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Come e perché la crisi ucraina porterà la Russia in recessione

La Russia sta già pagando un elevato tributo economico per le tensioni in Ucraina. Questi effetti negativi, secondo molti analisti, sono certificati dai dati che prevedono una recessione per Mosca. L’economia cresce poco, l’inflazione è in rapida ascesa, i capitali lasciano il Paese così come ha annunciato due giorni fa il ministero dell’Economia. Segno tangibile che il fronte aperto con Kiev, al di là dei riverberi geopolitici, porta già in dote un danno di natura economico-finanziaria.

TREND NEGATIVO
Il pil russo a febbraio ha fatto segnare una crescita di appena lo 0,3% su base annua, scrive oggi il magazine Business Insider, ovvero in calo dello 0,7% rispetto al mese di gennaio come ha confermato il vice ministro dell’Economia Andrei Klepach. Nel 2013 l’economia è cresciuta solo dell’1,3% ben al di sotto delle previsioni iniziali, anche se vi era la speranza che la crescita si sarebbe avuta quest’anno. Invece la performance economica della Russia si sta deteriorando ulteriormente anche in virtù delle tensioni internazionali. La crisi con l’Ucraina starebbe mettendo in fuga molti capitali stranieri.

TIMORI FONDATI?
Secondo quanto riferito dal viceministro Klepach, i fattori stagionali e di calendario, se presi in debita considerazione, offrono un dato di febbraio non negativo e soprattutto al di sopra delle attese. Ma ha aggiunto che “è troppo presto per parlare di un turn-around di tendenze economiche o di una ripresa dalla stagnazione”. Confermando che, secondo il ministero, le previsioni della crescita del pil sono attorno allo zero per il primo trimestre dell’anno in corso. Significherebbe collocare complessivamente la previsione di crescita annua attorno al 2,5%. Non ci sarà una recessione, ma c’è un rischio di stagnazione; questa la diagnosi più probabile.

INFLAZIONE IN RIALZO
Mentre la crescita economica della Russia rallenta, sale l’inflazione. I dati del ministero dell’Economia – scrive il Financial Times – parlano del 6,9-7,0% a marzo, rispetto al 6,2% fatto registrare a febbraio. Prima conseguenza è il crollo dei prezzi per le importazioni. A questo si aggiunge che il ministero prevede un deflusso netto di capitali nel corso del primo trimestre da 65 a 70 miliardi di dollari. Numeri che si confrontano – in negativo – con il dato del 2013 di 62,7 miliardi.

IL RISCHIO UCRAINO
Ragion per cui, ad oggi, il panorama russo offre un spaccato composto da indicatori economici deteriorati rispetto al recentissimo passato, anche se le sanzioni occidentali contro la Russia hanno fino ad ora avuto un impatto economico non significativo. Proprio i provvedimenti intrapresi da Usa e Ue potrebbero spingere la Russia, in futuro, verso una fase di recessione, causata da un freno degli investimenti accanto ad un aumento del costo del denaro.

IL TERMOMETRO DELLA BORSA
Nel frattempo il Micex, l’indice azionario russo, è precipitato del 13,7% mentre il rublo è il secondo peggior performer nei confronti del dollaro dietro l’Argentina tra le ventiquattro valute del mercato monitorate da Bloomberg. La Banca centrale della Russia ha inaspettatamente alzato il tasso di interesse di riferimento di 150 punti base dopo l’acquisizione armata della Crimea da parte di Mosca.

LA REPLICA DI MOSCA
La Russia ha imposto sanzioni di ritorsione su tredici cittadini canadesi proibendo loro di entrare nel Paese. In vista di una possibile escalation, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha autorizzato potenziali sanzioni future sulle industrie russe, compresi i servizi finanziari, l’energia, il settore dei metalli e minerario, la difesa. Ma si registra la fatica con cui l’Ue sta tentando di seguire la strada statunitense, a causa del suo “coinvolgimento” diretto nell’interscambio con la Russia che è di 500 miliardi di dollari. Una forma di ristrettezza bancaria, infatti, avrebbe nuociuto alla Gran Bretagna, mentre un embargo sulle armi danneggerebbe la Francia impegnata a fornire le portaelicotteri Mistral al Cremlino. Senza dimenticare che i tagli eventuali alle forniture di gas rappresenterebbero un elemento negativo per tutti gli Stati membri dell’Ue.



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