A poche ore dall’affermazione alle europee, Matteo Renzi ha rafforzato la sua squadra a Palazzo Chigi con la nomina del generale di squadra aerea Carlo Magrassi a consigliere militare della Presidenza del Consiglio dei ministri.
L’ex capo di Gabinetto dei ministri Mauro e Pinotti succede al generale di Corpo d’Armata Giorgio Cornacchione, suo omologo per i precedenti premier Mario Monti ed Enrico Letta.
LE VOCI SULL’AISE
Proprio il governo Letta nel suo ultimo consiglio dei ministri aveva valutato il suo nome per la nomina di direttore dell’Aise. Una decisione su cui si è soprasseduti per consegnare il dossier al prossimo esecutivo guidato da Renzi, che invece ha preferito avere Magrassi al proprio fianco come advisor militare, nominando Alberto Manenti per il ruolo nei Servizi.
I DOSSIER SUL TAVOLO
A lui spetterà il compito di offrire al leader del Partito Democratico un quadro completo sui dossier più delicati al vaglio dell’esecutivo, come il programma F-35, il Libro Bianco della difesa e l’intero processo di spending review che coinvolge il comparto (potrebbero esserci tagli anche per progetti ad alto contenuto innovativo, come il Forza Nec).
IL NODO F-35
Ma è soprattutto il velivolo di Lockheed Martin, partecipato dall’italiana Finmeccanica, a tenere banco. Le linee guida espresse in una relazione realizzata al termine di un’indagine conoscitiva sugli F-35 approvata il 30 aprile scorso in commissione Difesa alla Camera, potrebbero portare il governo Renzi ad opzionare solo metà dei 90 velivoli previsti finora per sostituire quelli in via di obsolescenza in dotazione all’Aeronautica Militare. Una soluzione che non convince molti analisti – tra cui i già capi di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, i generali Leonardo Tricarico e Vincenzo Camporini – ed esponenti politici anche di area democratica – come l’ex ministro prodiano della Difesa, Arturo Parisi – che nelle scorse settimane hanno lanciato l’allarme sui rischi economici e di credibilità che correrebbe il Paese se dovesse dar corso ad una revisione degli impegni presi precedentemente con i propri alleati.
LA CRISI IN LIBIA
Il presidente del Consiglio conterà sul suo contributo anche in relazione alla governancedel Consiglio supremo di Difesa, alle tante missioni internazionali in cui è impegnata l’Italia (Libano, Kosovo, ecc.) e alle crisi regionali che riguardano da vicino il nostro Paese, come quella libica.