“Ha ragione il ministro Lupi, il possibile duopolio M5S-Pd alla base del futuro sistema politico italiano è colpa di Berlusconi e Forza Italia”. A pochi giorni dall’uscita del suo ultimo libro, “Storia italiana dal congresso di Vienna all’Expo 2015” (Edizioni Mimesis) che ripercorre i fatti italiani oscillando tra imprevisti e capacità decisionali delle scelte politiche, uno dei maggiori politologi del nostro Paese, il prof. Giorgio Galli, affida a Formiche.net alcune riflessioni sul futuro del centrodestra italiano.
Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture ed esponente di rilievo di Ncd, dalle colonne del Corriere della Sera dice che Fi e Berlusconi rischiano di costringere il Paese ad un nuovo bipolarismo drammatico, tra Grillo e il Pd. E’ così?
E’ una riflessione corretta. Qualche giorno fa è uscito un articolo di Ilvo Diamanti su Repubblica che, citando il mio vecchio “Bipartitismo imperfetto”, asseriva che la rivoluzione più probabile del sistema politico italiano è un nuovo bipartitismo imperfetto con il Pd sempre al governo e i Cinque stelle sempre all’opposizione. Ragion per cui mi pare che le parole di Lupi collimino con la sostanza della riflessione di un politologo qualificato come Diamanti.
Con quali conseguenze?
Se, come sembra, Forza Italia si avvia all’emarginazione e se non verrà costruito seriamente un nuovo centrodestra, il futuro del nostro sistema politico si attesterà stabilmente su un nuovo bipolarismo con la conseguente marginalizzazione di tutte le altre forze politiche. Questa mi pare un’ipotesi possibile per il futuro.
Qual è il primo passo per una nuova casa dei moderati italiani: un partito unico, una coalizione o una federazione?
Punto di partenza potrebbe essere un severo giudizio su cosa è stato il berlusconismo e sulle ragioni che hanno determinato il mancato ricambio. Se in una certa fase della sua storia la destra italiana si è riconosciuta in un fenomeno complesso come è stato questo personaggio assai particolare, ecco che oggi a mente lucida è imprescindibile un’analisi su come la cultura di una destra assai variegata, con componenti cattoliche, laiche, socialiste e liberali, si siano potute riconoscere in un’esperienza così singolare e a mio giudizio così negativa.
Per quali ragioni?
Non si tratta di fare un processo storico a Berlusconi, bensì capire quali sono stati gli elementi negativi che hanno condotto i diversi filoni della destra italiana a credere di poter trovare una sintesi nel berlusconismo della cultura di massa, nel familismo morale, nella società dello spettacolo. E quindi analizzare cosa sta maturando nella società italiana che vedo in una intensa fase di evoluzione.
Un’evoluzione che interessa anche i democratici o che proprio da loro è partita?
Beh, il Pd non è il Pd, ma il partito di Renzi. Il M5S è un movimento singolare, direi unico in Europa: ciò significa che la società italiana è interessata da rapide modifiche socio-economiche e culturali. Da qui occorrerebbe individuare quali personalità, quali attori sociali e quali iniziative culturali possano prendere parte alla ricostruzione di una moderna destra europea. Ma Pd e M5S sono ancora soggetti in trasformazione, non soggetti compiuti.
L’alleanza “europea” andata in scena tra Ncd e Udc potrebbe essere propedeutica a quel progetto?
Mi sembra sia espressione di un personale politico un po’ logoro. Si tratta di due formazioni con caratteristiche differenti. Il ministro Lupi ha una forte origine da Cl, di Alfano so poco, mentre Quagliariello proviene da una formazione laica. Ma mentre queste presenze culturali sono evidentemente percepibili, il personale politico che le esprime mi sembra vecchio. Si tratta di una combinazione elettorale intanto per superare il 4%, ma non penso possa essere sufficiente per essere il primo mattone.
Per la prima volta, oggi sul Corriere della Sera, Silvio Berlusconi apre alla successione ereditaria in Fi, con sua figlia Marina: ipotesi percorribile?
E’ indubbiamente una manager preparata ed efficiente, che in una fase difficile ha dimostrato capacità decisionali, indipendentemente dal fatto di portare quel cognome. Ma tra queste qualità e quelle politiche esiste una grande differenza. Già il precedente dinastico non è favorevole. Dovrebbe fare uno sforzo maggiore rispetto a quello di suo padre per accreditarsi.
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