Il nuovo non sempre spaventa, può anche attrarre e proporre stimoli. Potrebbe essere questo il caso di Netflix, il colosso americano dei video in streaming su richiesta, il cui già annunciato arrivo sulla scena televisiva italiana minaccia scompiglio tra gli operatori del settore e li costringe ad una affannosa corsa (LEGGI LE ULTIME NOVITA’ DI SKY E MEDIASET)
Ma “la realtà del mercato è un po’ più complessa di come viene raccontata e l’arrivo o meno di operatori internazionali, i cosiddetti Over the top come Netflix, per quanto un elemento importante, non comporterà quella rivoluzione copernicana che viene annunciata da molti”, ha scritto Andrea Scrosati, vicepresidente per l’area Cinema, Spettacolo e canali partner di Sky Italia, sul numero di Formiche di marzo dedicato alla dittatura dello streaming.
Scrosati trova almeno tre motivi per ridimensionare la portata dello sbarco di nuovi operatori sul mercato italiano.
UN SETTORE GIA’ ESPLORATO
Il primo: l’Italia non è esattamente un territorio inesplorato in questo settore.
“In Italia le offerte basate sul modello Svod (Subscription video on demand) ci sono già e sono decisamente offerte molto strutturate”. Il riferimento è all’intera offerta di Sky on demand ma anche a Infinity di Mediaset, Cubovision di Telecom Italia e Chili tv di Fastweb.
Qualche obiezione però si può fare: “Tali offerte – puntualizza lo stesso Scrosati – hanno per il consumatore un costo superiore al costo medio degli operatori Over the top puri come Netflix e Amazon in altri Paesi”.
PIU’ INFRASTRUTTURE
Un secondo motivo è strutturale ed ha a che fare con i limiti del nostro Paese: offerte di video in streaming per funzionare hanno bisogno di una rete evoluta e capillare.
“Affinché un servizio on demand sia veramente sostenibile sono necessarie anche delle condizioni di base relative al territorio dove opera”. Prima tra tutte – scrive Scrosati – un livello di infrastrutture digitali che l’Italia ancora non ha.
ALFABETIZZAZIONE DIGITALE
Terzo limite per l’espansione dei servizi video on demand è il livello di alfabetizzazione digitale: serve un contesto in cui gli acquisti digitali siano la normalità e non l’eccezione: “Oggi in Italia solo il 7% della popolazione acquista sul web vs il 20,9% in Uk e il 91,1% in Usa”, spiega l’esperto.
IL SUCCESSO E’ NELL’INNOVAZIONE
In attesa che termini il balletto sullo sbarco di Netflix in Italia Scrosati è convinto che “l’innovazione sia e resti la chiave per lo sviluppo del business di chi propone intrattenimento, informazione e approfondimento” e che se “accanto ai soggetti che già oggi credono nell’innovazione se ne affiancheranno di nuovi questa sarà comunque un fatto positivo”.