Le elezioni Europee? Non decideranno il futuro di Matteo Renzi e del suo esecutivo, osserva a Formiche.net il politologo Alessandro Campi, secondo cui in caso di successo di Grillo potranno tutt’al più aversi dei contraccolpi per Palazzo Chigi, ma non una crisi di governo.
Si rischiano elezioni anticipate in caso di successo alle europee di Grillo, così come osservato da Giuliano Cazzola?
Ci sarebbero dei contraccolpi, che non necessariamente significherebbero la fine di questo esecutivo. Anzi, potrebbe aprirsi la strada verso un rafforzamento della maggioranza parlamentare, che in parte è stato già ventilato. Si potrebbe però anche decidere semplicemente, e non sarebbe nulla di strano, che le elezioni europee poco hanno a che vedere con il governo nazionale. Non c’è scritto da nessuna parte che il voto europeo potrebbe avere conseguenze politiche, dirette e immediate, su Palazzo Chigi. Sarebbe certo un segnale, ma non tanto da arrivare alla crisi.
Anche se migliorasse il 25%?
Grillo carica queste urne di significati politici interni, ma gli altri no. Quindi non vedo alcuna ragione per assecondare il comico genovese in quelle che saranno le sue richieste che, come anticipato, riguarderanno le dimissioni del Capo dello Stato. Si rischierebbe di avvicinarsi ad una contingenza che potrebbe in prospettiva alterare i meccanismi costituzionali del Paese. Casomai potrebbe essere uno spunto per il governo a intensificare lo spirito riformatore, dimostrando di essere capace di ottenere risultati significativi. Non saranno certo le Europee a decidere il futuro di Renzi.
E chi allora?
È partito con grandi ambizioni riformatrici. Se si perderanno per strada, quella sarà la vera ragione della sua fine.
Scomponendo gli attori in campo, un successo di Grillo cosa significherebbe per il Pd, per gli alfaniani e per gli astenuti?
Io però inviterei a non mettere al centro della scena Grillo con attorno tutti gli altri, anticipandone una vittoria. Sarebbe come voler cedere alla sua propaganda. Perché prendere per buone le previsioni che Grillo fa sul proprio voto? Lo vedremo lunedì cosa accadrà. Probabilmente rafforzerà il proprio consenso, ma non accadrà molto altro. Non vedo idee drammatizzanti. Chi pensava che il voto ai Cinque stelle fosse un voto di protesta, quindi facilmente reversibile, ha fatto male i conti. Lo ha pensato anche Renzi che, sbagliando, ha impostato la sua campagna elettorale adottando un linguaggio grillino per erodergli consensi. Non dimentichiamo che la propaganda di Grillo non è la realtà della politica italiana e che il suo 25% tra i votanti è comunque minoranza nel Paese. Non dobbiamo prendere per buona oggi la propaganda di Grillo, così come facevamo ieri con quella di Berlusconi.
Perché questa volta l’esperimento dei moderati, con l’alleanza tra Ncd e Udc, dovrebbe riuscire?
Il cammino di Alfano è ancora molto lungo, nonostante Berlusconi sia indebolito. Anche se Fi dovesse scendere al di sotto della fatidica soglia del 20% non avvantaggerebbe più di tanto l’Ncd, accreditato di un 6%. Segno che la proposta politica del ministro dell’interno non viene ancora vista dall’elettorato storico di centrodestra come alternativa vera al berlusconismo.
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