Anticipazione dell’editoriale di “Fabbrica società”, il giornale della Uilm, online da lunedì 14 aprile
Gli investitori esteri guardano con attenzione all’Italia. Il loro interesse si spinge fino a valutare l’attendibilità che il governo di Matteo Renzi ha di fare le riforme. Al momento hanno fiducia, dato che nel Paese stanno confluendo capitali in cerca di buoni affari.
I grandi fondi d’investimento cercano spazio da noi, perché ci vedono come quella penisola che s’allunga nel Mediterraneo, da sempre area di grandi interessi economici e commerciali. Tutto questo avviene in un tempo poco propizio, però, a questa prospettiva di scambi. Ce lo dimostrano i numeri del Def, presentati la scorsa settimana, che intravedono per l’Italia una crescita accettabile, superiore ai due punti e mezzo di Pil, solo nel 2017. Fino ad allora sarà soprattutto il pericolo della deflazione ad intimorire anche i più audaci. Sta succedendo anche da noi: scendono i prezzi, si rinviano gli acquisti, gli investimenti frenano. Si innesca così la spirale dei minori investimenti, che produce bassa crescita e più deflazione.
Dobbiamo stroncare sul nascere questa spirale se vogliamo continuare a mantenere le posizioni di seconda potenza manifatturiera europea e di quarta al mondo. Per farlo servono ingenti liquidità sul mercato. Insomma, investimenti subito! E non solo dall’estero, ma anche da chi in Italia i soldi ce l’ha. Gli italiani, oltre agli stranieri, devono convincersi a comprare le azioni delle nostre aziende, perché ciò significa sostenere la redditività, la capitalizzazione in Borsa,la dimensione industriale, la possibilità di reggere la competizione internazionale.
In Italia, ci segnala la Banca d’Italia, le assicurazioni hanno in pancia 226 miliardi di titoli di Stato; le banche, ci dice la Bce, hanno oltre 400 miliardi; i patrimoni di fondi pensione e casse previdenziali, fanno sapere dal dicastero dello Sviluppo economico, sono per il 57,6% investiti in titoli di Stato, principalmente italiani. I fondi pensione nazionali investono sui mercati azionari solo il 14,4% del patrimonio, quasi tutto all’estero. Quindi,le assicurazioni e i fondi pensione in Italia, quando devono scegliere di acquistare obbligazioni aziendali oppure azioni in Borsa, preferiscono portare i soldi fuori dai confini nazionali.
Il sottosegretario di Stato a Palazzo Chigi, Graziano Del Rio, ha ricordato che i nostri fondi pensioni fanno investimenti per 130 miliardi di euro, per il 75% indirizzati all’estero, e si è dichiarato fiducioso che presto si determineranno ad investire nelle imprese italiane. È arduo che ciò avvenga a breve e medio termine, perché significherebbe trasformare i fondi pensione tradizionali in fondi di “private equity” che finanziano, per esempio, lo sviluppo industriale.
Se l’obiettivo dei gestori dei fondi pensioni classici è garantire un rendimento, cioè la rivalutazione delle quote versate volontariamente, nulla impedisce, però, che almeno quell’esigua parte del capitale investita in titoli azionari all’estero, possa ora essere investita in Piazza Affari a Milano,una tra le migliori Borse in Europa.
C’è molto da fare per convincere i mercati che in Italia sono possibili investimenti anche a lungo periodo. Bisogna convincere, soprattutto, gli investitori italiani, tra cui ci sono anche i metalmeccanici.
Antonello Di Mario, direttore di “Fabbrica società”