E’ passata un po’ in sordina, ma l’udienza concessa ieri mattina dal Papa alla congregazione per i Vescovi è destinata a rappresentare una delle pietre miliari capaci di indicare il modello del vescovo ideale immaginato da Francesco.
Quello fornito ai membri del dicastero presieduto dal prefetto Marc Ouellet (in carica dal 2010 e confermato da Bergoglio) è una sorta di manuale che istruisce circa la scelta dei pastori da mandare in giro per il mondo. Il linguaggio del Pontefice è a tratti duro e come finora sempre accaduto è privo di perifrasi e circonlocuzioni. Innanzitutto, spiega il Papa, “non esiste un pastore standard per tutte le chiese. Cristo conosce la singolarità del pastore che ogni chiesa richiede perché risponda ai suoi bisogni e la aiuti a realizzare le sue potenzialità. La nostra sfida è entrare nella prospettiva di Cristo, tenendo conto di questa singolarità delle chiese particolari”.
“RINUNCIA E SACRIFICIO SONO CONNATURALI ALLA MISSIONE EPISCOPALE”
Il “criterio essenziale per tratteggiare il volto dei vescovi che vogliamo avere”, ha aggiunto Francesco, deriva dal momento in cui la chiesa apostolica è chiamata a ricomporre il Collegio dei dodici dopo il tradimento di Giuda. Il successore, sottolinea il Papa, “va cercato tra chi ha seguito fin dagli inizi il percorso di Gesù e ora può diventare insieme ai dodici un testimone della risurrezione. C’è bisogno di selezionare tra i seguaci di Gesù i testimoni del Risorto”. Ma come individuare tali testimoni? Il vescovo, ha detto il Pontefice, “è colui che sa rendere attuale tutto quanto è accaduto a Gesù e soprattutto sa, insieme con la chiesa, farsi testimone della sua Risurrezione. Il vescovo è un martire del Risorto” e “non un testimone isolato ma insieme con la chiesa”. Fondamentale è che “la sua vita e il suo ministero” rendano “credibile la Risurrezione”. Inoltre, “la rinuncia e il sacrificio sono connaturali alla missione episcopale” – frase che Francesco ha ripetuto due volte. “L’episcopato – ha aggiunto – non è per sé ma per la chiesa, per il gregge, per gli altri, soprattutto per quelli che secondo il mondo sono da scartare”.
I REQUISITI CHE DEVE AVERE UN VESCOVO
Da ciò deriva che “per individuare un vescovo non serve la contabilità delle doti umane, intellettuali, culturali e nemmeno pastorali”, in quanto “il profilo di un vescovo non è la somma algebrica delle sue virtù”. Menzionando i requisiti essenziali, il Papa parla di “integrità umana che assicura la capacità di relazioni sane ed equilibrate”, di “comportamento retto che attesta la misura alta dei discepoli del Signore”, di “preparazione culturale che permette di dialogare con gli uomini e le loro culture”, di “ortodossia e fedeltà alla Verità intera custodita dalla chiesa che rende (il candidato, ndr) una colonna e un punto di riferimento”, di “disciplina interiore ed esteriore che consente il possesso di sé e apre spazio per l’accoglienza e la guida degli altri”. Infine, gli ultimi due requisiti sono la “capacità di governare con paterna fermezza”, che “garantisce la sicurezza dell’autorità che aiuta a crescere” e “la trasparenza e il distacco nell’amministrare i beni della comunità”.
“IL PASTORE SIA CUSTODE DELLA DOTTRINA, ORANTE E PAZIENTE”
Francesco ha poi ribadito ancora una volta che “abbiamo bisogno di vescovo kerigmatici”, uomini custodi della dottrina non per misurare quanto il mondo viva distante dalla verità che essa contiene, ma per affascinare il mondo, per incantarlo con la bellezza dell’amore, per sedurlo con l’offerta della libertà donata dal Vangelo”. Kerigmatici ma anche oranti, “uomini di preghiera” e “pazienti, come il cardinale Siri soleva ripetere”.
“LA CHIESA NON HA BISOGNO DI CROCIATI DELLE PROPRIE BATTAGLIE”
Ma l’attacco più duro il Papa l’ha lanciato quando ha sottolineato che “la chiesa non ha bisogno di apologeti delle proprie cause né di crociati delle proprie battaglie, ma di seminatori umili e fiduciosi della verità, che sanno che essa è sempre loro di nuovo consegnata e si fidano della sua potenza”. E’ importante, poi, “ribadire che la missione del vescovo esige assiduità e quotidianità, ha detto Francesco: “Io penso che in questo tempo di incontri e di convegni è tanto attuale il decreto di residenza del Concilio di Trento: è tanto attuale e sarebbe bello che la congregazione dei Vescovi scrivesse qualcosa su questo. Al gregge serve trovare spazio nel cuore del pastore”.