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Ecco come ridurre del 10% la bolletta energetica secondo Stagnaro, neo consigliere del ministro Guidi

Il taglio della bolletta elettrica del 10 per cento annunciato dal premier Matteo Renzi ha diviso gli esperti e trovato molti alleati. Primo tra tutti Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, di imminente nomina a consigliere del ministro Federica Guidi allo Sviluppo economico. Qui una summa del pensiero di Stagnaro.

LO STUDIO LIBERISTA

L’Istituto Bruno Leoni (Ibl) ha stimato ingenti risparmi per lo Stato ancor prima che il governo Renzi si insediasse: lo Stato potrebbe risparmiare da 4 a 6,4 miliardi in due anni, cioè il 10 per cento della bolletta elettrica nazionale (44 miliardi l’anno), intervenendo con tagli mirati su alcune voci che incidono sulle tariffe elettriche.

LE CAUSE DEL CARO-BOLLETTA

Cosa rende l’energia italiana tra le più care in Europa e nel mondo? In un report dell’Ibl, Stagnaro ha identificato le cause e l’entità del gap tra i prezzi elettrici italiani ed europei, suggerendo possibili interventi per favorire un riallineamento: “Le principali cause del caro-bolletta sono tutte riconducibili a decisioni pubbliche: una liberalizzazione lasciata a metà, pesanti manovre di “politica industriale” (si pensi ai sussidi alle fonti rinnovabili), frequente confusione tra le competenze del governo e quelle dall’autorità dell’energia”, si legge nel report.

COME TUTELARE I CONSUMATORI

Lo studio dell’Ibl si erge a tutela dei consumatori domestici mentre dedica un discorso a parte ai grandi consumatori industriali, in buona parte tutelati dagli effetti del caro-bollette attraverso una serie di esenzioni che, come scrive Stagnaro, “contribuiscono a incrementare il carico tariffario sulle altre categorie di consumatori”.

LA SOLUZIONE

Per favorire la riduzione del gap Stagnaro propone la riduzione dell’intervento pubblico nel settore; la tutela dell’autonomia del regolatore rispetto alle pretese di governo e Parlamento (inclusa la rimozione degli ostacoli normativi alle scelte regolatorie in materia di tariffe); il completamento della liberalizzazione (incluso lo switch off per i consumatori domestici e piccole imprese).

Per ridurre la bolletta di 4-6 miliardi di euro l’anno servono inoltre secondo Stagnaro interventi di natura tariffaria e riforme di più ampio respiro quali il superamento dell’attuale regime di maggior tutela per i clienti domestici e piccole imprese e la riforma del titolo v della costituzione per accelerare gli investimenti nelle reti.

NUOVI OBIETTIVI E TRE PROBLEMI

I nuovi obiettivi fissati dalla Commissione europea su clima ed energia, riduzione del 40% delle emissioni di Co2 al 2030, convincono poco il diretto dell’Ibl che lamenta informazioni carenti sull’accordo e incertezze su come perseguire gli obiettivi.

Secondo Stagnaro il primo problema dell’accordo riguarda l’entità dell’obiettivo: “Si tratta di un obiettivo estremamente sfidante e, quindi, difficile da raggiungere”, ha commentato all’AdnKronos. L’intellettuale turbo-liberista ricorda che in un periodo di tempo più lungo ossia tra il 1990 e il 2012 ”abbiamo ridotto le emissioni del 18% e gran parte della riduzione è avvenuta tra il 2008 e il 2012, ossia a causa della crisi economica e non delle politiche ambientali messe in atto. I nuovi obiettivi dunque devono essere fissati in una prospettiva, speriamo, di crescita economica”.

Altri due problemi sono connessi al settore delle rinnovabili. Questa politica secondo il direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, rischia di mettere in crisi il modello delle liberalizzazioni: non ha senso, infatti, se una quota del mercato energetico, ossia quella delle rinnovabili, è legata a regolamentazioni e sussidi”.

Fissare l’obiettivo ambientale di ridurre le emissioni è un conto, commenta Stagnaro all’Adn, un altro è fissare per legge come si deve fare:  “L’obiettivo del 27% di rinnovabili mi sembra una scelta azzardata visto che in 15 anni l’innovazione tecnologica può fare passi da gigante”.

L’obiettivo inoltre, essendo definito a livello europeo e non definendo sanzioni per chi non lo raggiunge, non responsabilizzerebbe per l’Ibl il singolo stato membro.

 



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