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Ecco come il Nuovo Centrodestra lavora per una Casa unica dei Popolari. Parla Quagliariello

Europee, casa unica dei Popolari, cantiere di un largo centrodestra alternativo alla sinistra. Parole e opere del coordinatore nazionale del Nuovo Centrodestra, Gaetano Quagliariello, intervistato da Formiche.net

Professor Quagliariello, l’alleanza tra Udc e Popolari annunciata da Mauro e Cesa con la lista unitaria alle Europee può essere l’anticamera di una casa unica per i moderati?

Dipende se viene considerata un punto d’arrivo o un punto di partenza. Noi con la nostra iniziativa politica abbiamo messo in campo un centrodestra nuovo, senza complessi di sudditanza nei confronti del vecchio, alternativo alla sinistra e decisivo per un’ambizione maggioritaria e di governo del Paese. Se su questo orizzonte c’è una convergenza, si potrà marciare da subito uniti. In caso contrario, dovremo procedere divisi e darci appuntamento dopo le europee per confrontarci.

Che senso ha “incontrarsi e abbracciarsi a Dublino per poi tornare in Italia e coltivare le proprie piccole ambizioni”, come ha scritto Formiche.net in un editoriale?

A Dublino ci siamo incontrati ma non abbracciati. Soprattutto con Forza Italia, esistono differenze nel merito delle posizioni e soprattutto nel modo di concepire la lotta politica che in questi mesi si sono andate addirittura allargando. C’è in Italia un centrodestra ormai plurale. Quando si tratta di eleggere cariche monocratiche, l’unico strumento se si vuole tenerlo insieme è quello delle primarie, che già per le prossime amministrative stiamo mettendo in campo. Ma sul fondo delle cose, per il futuro nulla è scontato.

Sono maturi i tempi per un rassemblement di forze popolari già dalle prossime europee?

Se si verifica l’esistenza di una prospettiva e di un programma comuni, sì. Ma in tal caso servirebbe una forte accelerazione perché il tempo stringe. Se invece deve trattarsi semplicemente di una sommatoria per raggranellare qualche punto in più, operazioni del genere in passato sono state già punite dagli elettori. In tal caso, meglio andarci cauti e non sprecare un’occasione.

Il Pd ha scelto il Pse: che cosa impedisce alle forze moderate italiane di individuare a breve una formula per il PPE italiano?

Nulla, tant’è vero che una delle ragioni della nascita del Nuovo Centrodestra è proprio l’ambizione di fare dell’ancoraggio al popolarismo europeo un carattere che non sia solo occasionale o di convenienza. In questo senso, la decisione di Renzi di traghettare il Pd nel Pse agevola il rilancio di una visione bipolare anche in prospettiva nazionale.

Quali sono gli errori del passato (valoriali, strategici e politici) da non ripetere?

E’ stato un errore prospettico il fatto di considerare esclusivamente la dimensione leaderistica e carismatica, tralasciando la necessità di coltivare un progetto e di strutturare un partito. In realtà proprio la vicenda dei partiti popolari dell’Europa ci insegna che leadership forti possono coesistere con partiti radicati e classi dirigenti non occasionali.

Cosa cambia nello scenario partitico italiano dopo la conferma dei due anni di interdizione per Silvio Berlusconi?

Ciò che è accaduto in questi giorni dimostra diverse cose. Dimostra che avevamo ragione nel considerare sacrosanta la battaglia contro la retroattitivà della legge Severino ma un errore legare ad essa le sorti del Paese perché purtroppo quella battaglia non avrebbe rimosso le conseguenze di una sentenza che continuiamo a ritenere ingiusta e rispetto alla quale ribadiamo la nostra solidarietà nei confronti di Silvio Berlusconi. E dimostra che, per non vanificare la difficile opera di costruzione di un fronte moderato, è necessario affrontare insieme senza contrapporli i problemi dell’Italia e i problemi della giustizia che ne costituiscono parte rilevante.


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