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Energia, economia, lavoro, ecco il pensiero (modernista e liberista) del ministro Federica Guidi

Prima di occuparsi delle centosessanta vertenze che giacciono sul tavolo del suo ministero, Federica Guidi, in queste ore impegnata nel smentire conflitti di interessi e partecipazioni alle cene arcoriane, ha concentrato il suo programma da neo ministro allo Sviluppo economico in un assunto: “Proverò a portare in Consiglio dei Ministri, in questo mio nuovo ruolo, la conoscenza che ho maturato nel mio mestiere”. Intanto ha lasciato la guida delle sue aziende.

SFIDA
In occasione della nomina a numero uno dei Giovani Imprenditori (era il 2008) alla domanda quale fosse stato l’errore più grande della sua vita, rispondeva così: “Aver sacrificato sull’altare dell’impresa il privato, gli affetti personali”. Primo fronte di azione dovrebbe essere la detassazione degli straordinari, nella consapevolezza che “prima di ridistribuirla però, la ricchezza bisogna crearla”. E come?

UTILI AZIENDALI
L’allora ministro del Welfare, Sacconi, e il segretario della Cisl, Bonanni, in quei mesi lanciavano la proposta di far partecipare i lavoratori agli utili e alla gestione dell’azienda. Guidi commentava di “essere scettica, mi sembra più urgente legare i salari alla produttività”, e grazie ad un “salto quantico”. Intervistata da Vittorio Zincone puntava il dito su “un cambio radicale della cultura sindacale e industriale”, con soluzioni per il lungo periodo. Con la sua predilezione per la “parola d’ordine per cui anche i lavoratori devono diventare imprenditori di se stessi”.

SCONTRO CON CGIL
Un elemento, questo, di contrapposizione evidente con la Cgil, “ma – ripeteva – gli strumenti della contrattazione sindacale dovranno cambiare, in futuro nelle aziende ci dovrà essere una contrattazione praticamente ad personam, tra il datore di lavoro e il dipendente”. Il riferimento secondo Guidi era a garanzie minime stabilite a livello nazionale, così da permettere alle aziende di poter premiare chi lo merita. Ribadendo la sua contrarietà all’articolo 18.

MERITOCRAZIA
Di contro, sarebbe utile anche “un buon sistema di welfare, qualcosa che si ispiri alla flexsecurity danese”. Il filo conduttore della sua analisi è che “bisogna rendersi conto che oggi il diritto al posto fisso è anacronistico, si deve lavorare per un diritto al percorso professionale”.

SULLA PROPOSTA TREMONTI
“Una proposta interessante sulla quale vale la pena ragionare”, commentava in questi termini nel 2010 l’idea dell’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, di praticare una radicale autocertificazione per i protagonisti dell’economia reale mettendo mano anche alla Costituzione. E corroborava il suo placet sostenendo che “dire che l’eccesso di regole blocca lo sviluppo – spiegava Guidi al Foglio – significa esprimere una verità che noi imprenditori conosciamo bene. Ogni giorno dobbiamo misurarci con codicilli, balzelli, code fuori dagli uffici pubblici, che rendono più oneroso il nostro mestiere”.

LEVA FISCALE
Più sostegno alla leva fiscale era il monito che aveva lanciato in occasione di un’intervista al Sole 24 Ore nel 2009, in cui sottolineava come non vi fosse crescita senza investimenti. Ma affinché le aziende spingano sull’innovazione e sulla ricerca, rafforzando il proprio patrimonio, occorre che il governo scenda in campo riducendo il peso del fisco. «Se vogliamo uscire dalla crisi prima e meglio bisogna rimodulare la pressione fiscale a vantaggio delle imprese. Non è un aiuto o un regalo: il beneficio è per l’intera economia. Ci saranno effetti positivi sull’occupazione e quindi sui consumi».

DELOCALIZZAZIONE
Sulla delicata questione della delocalizzazione rivendicava che se la sua azienda non avesse scelto per alcune componenti la Croazia o la Romania, non sarebbe poi riuscita a costruire il centro per il motore ibrido in Trentino. E osservava come “non si delocalizza solo per risparmiare”, ma anche per essere più vicini a certi mercati.

