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Cari amici sindacalisti, vogliamo prendere esempio da Renzi per comunicare meglio?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Questa primavera si presenta come la miglior stagione per affinare la comunicazione sindacale. L’occasione è propizia perché volgono al termine i congressi locali della Cgil ed iniziano quelli della Uil. La confederazione guidata da Susanna Camusso celebrerà l’assise conclusiva a Rimini dal 6 all’8 maggio, mentre quella con a capo Luigi Angeletti dal 19 al 21 novembre a Roma. La Cisl di Raffaele Bonanni ha completato la propria fase congressuale già dallo scorso anno.

Quindi, prima dei due succitati congressi confederali di Rimini e Roma, ci sono state e ci saranno centinaia di riunioni congressuali, a livello provinciale e regionale sull’intero territorio nazionale, riguardanti i rinnovi di categorie e camere sindacali. Tanto per fare un esempio, che riguarda la sola categoria dei metalmeccanici della Uil, ben 74 appuntamenti decentrati prima di arrivare al quindicesimo congresso nazionale di Reggio Calabria, programmato dal 16 al 18 settembre di quest’anno. Quale miglior occasione per valutare quello che non è cambiato e ciò che dovrà mutare per far sì che il “sindacalese” non rappresenti l’accezione negativa nella capacità di comunicare del sindacato italiano.

Il cambiamento che sta riguardando, in questo delicato passaggio epocale, la comunicazione politica, se ancora non condiziona il relativo mondo di riferimento proprio, non ha avuto ricadute in quello sindacale. Il riferimento è a quello spartiacque comunicativo rappresentato dalla conferenza stampa del premier Matteo Renzi a Palazzo Chigi tenuta lo scorso 12 marzo. Il presidente del Consiglio, pur parlando per più di due ore, con un semplice “Pdf” composto da 32 pagine di “slide”, ha spiegato le riforme che il governo intende attuare fino alla vigilia del turno semestrale di presidenza italiana dell’Unione europea. Ebbene, nessuno nel sindacato ha mutuato finora questa esperienza che tra addetti ai lavori e nell’opinione pubblica ha suscitato interesse, apprezzamento, fino a sconfinare nell’entusiasmo.

Quale miglior alternativa alle classiche, interminabili e talvolta soporifere, relazioni introduttive ai lavori dei congressi sindacali? E’ vero, quella di Palazzo Chigi era solo una conferenza stampa, ma per fattura, modalità ed effetto può tradursi efficacemente a semplificare e rendere agevoli quei tanti interventi congressuali che sovente risultano noiosi e con un vago sapore novecentesco. Cambio epocale significa anche sobrietà nell’esposizione, sintesi dialettica, intensità e chiarezza dei contenuti. Se la politica espone in modo diverso da quanto fatto finora, sicuramente nell’ottica moderna ed europea, è bene che il sindacato inizi a sperimentare in tal senso. La fase precongressuale per un sindacato può rivelarsi assai costruttiva al riguardo.

Lo stesso Matteo Renzi ha sperimentato in una sede istituzionale, quella del governo, ispirandosi alle tecniche di supporto usate dal presidente americano Barack Obama nell’ultimo discorso sullo Stato dell’Unione. Ad un congresso provinciale, un responsabile sindacale, curioso e determinato potrebbe benissimo fare una cosa simile, rivolgendosi all’uditorio dei delegati locali,
mandando avanti le “slide” da solo proprio come ha fatto Renzi. I vantaggi? “Concetti – ha ben spiegato Giovanni Sasso, direttivo creativo di Proforma proprio su Formiche.net – visualizzati attraverso immagini e piccole frasi, restano più impressi. La comunicazione si semplifica”.

Insomma, si ascoltano concetti in modo più scorrevole, attraverso un linguaggio familiare, facile da comprendere e da ritrasferire ad altri. I sindacati si stanno muovendo nell’innovazione della comunicazione sindacale: mantengono “on web”  le loro televisioni e radio; trasformano le loro riviste da prodotti cartacei a giornali “on line”; iniziano a rovesciare il paradigma dell’informazione consueta. Quest’ultima azione è proprio la più ardita.

