Venerdì sulla Stampa Luca Ricolfi ha spiegato in modo convincente perché una drastica riduzione del cuneo fiscale e contributivo sulle buste-paga dei nuovi rapporti di lavoro che aumentino l’organico aziendale – sostanzialmente una riedizione rafforzata del nostro d.d.l. n. 555/2013 – avrebbe molto probabilmente effetti positivi per il bilancio pubblico: essa infatti genererebbe un aumento dell’occupazione, quindi della creazione di ricchezza e del gettito fiscale, tale da compensare largamente la riduzione delle aliquote.
GLI OSTACOLI DELLA RAGIONERIA
Se, tuttavia, oggi il Governo non imbocca questa strada è perché la Ragioneria generale dello Stato bolla il ragionamento di Ricolfi come “copertura finanziaria presuntiva” della riduzione delle aliquote: “noi vogliamo coperture certe – dicono al Ministero dell’Economia – non frutto di congetture degli studiosi”. E così ci riduciamo a misure omeopatiche.
EFFETTI IMPRECISATI DEL TAGLIO
Vero è che alla domanda se e quanto una riduzione del cuneo sulle buste-paga produca aumento dell’occupazione si può rispondere con certezza soltanto se si dispone di un dato: l’elasticità della domanda di lavoro, cioè il grado della sua sensibilità a una riduzione del costo del lavoro. Ora, questo dato potrebbe essere acquisito con un costo minimo mediante un esperimento su di un campione rappresentativo: si tratterebbe di applicare la misura drastica su di una zona limitata opportunamente scelta, utilizzando una zona statisticamente simile come “gruppo di controllo”, in modo da misurare con precisione come e quanto le imprese e i lavoratori reagiscono a una forte riduzione dell’imposizione sulle imprese, e/o sui redditi da lavoro. Esattamente come si fa per testare gli effetti dei farmaci.
PERCHE’ SUPERARE I DIBATTITI IDEOLOGICI
Questo sarebbe anche un modo per superare dibattiti ideologici senza capo ne coda del tipo “si rilancia meglio l’economia detassando le imprese o i redditi di lavoro? riducendo l’IRAP o l’IRPEF?”. È vero che sperimentare richiede tempo; ma perdiamo più tempo discutendo all’infinito. Così condannandoci alle misure omeopatiche, cioè a star fermi. Non è eccessivo affermare che l’Italia oggi è bloccata anche per la sua incapacità di applicare il metodo sperimentale.
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