La Francia svolta a destra. Il primo turno delle elezioni municipali registra un’avanzata del Front National di Marine Le Pen, quasi al 5 per cento su base nazionale. Un risultato che segna un calo dei socialisti di Hollande, ma anche il riconoscimento dell’estrema destra come forza anti-sistema.
A crederlo è Jean-Pierre Darnis, responsabile di ricerca dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) e professore associato all’Università di Nizza che in una conversazione con Formiche.net spiega perché il voto francese avvicina il Fn della Le Pen al Movimento 5 stelle di Beppe Grillo.
Professore, perché il risultato del voto viene considerato un exploit del Front National?
È un partito in crescita, che alle prossime elezioni europee potrebbe raccogliere tra il 15 e il 20 per cento dei consensi. Se si valuta il voto comunale in termini globali, il Fn ha ottenuto il 4,6 per cento. Ciò lo rende una forza presente, ma ancora lontana dal consenso degli altri partiti, come il 46,5 per cento al centrodestra dell’Ump e il 37 per cento alla sinistra. Ma è un dato potenzialmente molto alto se si considera che si presentava in solo 600 comuni su 36mila, che il sistema francese non favorisce le liste piccole e che in alcune città ha comunque ottenuto oltre il 40 per cento dei voti. Ma ci sono altri aspetti che segnano una svolta. A Hénin-Beaumont, comune del nord della Francia, città operaia di sinistra, il Fn ha eletto il primo sindaco della sua storia. Un’affermazione che merita un’analisi sociologica che consente di fare un paragone tra Italia e Francia.
A cosa si può paragonare il Fn nel panorama italiano?
Se si guarda all’emancipazione della destra radicale, il paragone immediato è quello con la svolta di Fiuggi di Gianfranco Fini. Ma il vero parallelo è con il Movimento 5 Stelle. Mentre Fini ha cambiato volto ad Allenza nazionale per renderlo un partito governativo, la Le Pen ha reso il Fn più accettabile per l’elettorato, ma rendendolo anti-sistema. La campagna elettorale di Marine si basa su un messaggio chiaro: i partiti tradizionali hanno fallito perché interessati da corruzione, malgoverno e abusi di potere. Esattamente ciò che dice Beppe Grillo in Italia. Mentre l’affermazione o il largo consenso in città tradizionalmente di sinistra, segnala lo sgretolamento della classe operaia, che i socialisti non sono più capaci di rappresentare degnamente. Un po’ quello che è accaduto in Settentrione con il fenomeno della Lega Nord.
Quali sono i cambiamenti più importanti tra il vecchio e il nuovo Front National?
Sono molti. Marine Le Pen ha svecchiato il partito. È una donna, con posizioni più aperte nei confronti di alcuni aspetti della società, si è circondata di gente preparata e ci sa fare con i media. Nel partito permangono alcuni rimasugli della destra tradizionale del padre Jean-Marie, ma non sono il biglietto da visita del Fn. Marine Le Pen non propone politiche molto verosimili e non ha esperienza ma si propone in modo convincente anche per la borghesia classica.
Il voto al Fn è anche un voto anti-euro?
Certamente. In nome del simbolismo, c’è un’ampia porzione di sostenitori del partito che vuole il ritorno al franco e il ritorno di un nazionalismo più forte.
Quanto ha inciso invece il malcontento nei confronti di François Hollande?
Ha influito, ma in modo assolutamente fisiologico. Questo tipo di elezioni vengono da sempre usate dai cittadini francesi per esprimere un giudizio di critica nei confronti di chi governa. È accaduto con Nicolas Sarkozy, si ripete con Hollande. A ciò vanno sommati i problemi sentimentali del presidente in carica – usati dai suoi detrattori in campagna elettorale – e la forte percezione della crisi economica, un sentimento che in Francia è addirittura superiore a quello che c’è in Italia.
Questo risultato del Fn sancisce il definitivo sdoganamento della destra radicale? Dobbiamo aspettarci alleanze alla luce del sole con la destra moderata dell’Ump?
Non credo, almeno non nell’immediato. Ma è evidente che la partita è tutta interna alla destra e che l’ascesa del Fn favorisce la sinistra. In passato, almeno fino agli anni ‘90, socialisti ed Ump si sono sempre coalizzati per evitare che il Front National potesse diventare una forza di governo. Oggi che il partito è cresciuto, le dinamiche sono cambiate. Oggi, in caso di ballottaggio tra Ump e Fn (cosa che accadrà anche in grandi città), gli elettori di sinistra voterebbero senza dubbio la destra moderata; mentre credo che i sostenitori dell’Ump si dividerebbero. Tuttavia credo che la vera sfida per il Fn sia creare una classe dirigente adeguata a governare e non semplicemente a proporsi come forza anti-sistema. Per questo il vero traguardo da tagliare non è quello delle europee, ma delle prossime legislative nel 2017. Un traguardo difficile e complesso, perché il Fn è un po’ prigioniero delle sue contraddizioni: deve provare a diventare una forza di governo, anche se deve il suo exploit alla sua carica anti-sistema. Un compito molto più arduo che in Italia, dove le dinamiche tra elezioni locali e nazionali sono molto più slegate.