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Appello per un Centrodestra Popolare e Conservatore

L’editoriale del direttore Michele Arnese ha posto l’accento in Formiche.net su un antico nodo della politica moderata italiana, oggi divenuto vera pietra angolare, vale a dire l’unificazione delle forze popolari. Infatti, sia per ragioni di sistema – la nuova legge elettorale in approvazione – e sia contingenti – le imminenti elezioni europee – è chiaro che tale prospettiva ha una lampante consistenza.

Mettere insieme i tanti anelli della costellazione non progressista del Paese, legati tra loro culturalmente da una lunga storia umana, sebbene separati da tante vicende personali, è una scelta concreta che non può che essere giudicata positivamente dagli elettori. Quanto più è semplice, infatti, un’offerta politica, tanto più è comprensibile e apprezzabile dai cittadini.

Molti dubbi, tuttavia, si accompagnano a un’ipotesi di federazione delle forze popolari e riformatrici. La prima è il fallimento cui si è inesorabilmente giunti ogni qual volta si è tentato di unire i piccoli movimenti. L’esperienza conferma una tradizionale sfiducia, tutta italiana, del corpo elettorale a premiare operazioni associative. La causa è che spesso i piccoli vivono di grandi identità. E la diluizione della soggettività di uno di questi disorienta gli aderenti di un altro, non dando garanzie di future adesioni per nessuno.

Arnese ha ragione, in ogni caso. I tempi sono cambiati in tutto e per tutti. Anche queste previsioni, pertanto, sono fragilissime. Esistono tra il Ncd, l’Udc, i Popolari, eccetera molte attinenze, ma soprattutto vi sono alcune necessità essenziali. La prima e più apprezzabile è la condivisione dell’appartenenza alla famiglia del popolarismo europeo. Essa implica un modo culturalmente forte e radicato di essere alternativi alla sinistra nella democrazia. Nessuna ambiguità dei “due forni”, dunque, e nessun ritorno al centrismo indeciso. Non a caso, Amintore Fanfani, seguendo Alcide de Gasperi, diceva che la prima caratteristica del centro popolare è di essere opposto alla sinistra, ma non ostile alla responsabilità di guidare il Paese nella solidarietà sociale, rimanendo fedele al metodo della libertà per tutti.

Oggi ogni cosa è diversa, ma in Italia, paradossalmente, è ancora più importante di allora edificare una casa comune del centrodestra, dando corso a tante garanzie che il popolarismo offre a livello europeo. Capacità di governo, innanzitutto, ma anche rappresentatività dei ceti medi, dei lavoratori autonomi e delle classi potenzialmente, non solo attualmente, produttive.

In ciò le riserve del Ncd a un’unificazione restano, ad avviso di chi scrive, più reali e motivate che per altri, sebbene non definitive: un partito nuovo rischia moltissimo, infatti, se collega la nettezza di una propria identità ad altri soggetti che non sempre hanno primeggiato in chiarezza e coerenza. Ma, conviene ribadirlo, è proprio per questo che adesso tale lavoro di cucitura diventa valido e perfino urgente.

Il motivo è ovvio. Il baricentro elettorale del centrodestra è ancora Forza Italia, un partito che ormai insegue unicamente il suo antico elettorato disilluso, spingendolo sempre di più verso il populismo e il grillismo. Il Paese ha bisogno, invece, esattamente del contrario, vale a dire di essere motivato, governato in modo prudente, collegiale, normale rispetto allo stile estremo che avvolge l’ultimo berlusconismo.

Per questo, il futuro del centrodestra italiano s’identifica, di fatto, con il Nuovo Centrodestra, un partito politico popolare e conservatore che gode di credito internazionale e condivide la parte buona della lunga traiettoria politica di Forza Italia. Il partito di Alfano, mantenendo ferma la barra sui temi antropologici, sulla difesa dell’ordine pubblico e sullo sviluppo di famiglia e impresa, è espressione ragionevole della ferma alternativa al centrosinistra, ed è pertanto l’unico baricentro culturale e ideologico concreto delle forze ex centriste del centrodestra.



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