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Il riconoscimento è ormai costitutivo di uno stato

Poche ore fa il presidente della Federazione Russa ha firmato il decreto di riconoscimento della Crimea come uno stato sovrano, dopo il risultato del referendum del 16 marzo che ha espresso il 96% a favore dell’indipendenza dall’Ucraina.

Adesso ci sarà da aspettarsi la solita scia di soloni occidentali che diranno di tutto sul comportamento del presidente Putin. Prima di leggere queste veline e meline, ricordo a tutti alcuni esempi recenti di referendum unilaterali e di dichiarazioni di indipendenza seguite da riconoscimento internazionale:

a) Nel maggio 1991 la Croazia, che era una delle repubbliche fondatrici della Federazione Jugoslava, tenne un referendum votato dal 93% a favore dell’indipendenza. Gli organi costituzionali di governo della Yugoslavia, gli Usa e il Consiglio europeo erano formalmente contrari ad ogni riconoscimento di una repubblica che autonomamente si fosse separata dalla Yugoslavia. Infatti, sia la Comunità europea sia la Csce (oggi Osce) furono incaricate di monitorare la situazione (Accordo di Brioni). Nel dicembre 1991, rompendo gli accordi, la Santa Sede e poi la Germania decisero unilateralmente di riconoscere la Croazia come stato sovrano. L’Onu fu incaricato di proteggere la minoranza serba di Krajna (missione Unprofor) che nel 1993 fu ‘evacuata’ con la compiacenza dell’Onu per ‘ragioni umanitarie’. La Croazia, con la regione della Krajna praticamente spopolata, è membro della Nato dal 2009 e dell’Unione europea dal giugno 2013.

b) Nel 1998 un gruppo di ribelli albanesi della regione serba del Kosovo organizzò un’insurrezione violenta con l’intenzione di separarsi dalla Serbia. Nel 1999, la Nato, senza mandato dell’Onu, con un significativo coinvolgimento dell’Italia (governo D’Alema), decise di bombardare la Serbia per costringere l’esercito regolare jugoslavo ad abbandonare la regione a maggioranza albanese del Kosovo. Sebbene le nuove autorità del Kosovo, notoriamente mafiose e criminali, auto-dichiararono l’indipendenza, il territorio fu messo sotto ‘mandato’ dell’Onu (missione Unmik). Solo nel 2008, il Kosovo è stato riconosciuto come stato sovrano, ma gli atti di riconoscimento non superano la ventina.

c) Nel luglio 2011, la regione più a sud del Sudan tenne un referendum per l’indipendenza, votato dal 98.8% a favore. L’indipendenza e il riconoscimento del Sud Sudan furono sostenute con forza dagli Usa. Il Sud Sudan è la regione ricca di idrocarburi del Sudan. È diviso in 10 stati federati, ma le autorità centrali sono in guerra con 9 stati dove agiscono ribelli che controllano le risorse, e con il Sudan. Degli 8 milioni di abitanti, circa 1 milione è sfollato o rifugiato nei paesi vicini. Tuttavia, forse in ragione delle ricchezze del sottosuolo, una gran maggioranza di stati e di organizzazioni internazionali hanno riconosciuto l’indipendenza del Sud Sudan.

Questi esempi chiariscono che dal 1991 è stata abbandonata la pratica del diritto internazionale stampata nella Carta delle Nazioni Unite nel 1948 e nel Trattato di Helsinki nel 1975. Quei testi giuridici riconoscevano l’inviolabilità delle frontiere di uno stato sovrano. Inoltre, la sovranità era ‘misurata’ in presenza effettiva e continuativa di governo del territorio da parte di autorità, che benché non ancora riconosciute, fossero autoctone e legittimamente costituitesi. A questo si aggiunge la teoria dell’ingerenza umanitaria, sostenuta dalla Santa Sede ai tempi di Papa Wojtyla, per ovvie ragioni culturali e il suo viscerale anti comunismo, ma poi arricchita dal ‘pensiero’ francese di due maitre, Bernard Henri Levy e André Glucksman, che hanno fatto ritornare le relazioni internazionali ai tempi dei regni del Patto di Westfalia (1648) e al Congresso di Vienna (1815).



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