MATERNITA’
“Una donna che lavora otto ore al giorno dovrebbe star sicura che i figli siano in un luogo accogliente”, certificava. Toccando quindi anche il problema di accesso al lavoro delle donne, “ma si dovrebbe anche ridimensionare il periodo di maternità, in alcuni casi si arriva praticamente a due anni e in due anni le aziende cambiano”. Sugli incentivi alle assunzioni con la detassazione dei contratti femminili storse il naso, “non mi convince, un po’ come le quote rosa in politica”.

NUCLEARE
Era l’ottobre del 2008 e prendendo parte al convegno dei giovani di Confindustria a Capri, la presidente Federica Guidi rilanciava la necessità che l’Italia tornasse al nucleare. In che modo? Facilitando le imprese che investono in tecnologia utili alla qualità dell’ambiente.

ENERGIA E BANCHE
L’idea di Guidi su banche, energia, riforme, emerge da un’intervista concessa al Tempo nel 2008 in cui la neo ministra sottolineava una serie di aspetti che oggi si trova a dover affrontare nel suo dicastero. Sulla moneta unica così forte disse che era un “un ombrello contro i costi crescenti del greggio, ma non è in grado di compensare del tutto le tensioni e gli impatti sui listini”. Tracciando “l’altra faccia del supereuro, e cioè la debolezza del dollaro”, che sta riducendo i margini di redditività nelle aree economiche legate alla valuta statunitense. Sulle banche osservava come “dove c’è meno Stato è sempre un bene per i consumatori e gli utenti”, mentre sull’energia “il nucleare di terza o quarta generazione e di un livello di prevenzione del rischio ancora più elevato” possono bastare per “dare una risposta a un costo dell’energia che in Italia è più alto del 30% rispetto ai partner europei”.

PROPOSTA REFERENDARIA
Da presidente dei giovani di Confindustria, in occasione della coonesta assise a Santa Margherita Ligure (era il giugno del 2010) certificava come politica, società civile, opinione pubblica, sindacato e sistema imprenditoriale “non siamo riusciti a creare il clima opportuno per costringere Governo e Parlamento a passare dalle parole ai fatti”. Invitando politici, funzionari, privati cittadini ad un nuovo patto sociale, per inseguire l’obbligo di pareggio di bilancio per lo Stato (con l’obiettivo di raggiungerlo dal 2026) accanto ad una revisione dell’articolo 75 per rendere abrogabili, tramite referendum, le leggi tributarie.

CHI E’?
Dopo l’esordio nella Ducati, l’azienda di famiglia, dal 2002 al 2005 è stata Presidente regionale dei Giovani imprenditori dell’Emilia-Romagna, poi è entrata nella squadra dei giovani di Confindustria, al fianco di Matteo Colaninno, di cui ha preso il posto nel 2008. Ma negli anni precedenti all’ingresso nella stanza dei bottoni ha scelto di stare in fabbrica per “capire, prima di decidere qualcosa” come ha ammesso più volte. Una sua frase pronunciata alcuni anni fa ribadiva dove iniziare la rivoluzione nel Paese: “Introdurre un principio meritocratico in Italia non sarà facile”.

POLLICE IN GIU’
Prima critica è arrivata dall’ex viceministro all’economia Stefano Fassina: “Federica Guidi ministro? Inopportuna e vicina a Berlusconi. Renzi provveda”. Dalle colonne dell’Unità aveva criticato la scelta proprio per via del conflitto di interessi: “Restano comunque proprietari di un’azienda che ha molte commesse dalla pubblica amministrazione. Le dimissioni sono irrilevanti rispetto al conflitto”. E ancora: “La Guidi compare da mesi sui giornali come uno dei volti nuovi che Silvio Berlusconi avrebbe voluto in Forza Italia. Credo che il governo abbia voluto dare un segnale al Cavaliere, scegliendo questa persona per un ministero che ha competenze anche sulle telecomunicazioni”.

twitter@FDepalo

 


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