La scommessa lanciata da Guy Verhofstadt, candidato dell’Alleanza dei liberali e democratici alla presidenza della Commissione Ue nelle elezioni europee, si preannuncia tutta in salita. Concepita per aggregare la frammentata costellazione liberale, “Scelta Europea” suscita riserve, critiche, scetticismo.
LO SGRETOLAMENTO DELLA LISTA ALDE
Non soltanto per l’assenza di Mario Monti che rivela freddezza nei confronti di un’iniziativa che ha ricevuto l’investitura di Romano Prodi. Ma soprattutto per il profilo nebuloso del nuovo cantiere, che vede protagonisti cattolici democratici, repubblicani aderenti all’Italia dei Valori, conservatori sociali. E l’intenzione di Fermare il declino e Centro democratico – rendere l’ALDE un laboratorio dell’incontro con i Popolari per l’Italia di Mario Mauro – ha già provocato la reazione negativa di Scelta civica. (ECCO CHI C’ERA ALLA PRESENTAZIONE DELLA LISTA ALDE. LE FOTO)
L’EMBRIONE DI UN CONTENITORE LIBERALE DOC?
Un malcontento che si allarga all’Alleanza liberal-democratica creata da Silvia Enrico, Oscar Giannino e Alessandro De Nicola, e al Partito liberale italiano. Formazione che nel Consiglio nazionale celebrato oggi nella splendida cornice di Palazzo Ferraioli a Roma, ha condensato i fermenti del mondo laico. Comprese le rivalità e i rapporti burrascosi con Fare guidato da Michele Boldrin. Prova eloquente di una galassia inquieta e di una babele che rischiano l’irrilevanza nell’agenda politica.
LE ADESIONI AL MONDO LIB-DEM
Il PLI presieduto da Paolo Guzzanti e guidato dal segretario Stefano De Luca riparte dunque dalla ricerca di un’unità di azione con le forze più affini. Parlando a nome della Federazione dei Liberali, Raffaello Morelli respinge “la trasformazione dell’ALDE in un autobus di comodo per arrivare a Bruxelles” e punta il dito contro Niccolò Rinaldi, architetto di Scelta Europea ritenuto uno strenuo avversario delle battaglie liberali. Neo-eletta segretaria di ALI, Silvia Enrico esorta a non ridurre la comune iniziativa politica sul terreno del puro pragmatismo in cui accettare una cultura popolare con profonde divergenze sull’idea di Europa. E il senatore di Scelta Civica Pietro Ichino propone la costruzione di una forte alleanza per il rinnovo dell’Assemblea di Strasburgo, passo iniziale verso un polo liberal-democratico. Molto significativa è poi l’adesione al PLI dell’ex parlamentare di Futuro e Libertà Daniele Toto.
L’ATTUALITA’ UCRAINA
L’atmosfera del Consiglio nazionale è pervasa da un respiro internazionale. Rivendicando l’ostilità liberale contro le quote rosa “umilianti e mortificanti verso le donne”, il suo presidente Paolo Guzzanti esprime lo sdegno per l’invasione della Crimea da parte delle truppe russe: “Un’aggressione inaccettabile compiuta come nel 2008 in Georgia in nome del carattere etnico-linguistico della maggioranza della popolazione locale, una ferita alla pace e al diritto universali”.
Un atto che, rileva il giornalista, si inserisce nell’alveo dell’egemonia energetica di Mosca a cui ci siamo legati. E per la quale il prezzo di un metro cubo di gas acquistato da Gazprom è segreto di Stato. Ma l’inerzia dell’UE di fronte al regime di Vladimir Putin, rileva Guzzanti, è frutto dall’abbandono del progetto prefigurato con il Manifesto di Ventotene degli Stati Uniti di un’Europa giusta, forte, libera e liberale”.
