La comunità internazionale potrebbe presto intervenire in Libia. La notizia è trapelata da fonti del Paese nordafricano, a seguito della visita a Tripoli di William Burns.
IL FUTURO DEL PAESE
Il vicesegretario di Stato degli Stati Uniti d’America, ha rivelato il sito di Al-Araby Al-Jadeed, lo avrebbe detto mercoledì scorso, quando ha lanciato un avvertimento interpretato dagli analisti come una sorta di ultimatum.
L’ULTIMATUM AI GOVERNANTI
“I governanti libici – ammonì Burns – dovrebbero assumersi le loro responsabilità nel superare l’agitazione corrente entro due mesi, altrimenti il Paese sarà preso in consegna dalla comunità internazionale“.
LA STRATEGIA AMERICANA
Le fonti hanno confermato che Burns, nel corso di una visita a sorpresa, ha avvertito le forze politiche e il governo che se l’instabilità politica del Paese non venisse risolta entro i prossimi due mesi, il presidente americano Barack Obama, in coordinamento con l’Unione europea, invierà un rappresentante speciale per prendere in carico la transizione politica nel Paese.
Gli esperti hanno interpretato questo avvertimento come un preludio ad un passo che può mettere la Libia sotto la tutela di un “mandato internazionale”, che possa aiutare Tripoli a uscire fuori dal caos istituzionale, economico e sociale che la affligge dalla caduta di Muhammar Gheddafi.
LE SFIDE DELLA LIBIA
Sempre il vicesegretario di Stato, riporta Reuters, ha spiegato come per gli Stati Uniti, ancora segnati dalla morte a Benghazi nel 2012 dell’ambasciatore Christopher Stevens, sia prioritario che la Libia esca, anche con l’aiuto dei partner internazionali, dal vortice di estremismo violento in cui è scivolata.
IL RUOLO DELL’ITALIA
Le parole di Burns suonano come una strigliata all’Europa, e in particolare all’Italia, a cui gli Usa chiedono da tempo di impegnarsi maggiormente per assumere un ruolo di guida nell’area mediterranea. Finora Roma – malgrado abbia ospitato a marzo la Conferenza internazionale per discutere del futuro del Paese e nonostante l’appello di Barack Obama durante il suo ultimo incontro con Matteo Renzi -, ha fatto poco, riducendo ulteriormente – si legge nell’ultimo rapporto Sipri – i propri investimenti in Difesa. Nell’ambito della messa in sicurezza della Libia l’Italia, anche in ragione del suo passato coloniale, ha avuto dal G8 il compito di guidare il gruppo di contatto con Tripoli e sta formando le forze di polizia e dell’esercito libici, che dovranno riportare l’ordine nelle zone più calde del Paese, come il Sud e la Cirenaica; fronti su cui sono impegnati in prima linea il ministro della Difesa Roberta Pinotti e quello degli Esteri Federica Mogherini.