È stata già ribattezzata “la rivoluzione su Twitter” quella che sta andando in scena in Ucraina, con un’ondata di violenza che in soli tre giorni ha prodotto quasi cento morti. Ma qual è il clima che si respira a Kiev, teatro di questi scontri? Ecco le voci della piazza e i riverberi dell’accordo siglato tra manifestanti e presidente Yanukovich raccontati in una conversazione con Formiche.net dalla giornalista freelance Olga Tokariuk, direttamente da piazza Maidan dove sta seguendo passo dopo passo la protesta che tocca la capitale del Paese.
Tokariuk, come sta vivendo ciò che accade a Kiev?
Uscire di casa è molto pericoloso in questi giorni, andare per le strade senza giubbotto antiproiettile e un casco sarebbe un rischio inutile. C’è una situazione di guerra, con i cecchini che sparano sulla gente e mirando al collo, così anche chi porta il giubbotto può restare ucciso o ferito.
Come si è arrivati all’accordo tra manifestanti e premier?
Quando si hanno di fronte centinaia di morti bisogna trovare un accordo per fermare le violenze. Il problema è che quello raggiunto non prevede le dimissioni di Yanukovich, ma solo le elezioni anticipate da tenersi nel prossimo dicembre. Mi chiedo: ma fino ad allora cosa accadrà? La gente in piazza non andrà a casa se al potere resterà la persona che ha ordinato di sparare. Inoltre diffidano molto di tutti i precedenti tentativi di accordi, come i numerosi negoziati degli ultimi mesi, che ogni volta sono stati violati e non dai manifestanti.
Cosa accadrà se l’accordo sarà serio e credibile?
In quel caso, e solo in quello, credo che vinceremmo tutti, il problema è che non sono così certa che ci possano essere buone notizie senza le dimissioni di Yanukovich e dei responsabili di tutte le violenze, che dovrebbero anche essere processati per quei reati penali. Nessun altro accordo sarebbe veramente serio senza queste premesse. Quello raggiunto purtroppo credo sia il massimo che si poteva ottenere, un compromesso tra le parti in queste ore. Non dimentichiamo che la situazione emergenziale nel Paese ha bisogno di soluzioni urgenti. A questo punto in attesa dei dettagli è anche difficile prevedere come reagirà la piazza e la gente comune.
Potrebbero innescarsi altre proteste?
Moltissimi sono i cittadini che hanno perso amici e parenti, ma in piazza sono andati anche i giovani, gli studenti, la cosiddetta classe media accanto a professionisti, a professori universitari, le intellighenzie che avevano un certo impatto nei confronti dell’opinione pubblica. E’ un trauma per l’intera Ucraina.
Cosa c’è di realistico nell’ipotesi di una scissione del Paese?
Nulla, non esiste l’adesione dell’Ucraina all’Ue o alla Russia. Le proteste sono iniziate per via dell’accordi di associazione con l’Ue, un accordo commerciale che non prevede l’ingresso del Paese come Stato membro. La reazione di Mosca è stata esagerata. E’ anche pericoloso e prematuro parlare di questi scenari, la scissione può essere un evento probabile solo per quanto riguarda la Crimea. La penisola è l’unica regione ucraina a maggioranza russa, ma proprio le etnie diverse che ci sono hanno manifestato contrarietà ad un’annessione alla Russia. Lì agiscono alcune organizzazioni nazionaliste russe che stanno promuovendo questa idea di scissione, utilizzando anche un linguaggio violento.
Qual è stato il ruolo dei giovani e delle donne nella protesta e come può essere paragonato a quello rivestito in altre occasioni come in Egitto, Tunisia, Libia e Turchia?
In Tunisia e in Egitto la proporzione dei giovani rispetto alla popolazione totale è molto elevata, quindi era normale che i giovani fossero il motore della protesta. In Ucraina no, in questo senso la rappresentanza giovanile in piazza è stata positiva ma non enorme: l’età media di un manifestante è stata di 35 anni. Certamente i giovani sono stati i più innovativi visto che le notizie di questi giorni sono corse su Twitter e sui social network prima che su altri canali.
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