L’omaggio al “popolo eroico dell’Ucraina che sollevando le bandiere europee è riuscito a espellere il satrapo di Kiev a costo della vita” fa da sfondo alle parole del segretario del PLI Stefano De Luca. A giudizio del quale l’operazione portata avanti dal presidente russo in Crimea ricalca nell’ispirazione il copione attuato da Adolf Hitler contro la Cecoslovacchia e dall’Unione Sovietica in Ungheria e a Praga. L’UE, spiega il leader liberale, deve schierarsi apertamente minacciando l’espulsione di Mosca dal G8 e rifiutando il ricatto energetico di chi vuole imporre un referendum farsa con i carri armati.
LE PRIORITA’ DEI LIBERALI ITALIANI
Altrettanto importante è il fronte nazionale dell’impegno del PLI. La priorità è la lotta contro “la spaventosa riforma elettorale all’esame della Camera, ferita alla democrazia costituzionale che fa scivolare il nostro paese verso una deriva orientale russo-turca o di tipo venezuelano”. Bersaglio polemico sono le soglie di sbarramento miranti a cancellare le forze minori per conservare i precari equilibri dei partiti principali. E la volontà di abrogare il ruolo politico-legislativo del Senato unicamente per risparmiare risorse.
BOCCIATE LE RIFORME DI RENZI
La via maestra, precisa il segretario del PLI, è ripensare il Titolo V abrogando province e regioni, vera fonte di spesa pubblica incontrollata e di statalismo sprecone. E creare al loro posto 30-40 istituzioni intermedie con contemporanea riduzione delle prefetture. Ma è vitale combattere “la spirale populista e personalista che contraddistingue le forze politiche, compreso il PD in piena trasformazione padronale a servizio di Matteo Renzi, simpatico figurante e goliarda inadeguato nel consesso europeo”.
Il Partito liberale, rimarca, deve rinunciare al mito dell’uomo solo al comando. Così sarà in grado di liberare l’Italia da corporazioni e lobby, di liberalizzare prima di privatizzare rilevanti comparti strategici, di tagliare seriamente la spesa pubblica e le tasse sui redditi da lavoro e impresa. E sarà capace di riformare il mercato del lavoro sulla linea formulata da Pietro Ichino anziché limitarsi a un Job Act permeato di logica statalista.
NO ALLA MUTAZIONE GENETICA DEI LIBERALI EUROPEI
Rivendicando la necessità di superare una “Ue burocratica egemonizzata dal patto consociativo e conservatore di PPE e PSE imperniato sull’austerità anziché sullo sviluppo”, De Luca non risparmia critiche all’alleanza guidata da Verhofstadt. Colpevole ai suoi occhi di presentare un ginepraio di simboli eterogenei, con netta prevalenza di esponenti democratico-cristiani che potrebbero allargarsi a Mauro e a Comunione e Liberazione. “Facendo diventare l’ALDE un PPE di serie B”. Se prevarrà la scelta neo-popolare con l’ingresso e le candidature di figure come Paolo Cirino Pomicino, sarà rottura. E a quel punto prenderà corpo il patto liberal-democratico con SC e ALI.(ECCO CHI C’ERA ALLA PRESENTAZIONE DELLA LISTA ALDE. LE FOTO)
UN PARTITO DI LOTTA
Progetto che per il giornalista e militante liberale Marcel Vulpis, alla testa della comunicazione del Pli, deve partire da un profondo rinnovamento del PLI. E da proposte ben precise: fronteggiare la politica delle tessere per promuovere una strategia dell’ascolto verso i milioni di cassa integrati in scadenza; ridurre il macigno del debito pubblico e di crediti che Stato ed enti locali sono tenuti a restituire alle aziende fornitrici; tornare in strada a fianco dei ceti produttivi e vessati conquistando la necessaria visibilità mediatica; riorganizzare il partito seguendo il “modello Renzi”. E creare una Commissione per il vaglio delle candidature e per la valutazione dei comportamenti pubblici di aderenti, vertici, aspiranti iscritti.