Un crescendo sempre più infuocato di accuse virulente, rivalità aspre, denunce e contro-repliche al vetriolo. Lo scontro tra magistrati e uffici della Procura di Milano impegnati nelle attività investigative sulla “cupola bipartisan” che avrebbe pilotato un traffico di tangenti per l’attribuzione di un gran numero di appalti in vista dell’Expo 2015, non può essere ricondotto e svilito a un mero dissenso sul ricorso alla custodia cautelare per un paio di indagati. E sembra eccessivo motivare i veleni che intossicano i lavori del Palazzo di Giustizia con le visioni antitetiche tra gli inquirenti sull’utilizzo dei corpi di polizia giudiziaria, come riportato da Luca Fazzo sul Giornale e da Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera.
UNA MATRICE POLITICA DELLO SCONTRO FRA TOGHE?
Le ragioni del conflitto che va contrapponendo il gruppo storico di pm legati all’esperienza di Mani Pulite come Ilda Boccassini e Francesco Greco, compatti attorno al procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, e il suo vice Alfredo Robledo appoggiato da Ferdinando Pomarici, hanno una cornice molto più “politica”. Che affonda le proprie radici nell’antica articolazione fra correnti e gruppi attivi nell’inquieto universo della magistratura associata.
UNA RICOSTRUZIONE ANTICIPATA
Proprio 10 giorni fa, in un’intervista rilasciata a Leonida Reitano su Formiche.net, un altro magistrato di spicco come Guido Salvini – a lungo giudice istruttore e poi Gip nel Tribunale di Milano dove ha affrontato pagine cruciali della storia repubblicana come la strage di Piazza Fontana e la strategia della tensione, i crimini delle Brigate rosse, il rapimento di Abu Omar – aveva svolto una riflessione penetrante.
La scelta dei capi e dei procuratori aggiunti della Procura, aveva precisato, presenta un grado elevato di “politicità”. Al Consiglio superiore, cui spetta la nomina, “poco importa che il capo sia un bravo organizzatore o un esperto in indagini. L’importante è fornire continuità ad una linea di politica giudiziaria che dura dall’inizio degli anni Novanta, e garantire intorno ad essa la coesione di un ufficio assai influente sugli equilibri di potere nazionali e locali”. È per tale motivo, aveva rilevato, che è stato designato Bruti Liberati: “Persona con una robusta esperienza di dirigente dell’ANM e in Magistratura democratica pur non avendo mai condotto alcuna indagine di rilievo”.
CORRENTI CONFLITTUALI
Il capo dell’ufficio reati contro la pubblica amministrazione Robledo, aveva ricordato Salvini, non è certo allineato al gruppo delle “toghe progressiste” e manifesta una maggiore consonanza con la corrente “moderata” di Magistratura indipendente. Realtà assai meno orientata in senso ideologico, allergica all’impostazione giustizialista, gelosa del valore dell’autonomia di giudici e pm dallo stesso ordine giudiziario.
Grazie a una crescente popolarità tra le toghe, MI punta a vincere le elezioni di giugno per il rinnovo del Consiglio superiore della magistratura e a rovesciare per la prima volta l’egemonia dei movimenti di sinistra. È molto probabile che l’eco, le ripercussioni, il preludio della battaglia per la “conquista di Palazzo dei Marescialli” – cruciale per le nomine dei responsabili delle procure italiane – abbiano raggiunto con largo anticipo le mura del Palazzo di Giustizia di Milano.
LA RICOSTRUZIONE DEL FOGLIO
La natura politico-giudiziaria dello scontro Bruti Liberati-Robledo viene evidenziata e argomentata in un articolo del cronista milanese Frank Cimini sul Foglio. La lotta feroce tra schieramenti, scrive il giornalista esperto di questioni giudiziarie e della magistratura, ha paralizzato l’ufficio inquirente, ha fatto perdere le tracce di molte inchieste, di interrogatori, di richieste di rinvio a giudizio: “Ma le ragioni di conflitti concernenti il modo e i tempi in cui procedere su indagini delicate attengono a considerazioni di opportunità politica”. Terreno che richiama il voto di inizio estate per il nuovo CSM, il cui preludio – le consultazioni “primarie” celebrate a marzo per scegliere i candidati – si è rivelato poco incoraggiante per Magistratura democratica.
IL PRELUDIO DI UN’AZIONE DISCIPLINARE?
Alla luce di tale scenario non è un caso che proprio un rappresentante di Magistratura indipendente a Palazzo dei Marescialli, Antonello Racanelli, abbia richiesto al Guardasigilli Andrea Orlando l’invio degli ispettori a Milano.
Richiesta che ha trovato accoglienza nell’altra autorità preposta dalla Costituzione a promuovere l’azione disciplinare nei confronti delle toghe. Per iniziativa del procuratore generale presso la Corte di Cassazione Gianfranco Ciani, infatti, sono in corso accertamenti preliminari sullo scontro scoppiato alla Procura del capoluogo lombardo. Si tratta di una “pre-istruttoria” preliminare a un’eventuale azione disciplinare.
GIUSTIZIA POLITICA?
Un’azione intrapresa sulla base dell’esposto trasmesso al CSM con cui Robledo accusa il proprio superiore di gravi irregolarità nella gestione delle attività investigative, quali la sottrazione reiterata di fascicoli giudiziari, e il ritardo nelle indagini sulle presunte mazzette pagate dai responsabili dell’Ospedale San Raffaele a politici come Roberto Formigoni oltre a quelle sul presidente della Provincia Guido Podestà per la vicenda delle false firme elettorali nel voto regionale del 2010.
Coinvolgimento che Bruti, nominato all’unanimità dal Consiglio superiore, aveva respinto con fermezza, provocando la reazione sdegnata dei Radicali di Marco Pannella protagonisti della campagna contro le illegalità di quella tornata elettorale. E che oggi, osserva il giornalista del Foglio, tributano omaggio a Robledo “per aver sollevato il velo sulla rete di complicità trasversali garantite dall’estrema lentezza investigativa dei suoi superiori”.
ARRIVO ESTERNO ALLA GUIDA DELLA PROCURA?
Lo stallo conflittuale che attanaglia la Procura e rischia di provocare danni agli accertamenti sui fenomeni criminali legati a Expo 2015 non può protrarsi a lungo. Per tale motivo, rileva Cimini sul Foglio, è all’orizzonte un cambiamento radicale al Palazzo di Giustizia. A parere di un giudice di lunga esperienza, “il CSM non confermerà Bruti Liberati alla guida dell’ufficio, trasferirà Robledo per incompatibilità ambientale, mentre il nuovo procuratore arriverà da fuori Milano”.
Un’autentica rivoluzione, rimarca la penna del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, che romperebbe una lunga tradizione di responsabili prescelti fra le toghe interne. “Conferire il comando a una figura estranea agli attuali giochi di potere sarebbe l’unico modo per neutralizzare le faide tra cordate”.