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Vi spiego errori e prossimi obiettivi del Nuovo Centrodestra

Quella del ‘’primum vivere deinde philosophari’’ è una regola aurea in politica. Il Ncd è riuscito a farsela applicare per il rotto della cuffia nella consultazione europea (anche grazie – guai a dimenticarlo – all’apporto dell’Udc, che si è fatta pagare gli interessi incassando ben due deputati su tre). Oggi, tirato un sospirone di sollievo, il partito di Alfano si interroga sulla prospettiva. Il fatto che le idee siano ancora confuse non è colpa del gruppo dirigente, ma di un’oggettiva difficoltà della linea di condotta da tenere nel quadro politico sconvolto dal voto del 25 maggio.

Una domanda però si affaccia assillante: ma se fosse la debolezza del philosophari ad aver determinato un vivere stentato e malaticcio? Ovviamente non ci riferiamo ai programmi o al ruolo esercitato all’interno della compagine governativa o in Parlamento. Sulla legge Poletti, che è poi uno dei due principali provvedimenti di nuovo conio ad essere arrivato al traguardo, il Ncd è stato in grado di far valere le sue posizioni (anche se va ricordato che i primi ad avercela con il colpo di mano della sinistra alla Camera erano proprio i renziani).

La questione ha radici più profonde e risale ai tratti genetici che il partito di Angelino Alfano ha voluto darsi fin dalla sua costituzione. A partire dal nome. Perché sceglierne uno che tenesse il partito legato alle origini, anziché evocare con più evidenza la collocazione nel Ppe? Come se si volesse rassicurare l’elettorato del fatto che l’orizzonte non era cambiato nonostante la rottura con Silvio Berlusconi e Forza Italia.

Certo, nella consultazione per il Parlamento europeo, insieme all’Udc, è stato adottato un chiaro approdo nel popolarismo dell’Unione, sia pure caratterizzandosi per una certe dose di critica alle politiche fino ad ora svolte. Ma l’inerzia del passato ha fatto sì che, ovunque sia stato possibile, nelle elezioni amministrative il Ncd abbia preso parte a coalizioni di centro destra. Ma adesso occorre guardare avanti e porsi la classica domanda del ‘’che fare’’.

E’ forte – tutti lo possono notare – la tentazione della sommatoria, tanto nel Ncd, quanto negli altri partiti dello schieramento ex berlusconiano. I sostenitori di questa tesi si limitano a compitare una somma (Fi+Lega+ncd-Udc+FdI+formazioni minori) che arriverebbe a lambire il 30% come soglia di partenza di uno dei momenti peggiori di questo fronte. Ad avviso di chi scrive, troppa è l’acqua che è passata sotto i ponti in questi mesi per poter tornare ‘’insieme appassionatamente’’.

E’ possibile dimenticarsi delle posizioni antieuro della Lega e di Fratelli d’Italia e ripartire insieme? E’ consentito non accorgersi che Forza Italia è ancora legata a Silvio Berlusconi nonostante tutto? Anche volendo passare sopra agli aspetti giudiziari e non fare caso al destino che accomuna i fondatori del partito dell’ex Cav; anche convalidando l’ipotesi di una grandiosa congiura politico-giudiziaria con connotati internazionali nelle vicende di Berlusconi e dei suoi più stretti collaboratori, fino a che punto è possibile non tenere conto dei dati impietosi ed oggettivi dell’anagrafe?

Nessun ritorno a Canossa, dunque. Il Ncd deve rafforzare la determinazione che lo ha indotto nel novembre scorso a prendere un’altra strada. Pertanto, guai a litigare con l’Udc anche se Casini ha ‘’fregato’’ anche Alfano (due tra I deputati eletti sono di quel partito). Occorre, invece, consolidare il progetto di una sezione italiana del Ppe, (scevra delle anomalie di Forza Italia che adesso sta di nuovo corteggiando la Lega) aprendosi nell’attuale Parlamento all’arrivo di altre forze, dai popolari di Mario Mauro (che errore non averlo voluto in lista nel Nord Ovest!) a quanti, dopo lo sfaldamento di Scelta civica, non intendono precipitarsi nel Pd. In fondo è con questo Parlamento che Renzi deve fare i conti. E con i numeri che lo caratterizzano.

Il voto delle europee non ha cambiato i rapporti di forza formali. Quelli sostanziali si vedranno a suo tempo, quando si voterà per le politiche. Anche perché il Pd non può minacciare di andare al voto subito, durante il semestre europeo, giocandosi il vantaggio che potrebbe ricavare dall’averne, il premier, la presidenza. E con quale legge elettorale poi? Con il Consultellum? E con chi governerebbe in un Parlamento (ancora con due Camere) eletto su base proporzionale sia pure corretta? Con Forza Italia o con il M5S? Perché non è detto che potrebbe farlo da solo.

Nervi saldi, allora. E soprattutto non consentire a Renzi di strafare e di voler imporre ad ogni costo le sue sgangherate riforme istituzionali. Poi si vedrà. La politica italiana ci ha abituato a svolte repentine. Per ora è importante che Grillo continui a fare (solo) il comico.



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