A fronte del danno che autori, artisti e produttori sopportano per aver concesso al consumatore la mera facoltà di produrre una “copia privata” della loro opera, il decreto Bondi (DM 30 dicembre 2009) prevede un compenso a favore della Società italiana autori ed editori (Siae).
LE GRANE DI FRANCESCHINI
L’attuale impostazione dell’equo compenso per copia privata (leggi qui in cosa consiste) è sottoposta da mesi a un’opera di revisione delle aliquote che, in attuazione della legge sul diritto d’autore, deve avvenire ogni tre anni. Una diatriba che vede il ministro per i Beni e le attività culturali, Dario Franceschini, far da paciere tra le parti in causa: la Siae, beneficiaria del compenso, e Confindustria digitale, la Federazione di rappresentanza industriale presieduta da Elio Catania.
LA PROPOSTA DELLA SIAE
La nuova proposta della Siae prevede incrementi dell’equo compenso per i prodotti maggiormente diffusi nel mercato (smartphones, tablet, computer) con percentuali che superano anche il 400%.
Confindustria digitale ritiene però che esistano molteplici criticità nella documentazione istruttoria prodotta dalla Siae per giustificare le proprie richieste di aggiornamento del decreto.
LA SIAE TRA RICAVI E DEBITI
Secondo i dati riportati da Confindustria digitale la disciplina vigente ha prodotto l’ammontare di ricavi per copia privata più elevato tra i Paesi europei, mentre alla luce del crescente debito contratto da Siae verso gli autori appare dubbia la loro effettiva remunerazione.
Confindustria digitale pertanto conclude che dalla sua applicazione il decreto ha prodotto effetti positivi solo per SIAE, mentre gli incassi non sono stati prontamente girati agli aventi diritto.
SVILUPPO TECNOLOGICO E COPIA PRIVATA
L’evoluzione delle tecnologie digitali e delle modalità di fruizione dei contenuti audiovisivi da parte dei consumatori attraverso i dispositivi digitali secondo la Federazione fino a poco tempo fa presieduta da Stefano Parisi avrebbe inoltre quasi azzerato il fenomeno della cosiddetta “copia privata”. Dai dati riportati da Confindustria digitale si evince infatti che i consumatori fruiscono delle opere audiovisive principalmente utilizzando le piattaforme di streaming e/o download legale e che prevedono già il pagamento di licenze alla fonte.
“Oggi, a fronte delle mutate abitudini dei consumatori, la copia privata è divenuta ancor più residuale ed il compenso, proporzionale alla realizzazione della copia e dell’eventuale danno subito dal titolare del diritto, a rigor di logica, dovrebbe quindi diminuire”, sottolineano da Confindustria digitale.
LE VALUTAZIONI DI CONFINDUSTRIA DIGITALE
Confindustria digitale considera inoltre gli studi prodotti da SIAE a supporto della sua proposta di aggiornamento del decreto “viziati da un conflitto di interesse insito nel fatto che Siae è percettore dei proventi del prelievo per copia privata e finanziatore degli studi citati”.
L’errore della Siae sarebbe quindi per la Federazione quello di “sostenere che l’incremento non avrebbe effetti recessivi con argomentazioni superficiali e non dimostrate, che non tengono conto né del contesto economico in cui ci troviamo né dei ridottissimi margini di profittabilità ( talvolta inesistenti o addirittura in perdita) afferenti i supporti e gli apparecchi di registrazione coinvolti e con esempi chiaramente non pertinenti”.
Qualsiasi proposta di aggiornamento del decreto infine deve necessariamente vedere per Confindustria digitale il consenso dei soggetti che costituiscono il “Tavolo di lavoro tecnico” previsto dal decreto del 30 dicembre 2009, tra cui le associazioni di categoria maggiormente rappresentative dei produttori di apparecchi e supporti.
LE PROPOSTE DI CONFINDUSTRIA DIGITALE
Per le motivazioni sopraelencate Confindustria digitale non ritiene vi sia nessuna motivazione per giustificare un aumento che graverebbe direttamente sui consumatori e chiede quanto segue:
– La sospensione del procedimento di revisione del Decreto Bondi in linea con la richiesta di approfondimento proposta a livello europeo;
– Il riesame della materia con il coinvolgimento di tutti gli stakeholders, nel rispetto delle raccomandazioni comunitarie, dell’evoluzione tecnologica, dei nuovi modelli di business e dei comportamenti dei consumatori, tenendo conto degli esiti del sondaggio commissionato dal MiBAC nel mese di gennaio 2014.