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Che cosa farebbe Tabellini se andasse al Tesoro con Renzi premier

Rigore declinato in un percorso sviluppista, riforma del mercato del lavoro, patrimoniale blanda, combattere l’eccessivo debito accumulato. Sono alcune delle convinzioni di Guido Tabellini, rettore della Bocconi e uno dei candidati a sedere sulla poltrona di Ministro dell’Economia nel governo Renzi in gestazione.

Ecco idee, proposte e suggerimenti di un economista liberale refrattario a ideologismi.

NO PATRIMONIALE
In una conversazione con il Foglio nel 2011 aveva ribadito la sua netta contrarietà ad una patrimoniale, nella convinzione che un prelievo straordinario sulla ricchezza “non potrebbe abbattere il debito molto sotto il 90 per cento del pil”. Il numero conta parecchio, dal momento che a quei livelli, l’Italia continuerebbe ad essere un Paese a rischio e con la doppia conseguenza che quel rischio potrebbe trasformarsi in certezza se si analizzasse l’effetto recessivo e quello sulla fiducia dei cittadini.

CRISI FINANZIARIA
Ma l’emergenza di una crisi che nel 2012 ha fatto tremare seriamente l’eurozona a da cui il Vecchio Continente non è ancora uscito come va affrontata secondo Tabellini? Prima convinzione è che si debba operare un’inversione di tendenza nella sfera del debito pubblico, una “sbornia” l’ha definita in una conversazione con il Foglio: “Come hanno sottolineato le ricerche storiche di due economisti americani, Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart, l’indebitamento eccessivo è sempre seguito da almeno un decennio di bassa crescita, in cui consumi e investimenti languono e la disoccupazione resta elevata”. Facile prevedere come in un simile quadro tutte le economie restino estremamente fragili.

BACCHETTATA ALLA BCE
Ragion per cui definì sempre sul Foglio tre anni fa errata la decisione della Bce di far salire i tassi, riducendo troppo presto lo stimolo monetario e sopravvalutando la forza dell’economia europea. Accanto a ciò, ecco stagliarsi un altro fattore di fermo-crescita, rappresentato tragicamente dalla mancanza di fiducia. Punto di partenza il crac Lehman del 2008, a cui è seguito l’aggravamento della crisi del debito sovrano in Europa: anticamera al crollo di fiducia generalizzato.

MENO CRESCITA
Meno crescita significa secondo Tabellini una marcata difficoltà nello smaltire il debito, con il proporzionale aumento della rischiosità degli investimenti. La sfiducia domina in questo scacchiere quindi, con il corso del debito che corre senza freni.

CAPITALE UMANO
Altra convinzione di Tabellini è il capitale umano, nella consapevolezza che non servono politiche industriali tradizionali, ma l’innovazione è prodotta dal capitale umano e dalla concentrazione di quel capitale umano in una stessa località, così come osservato qualche settimana fa sul Sole 24 Ore.

POLEMICA
Non manca un accenno polemico attorno alla figura del rettore bocconiano con la puntura di spillo dell’economista Marco Vitale che sul Fatto Quotidiano ha ricordato, ad esempio, le sue prese di posizione all’epoca in cui la crisi muoveva i primi passi e c’era chi la sottovalutava. Vitale critica la posizione di Tabellini circa la massimalizzazione del valore dell’impresa scrivendo.

 

 

 

 



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