Forse sarà stato il dibattito in streaming a indurre coloro che sono intervenuti nel corso della discussione del 13 febbraio alla Direzione del Pd a cimentarsi con la poesia.
A sentirli è venuto in mente quel personaggio di Molière che si stupisce di aver ‘’fatto sempre della prosa” durante la sua vita e che assume un maestro per comunicare in versi. A leggerle, le sviolinate della stampa (quando si accorgeranno i grandi quotidiani di aver allevato un leader che figurerebbe bene nel film ‘’Oltre il giardino” nel personaggio interpretato da Peter Sellers?) danno conto dell’origine delle citazioni fiorite nel dibattito.
La parte del leone, a partire dalla relazione del segretario, tocca a Robert Frost con la storia delle due strade nel bosco (‘’Vieni c’è una strada nel bosco/ il suo nome conosco/ vuoi conoscerlo tu?”: cantavano i loro nonni) di cui si deve scegliere e percorrere quella meno battuta. Con il rischio di perdersi ovviamente; perché se il sentiero è quello meno battuto ci sarà una ragione. Matteo, però, da buon boy scout non ha paura di nulla, se si tratta di camminare in una boscaglia.
La citazione produce il suo effetto: i giovani renziani non hanno dimenticato che i loro genitori – ex sessantottini – li portarono al cinema a vedere ‘’L’attimo fuggente’’ e, da nostalgici del voto politico, indicarono come fulgido esempio di docente quel professore – interpretato da Robin Williams – che invitava i suoi studenti a strappare e a cestinare le pagine dei libri di testo.
Le strade, questa volta una in discesa l’altra in salita, ritornano nell’intervento di un certo Elly Schlein (il quale invita naturalmente ad inerpicarsi, all’unisono, con Tiziano Terziani). Ma Renzi non si accontenta di saccheggiare il film di Peter Weir (qualcuno si sarà interrogato sulla fine che fanno quell’insegnante e i suoi studenti Forse i militanti del Pd devono accontentarsi di salire in piedi sui tavoli quando a vincere sarà Berlusconi?).
No, il segretario va ben oltre. Dapprima con un elogio lirico/filosofico dell’ambizione; poi eccolo sfoderare – raccontano le cronache – un William Wordsworth d’annata: ‘’Bisogna vivere con semplicità e pensare con grandezza”. Come a ribadire: “Io giro in Smart, ma voglio andare a Palazzo Chigi”.
Gli fa eco un renziano doc, Paolo Gentiloni, con una citazione di Karl Kraus del tipo: ’’Il debole dubita prima di prendere una decisione, il forte dopo”. Domanda: ma ai giornalisti la nota delle citazioni, debitamente compilata con gli autori in calce, l’aveva distribuita l’ufficio stampa? Tornando a noi ecco che Paola Concia compie un giro di valzer con Emily Dickinson (poteva mai essere altrimenti?) che invita ad alzarsi in piedi per scoprire quanto si è alti.
Enzo Bianco, che ha già misurato da sé la sua statura, evoca i capitani della marineria siciliana che attraversano i banchi di nebbia fischiando con la sirena. Ermete Realacci – uno che di solito parla di ambiente anche davanti a un piatto di agnolotti – si lancia in una citazione del Barone di Munchhausen. Classico, Pippo Civati sfoggia un Dante Alighieri (‘’il modo ancor m’offende’’) indossato alla stregua di un doppiopetto principe di Galles.
Nessuno si ricorda di citare – eppure sarebbe stato il caso – Francesco Ferrucci (‘’Vile tu uccidi un uomo morto’’). A dire la verità ci aspettavano anche un fiorire di slogan di Carosello (‘’Il mio bucato è più bianco del tuo. Per forza io lavo con sapone Renzi!”; “No Enrico, tu non sei piccolo e nero, sei solo nella palude”), visto che questi ragazzotti ne hanno una lunga pratica formativa dei loro caratteri (e pensare che i vecchi comunisti leggevano ‘’La formazione del gruppo dirigente’’ di Palmiro Togliatti!). Da bambini per loro la regola era: a letto dopo la fine del gioioso carillon di Carosello.