C’è stato un periodo nella storia recente di questo sventurato Paese in cui la cosiddetta società civile si è ritenuta ‘’unta dal Signore’’ e ha preteso di essere incaricata di governare al posto di una classe politica vilipesa e spernacchiata. Così per mesi si sono visti professionisti di successo, ricercatori rigonfi di master, signore altolocate con una sfilza di nomi e cognomi, infilarsi nelle liste elettorali – soprattutto in quelle di Scelta civica – e presentarsi a riscuotere quel ministero o quel sottosegretariato a cui credevano di avere diritto in base ai loro titoli.
L’ACCANIMENTO DELLA SOCIETA’ INVICILE
Non si era mai visto tanto accanimento per le poltrone come quello dimostrato dalle ‘’anime belle’’ della società civile. Poco alla volta alcuni di loro si sono resi conto che la politica è un’altra cosa; altri, invece, sono ancora lì a prendersela con il destino cinico e baro che non si è accorto dei loro meriti. Poi, all’improvviso, arriva un ragazzotto fiorentino che capovolge la situazione e chiama, al suo fianco al governo, tanti come lui che nella vita hanno ‘’fatto solo politica’’.
GRAZIE NAPOLITANO
Come se non bastasse, il nostro sembra credere che la politica sia una specie di passepartout in grado di aprire tutte le porte, comprese quelle più delicate ed importanti. Per fortuna ci si è messo di mezzo il presidente Giorgio Napolitano che ha imposto Pier Carlo Padoan all’Economia, altrimenti correvamo il rischio di mandare a Bruxelles, al posto dell’ex direttore generale della Banca d’Italia, l’ex sindaco di una piccola città emiliana, medico di professione, che, nel suo piccolo, ha molto contribuito al riequilibrio demografico dell’Italia (mentre era adatto, invece, per il dicastero che ricopriva nel governo Letta).
SOLO QUESTIONE DI IMMAGINE
D’accordo, la politica è anche immagine. Renzi non è stato certo il primo ad esserne convinto. Che cosa altro ha rappresentato Cécile Kyenge nella compagine precedente se non la ‘’mossa’’ di esibire un’immigrata, per di più africana? Salvo accorgersi adesso che il suo passaggio al dicastero dell’Integrazione è stato del tutto inutile ed insignificante proprio per quanto riguarda le esigenze sacrosante dei 4 milioni di stranieri residenti in Italia. Non basta avere la pelle nera, occorre anche saper gestire i problemi e trovare delle soluzioni.
REGIONI E FARMACIE
Matteo Renzi, in materia di immagine, di azzardi ne ha compiuti parecchi. Che senso ha affidare il complicato rapporto con le Regioni, quando si vuole rivedere di sana pianta il Titolo V della Costituzione, a una ex farmacista, che è stata sindaco di un paese più piccolo, quanto a numero di abitanti, di un condominio del Tiburtino III? La criminalità organizzata – rispondono – le ha bruciato la farmacia. Se sono i fatti di cronaca nera ad orientare la formazione del governo, perché allora non nominare ministro delle Pari Opportunità (un ministero soppresso) l’avv. Lucia Annibali, la signora sfregiata al volto su mandato del suo compagno?
ABBASSO L’ESPERIENZA
Alcune scelte di discontinuità compiute da Matteo Renzi sono veramente singolari. Come quella di sostituire Emma Bonino agli Esteri, mettendo al suo posto Federica Mogherini, una ragazza che si è formata una competenza internazionale all’interno degli apparati di partito e che era bambina quando Emma si calava dall’elicottero in qualche contrada insanguinata dell’ex Jugoslavia. Ma quando Mogherini parteciperà a qualche vertice internazionale, i ministri degli altri Paesi non daranno inizio alla riunione in attesa che si presenti Emma Bonino. E non capiranno mai perché è stata sostituita. Che significato ha avuto poi abolire il ministero degli Affari europei e privarsi di un esperto riconosciuto e apprezzato come l’ex ministro Enzo Moavero Milanesi a pochi mesi dall’inizio del semestre in cui l’Italia sarà chiamata a presiedere per un semestre la Ue? Chi subentrerà nelle iniziative fino ad ora promosse da questo impareggiabile civil servant ?
TUTTI AL LAVORO, O QUASI
Poi dicono che intendono imprimere una svolta nella politica europea…. Anche il Lavoro è un settore delicato, per fortuna coperto nella compagine renziana da Giuliano Poletti che ha saggezza e buon senso. Ma che cosa succederà del programma Youth Guarantee (il piano della Ue per l’occupazione giovanile) che sarebbe dovuto partire il 1° marzo, insieme alle Regioni? Speriamo almeno che sia riconfermato sottosegretario Carlo Dell’Aringa che della Youth Guarantee si è occupato insieme ad Enrico Giovannini. Visto poi che al peggio non c’è limite occorre segnalare un’altra pericolosa deriva del ‘’renzismo’’.
ABBASSO I RAGIONIERI
Serpeggia nelle file del “nuovo che avanza” una ingenerosa polemica contro l’alta dirigenza ministeriale come se essa fosse il covo della conservazione e della resistenza al cambiamento. In particolare, queste critiche sono rivolte alla Ragioneria generale dello Stato e al controllo che questa benemerita istituzione esegue tramite la “bollinatura” delle norme di spesa per certificarne la copertura. Si tratta di un’essenziale funzione di garanzia. E’ veramente inquietante, allora, la pretesa di mettere a rischio strumenti fondamentali, per di più in violazione delle riforme della PA degli anni ’90, quando furono separate le funzioni della politica da quelle dell’amministrazione.
I PROFETI DELL’ANTI CASTA
Ed è singolare che, dopo anni di gogna, si torni a riconoscere una patente di superiorità alla politica a prescindere dalle competenze e dall’esperienza, qualità su cui farebbe aggio essere giovane o donna. Persino i Carl Bernstein e i Bob Woodrow de noantri, quelli che si sono arricchiti scrivendo libri sulla Casta (contribuendo a trasformare i ‘‘politici’’ italiani da bramini a paria), si sono messi a dare la caccia ai dirigenti apicali della pubblica amministrazione.
LA GOGNA PER GLI ALTI DIRIGENTI STATALI
Il Corriere della Sera ne ha pubblicato persino le foto come se fossero (wanted!) dei ricercati. E Matteo Renzi rincorre una impossibile quadratura del cerchio, perché non sarà in grado di imprimere un’accelerazione nell’azione di governo avvalendosi di ministri naif. Anche quelli più preparati (e ve ne sono) dovranno comunque impadronirsi di dossier complessi. Per svolgere lo stesso ruolo di premier in modo efficace non basta essere giovane; è necessario conoscere i problemi. E per poterlo fare occorre tempo anche a chi crede di essere la reincarnazione di Pico della Mirandola. Per alcuni mesi la continuità dell’amministrazione la garantiranno i vertici degli apparati ministeriali. Occorre quindi molta cautela nel procedere all’uso, a fini giovanilistici, dello spoil system.
Altrimenti il Paese resterà, a lungo, nelle mani di dilettanti allo sbaraglio.