La sfida del 25 maggio si svolgerà non solo tra Grillo e Renzi, ma tra due schieramenti più ampi: tra le forze che vogliono continuare nel cammino della integrazione europea, sia sul piano economico che su quello politico e quelle che si propongono di sfasciare tutto perché incolpano della crisi l’Europa e l’euro.
Nel primo schieramento vanno inclusi, oltre al Pd (che pure si gingilla con il miraggio di una Europa diversa), i partiti della attuale maggioranza. Persino l’Altra sinistra di Tsipras non teorizza l’uscita dalla moneta unica.
Sulla sponda opposta, per la prima volta con collegamenti internazionali, stanno i sostenitori della fuoriuscita, sia pure con posizioni ed accenti diversi. Forza Italia è come al solito ambigua. Berlusconi non rinuncia a lucrare sull’euroscetticismo per motivi di consenso elettorale, ma non e’ un irresponsabile come i leghisti e i grillini.
Il voto europeo è importante sul piano interno per tante ragioni. Costituisce la verifica per il nuovo gruppo dirigente del Pd e per un nuovo partito come il mio, il Ncd. Ma soprattutto è il banco di prova per la tenuta dei programmi di riforma.
Se i due primi partiti risultassero essere il Pd e il M5s credo che si dovrebbe buttare alle ortiche quella pessima legge elettorale proposta dal governo e andare a votare al più presto con il Consultellum.
Il ritorno ad un criterio di proporzionalità, corretta dalle soglie di accesso previste, consentirebbe ai partiti di pesare in Parlamento per i voti che hanno, senza avventurarsi nel regalare possibili e robusti premi di maggioranza a forze eversive come i grillini. E si farebbero certamente governi di larghe intese. Mi auguro anche che salti quell’obbrobrio di legge per il superamento del Senato.
Insomma, se non ci fosse la presidenza del semestre europeo, un successo di Grillo nell’ambito dell’attuale quadro politico, porterebbe diritti alle elezioni anticipate. In ogni caso non credo che questo governo potrà reggere per l’intera legislatura.