento non è la piazza, e la logica di gestione di un esecutivo di coalizione ha bisogno di altre qualità e di altri talenti, che non è detto che Renzi abbia già, anche se non è neanche escluso che possa rivelare di avere via via. La Costituzione italiana è costruita come una trappola per rendere controllato l’esecutivo e per spegnere il carisma. E’ la natura stessa della fiducia legislativa a chiamare in causa doti personali di trattativa, scisse dalla logica direttamente democratica del movimentismo.
TAGLIOLA O BENEDIZIONE?
Staremo a vedere. Per Renzi, in definitiva, questa impresa può essere una tagliola o una benedizione. Dipenderà tutto dalle prossime ore. D’altronde, non sembra proprio che egli abbia preso delle contromisure, tranne quella di non avere contendenti nell’immediato. A Letta è come se abbia detto: fatti da parte perché io faccio meglio. Non c’è, tuttavia, un’istanza politica diversa nella sostanza dal predecessore. Solo una promessa di maggiore efficacia. Anche la maggioranza cui si rivolge il candidato in pectore è la stessa di Letta: PD, SC, NCD.
LA POSIZIONE DI BERLUSCONI
Sarebbe stato interessante se dietro l’angolo vi fosse stato un accordo politico con Forza Italia non solo di tipo istituzionale, che già c’è, ma anche per il governo del Paese. Dalla Sardegna Berlusconi ha fatto capire, invece, che ormai la sua strategia è di competere sullo stesso piano di Beppe Grillo, facendo opposizione ad un sistema che l’ha imbavagliato e interdetto. Quindi il Cav. non è interessato a tornare nella maggioranza. Non ne ricaverebbe benefici.
…E QUELLA DI ALFANO
La posizione più forte, in questo nuovo quadro, è quella del NCD. Giustamente Angelino Alfano ha fatto sapere che la trattativa deve contemplare il rispetto dell’identità non di sinistra della loro compagine, ma anche della vocazione governativa che anima il gruppo dirigente. E quest’alleanza verso destra chiude la possibilità per Renzi di fare asse a sinistra, ma gli permette di beneficiare della competenza e dell’esperienza di Quagliariello, Lupi, Cicchitto, eccetera.
UN GIOCO D’AZZARDO
Possiamo realisticamente attenderci un Governo snello, di coalizione, sulla falsa riga del quadripartito di antica memoria, con un leader certamente carismatico che ha tutto da dimostrare e tenterà di fare tutto subito. Senza l’asse con Forza Italia la connotazione degli alleati sarà sempre più cogente, più unitiva sul piano politico, aggredita da destra, da sinistra e dal movimentismo grillino.
In fin dei conti, può funzionare. In politica, come si diceva, il coraggio non è sempre una virtù, e i fuochi di artificio si spengono presto nella notte. In questo momento, però, l’azzardo è una qualità necessaria da mettere in campo, per un Paese sull’orlo della bancarotta e della crisi di nervi. Renzi avrà bisogno, in breve, di enormi dosi di pazienza, per mediare, cucire e contentare tutti. Ma, al pari dell’Italia, avrà bisogno specialmente di tanta, tanta fortuna.