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Il centrodestra unitario di laici e cattolici non può essere guidato da Forza Italia. Parla Cicchitto

Parlamentare ed esponente di spicco del Nuovo Centro-destra con una storia intensa e travagliata nel Partito socialista italiano, Fabrizio Cicchitto conosce a fondo il valore e la portata di lacerazioni, divisioni, ferite e ricomposizioni politiche. Caratteristiche che fino a pochi mesi fa apparivano patrimonio esclusivo della sinistra, oggi punteggiano l’inquieta galassia moderata, conservatrice, liberale.

Nonostante la lista unica promossa da NCD con Unione di centro e PI in vista del voto europeo di fine maggio, restano aperti gli interrogativi e le incognite su un centro-destra unitario, ancorato alla stella polare del PPE e riformatore nei contenuti. E l’ex presidente del PDL a Montecitorio tenta di fornire una bussola all’orizzonte di una grande aggregazione alternativa ai progressisti.

Ritiene percorribile fin d’ora la creazione di gruppi parlamentari unici delle forze che hanno dato vita alla lista popolare?

È un passo auspicabile per semplificare le forze in campo nelle istituzioni e per aumentare la nostra capacità di intervento politico.

L’approdo è la costruzione di un partito unico, proiezione italiana del PPE?

Lavoriamo alla creazione di un nuovo soggetto politico di centro-destra, non a un nuovo gruppo di centro. Una forza in grado di superare, all’indomani delle elezioni per l’Assemblea di Strasburgo, lo stallo attuale nello schieramento moderato e riformista. Al di là delle vicende giudiziarie per le quali ha la mia piena solidarietà, Silvio Berlusconi e Forza Italia risultano inadeguati a svolgere un ruolo politico di autentica alternativa al centro-sinistra. Gli effetti sono visibili a ogni livello: FI oscilla fra la subalternità e l’estremismo.

La creatura politica dell’ex Cavaliere resta di gran lunga il primo partito del centro-destra.

Anche se qualcuno lo ha rimosso, noi non abbiamo mai dimenticato che nel voto politico di febbraio 2013 il Popolo della libertà ha perso circa 6 milioni di voti e che da allora il quadro non è certo migliorato. Quel risultato elettorale è stato il segno di un’autentica crisi politica: la rottura del PDL e la caduta del governo Berlusconi, che è fallito di fronte alla bufera finanziaria avendo contro non solo un pezzo della magistratura e la sinistra ma anche Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. A tutto ciò deve aggiungersi il fattore Renzi.

È lui che ha provocato la crisi profonda del mondo moderato?

Il premier può piacere o meno. Ma la sua vittoria rivela che il PD, dopo un drammatico travaglio, ha espresso una nuova leadership che va oltre il post-comunismo e oltre l’anti-berlusconismo. Anzi, Renzi utilizza spregiudicatamente Berlusconi e si lascia usare. Rispetto a tale fenomeno cosa farà il centro-destra? Continuerà con il fondatore di Mediaset e candiderà uno dei suoi figli?

Non la reputa un’ipotesi credibile?

Le leadership politiche non possono essere improvvisate o fondate sulla forza di un nome. Malgrado tutto la politica è un fatto serio, e in Italia spesso diventa drammatico. Adesso siamo al limite: può crollare tutto se non vi sarà una svolta.

Il nuovo cantiere-partito sarà aperto a Forza Italia?

Bisognerà valutare cosa sarà davvero Forza Italia dopo il voto europeo. Finora ha detto e fatto tutto e il contrario di tutto. Al di là della contingenza è stato un partito estremista, un partito manovriero, un partito aziendalista. Nel 2012-2013 il PDL ha gettato all’aria l’unica ipotesi di leadership che avrebbe potuto coniugare continuità e novità, costruendo qualcosa di solido attraverso il binomio Berlusconi-Alfano. Una possibilità distrutta dai gruppi estremisti presenti in Forza Italia che da un certo momento in poi hanno coinvolto l’ex capo del governo. Figura che non riesco più a capire per il suo autolesionismo.

Autolesionismo?

Senza dubbio. Perché, dopo aver criminalizzato NCD e aver bollato i suoi esponenti come traditori subalterni ai carnefici, nei confronti di Renzi Forza Italia ha espresso il massimo di sudditanza. Ora il problema è costruire un soggetto politico che superi in prospettiva tutte le formazioni odierne del centro-destra, e si ponga in alternativa alla sinistra non più nella chiave berlusconismo-antiberlusconismo ma nell’ottica innovazione-conservazione.

Gelosie partitiche e spinte identitarie non rischiano di vanificare il progetto?

Per evitarlo dovremo lavorare molto sul terreno programmatico. Anticipando Renzi su spesa pubblica, fisco, burocrazia, giustizia. Aggiungo che il nuovo partito in un punto qualificante dovrà essere simile alla prima e originaria Forza Italia: aggregare laici e cattolici evitando derive clericali che molti di noi non accetterebbero. D’altra parte l’attuale Pontefice non offre grande spazio alle posizioni confessionali del tempo che fu.



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