Spesso, anche con mezzi modesti, si fanno miracoli, riuscendo a saltare ogni passaggio intermedio e potendo non contare esclusivamente su giornali, radio, Tv. Si tratta di “media” che vanno contattati, frequentati, ma su cui è impossibile contare esclusivamente, anche perché consentono spazi che spesso non prediligono approfondimenti mirati di contenuto sindacale, ma rispondono ad altre logiche. Di contenuto politico, ad esempio, dove il sindacalista viene invitato non per parlare del lavoro specifico che fa, o che dovrebbe fare, ma del suo pensiero rispetto all’ambito politico o a quello dell’intero scibile umano.

E’ il caso di Maurizio Landini, segretario generale della Fiom che, in determinati archi temporali, supera come minutaggio e presenza in televisione su reti private e pubbliche, Cgil, Cisl e Uil messe insieme. Quindi, dato che la competizione comunicativa è persa prima di iniziare in casi come quello appena citato, spesso è bene comunicare direttamente col web ed interagire direttamente con lavoratori, aziende ed istituzioni. Quando un testo di un comunicato finisce direttamente sui blog e sulle pagine dei social network, i lettori ne possono direttamente disporre e farne l’uso migliore.

Ogni segnalazione su FaceBook, ogni cambiamento di stato su Twitter, ogni messaggio sul blog sono potenziali momenti di relazione. Ci vuole il giusto mix nel corretto uso dei social media: Twitter per le operazioni informative; Facebook per gestire le interazioni dinamiche con i propri interlocutori e per gestire gli incontri; il blog come luogo di approfondimento; il sito dell’organizzazione come archivio della propria attività. Questa piattaforma informativa può costituire la nuova frontiera del modo di comunicare per un sindacato. E un buon ufficio stampa per l’organizzazione sindacale lavora di fatto come un radar, una sorta di occhio-orecchio che scruta il panorama ed interviene con quell’azione-reazione tipica del processo di circolarità dell’informazione.

In questo senso, però, è necessaria una certa univocità relativa al canale comunicativo che riguardi i contenuti del sito, i messaggi trasmessi, i simboli, la cartellonistica ed il “brand” che devono uniformarsi a criteri di scientificità, modernità, analisi e competenza specifica. Lo stesso sito telematico dell’organizzazione rappresentativa di interessi deve uniformarsi al principio di comunicazione integrata ed evolvere dal punto di vista dei contenuti in tal senso. L’elaborazione ed il messaggio politico che passa attraverso la comunicazione di una efficiente organizzazione sindacale deve divenire un’attività trainante, animata da buona politica e dall’ausilio di mezzi tecnologici adeguati e metodologie aggiornate.

Si tratta di un investimento culturale ed innovativo che porta un ritorno in termini di contenuti, conoscenza ed immagine pubblica. Ma investire tale prospettiva significa accettare la democrazia dell’ informazione dovuta alla diffusione dei “new media”. E’ ormai incomprensibile il comportamento “superato” del dirigente politico che distilla le informazioni a  sua conoscenza per
esercitare un dominio sugli altri.

Spesso nel villaggio globale le medesime informazioni sono già a conoscenza della moltitudine e gli “improvvidi rallentamenti” del vertice politico possono causare alla organizzazione di riferimento  dei veri e propri “colpi di immagine” a livello pubblico. Occorre accettare e lasciarsi trascinare dal vortice informativo, se si vuol avere la “chance” di partecipare realmente all’evolversi degli eventi.

La valvola di sicurezza è costituita proprio dalla medesima comunicazione integrata, rispettosa e sostenitrice della circolarità dell’informazione e del contesto in cui viene a determinarsi. Ma questo contesto riceverebbe un’accelerazione positiva se le comunicazioni sindacali, anche quelle solenni e ufficiali, come le relazioni congressuali, a cui accennavamo in apertura, si rivelassero agevoli e comprensibili per chi ascolta. I più arditi, che volessero sperimentare in questa stagione primaverile di congressi sindacali a livello locale, potrebbero spingersi oltre il semplice “Pdf” usato dal premier lo scorso 12 marzo.

Basterebbe impegnarsi a rappresentare quel che hanno intenzione di dire attraverso uno “split screen” ed un banalissimo “Power Point”. Se poi qualcuno vorrà osare ancor di più potrà servirsi del “Prezi”, un software innovativo e divertente. Se qualcuno comincerà davvero ad usarlo
significa che sta arrivando proprio la primavera per la comunicazione sindacale.

Antonello Di Mario
Capoufficio Stampa della Uilm nazionale e docente di “Tecniche di monitoraggio stampa” presso l’Università “Lumsa” di Roma


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