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L’esperimento “liberal-forzista” di Paolo Guzzanti. In rete con Forza Italia.

paolo-guzzanti_650x4351Che il mondo dei liberali sia variegato, talvolta rissoso, super individualista ed un tantino sopravvalutato (a partire dall’ego di alcuni addetti ai lavori che ne fanno parte) è cosa ormai nota anche ai sampietrini della Città eterna.

Ma, talvolta, i liberali riescono a superarsi e a stupire anche quando non ce n’è bisogno.
Della terribile débâcle del 25 maggio di Scelta Europea (una caporetto annunciata ai più, tranne che a chi coordinava la santa alleanza liberal-democratica), resteranno indelebili due dati: la percentuale finale (0,71 per cento) e i 197.942 voti raccolti in tutta Italia e all’estero. All’appello mancano però 6.762 voti “liberali”. Di un super liberale (Paolo Guzzanti – nella foto), che non possono essere contabilizzati nel dato appena descritto, perché l’ex senatore, in questa tornata elettorale, si è candidato con Forza Italia nell’Italia Centrale, piuttosto che con Scelta europea, visto che quest’ultima conteneva al suo interno il Partito Liberale Italiano (PLI), di cui lo stesso Guzzanti è ancora presidente del Consiglio Nazionale.
Un esperimento da laboratorio politico per il giornalista de Il Giornale, sicuramente riuscito, visto che li ha guadagnati tutti, metro per metro, con incontri, direct marketing, ospitate in tv e un fiume di tweet a tutte le ore del giorno e della note dal suo profilo Twitter. Per il PLI, invece, voci di corridoio, parlano di “forte imbarazzo”, perché, a torto o a ragione, FI non era parte della coalizione denominata come Scelta Europea.
Ad essere sinceri l’esperimento di Guzzanti da lab-politico, nell’alveo di Forza Italia come liberale indipendente, nasce anche da alcuni mal di pancia dello stesso Guzzanti nei mesi precedenti la candidatura nelle file di Berlusconi. L’ultimo Consiglio Nazionale, di cui Guzzanti è presidente (anche se è scomparso sul web a sorpresa il suo incarico – incluso quello di direttore del portale “Rivoluzione Liberale”) è finito con la richiesta, da parte dello stesso, della verifica del numero legale dell’assemblea. C’erano appena 31 consiglieri. Troppo pochi per decidere alcune regole di ingaggio essenziali per la procedura del congresso del PLI in autunno e così tutte le decisioni sono state annullate. Il giorno dopo, a sorpresa, i vertici del partito, sul sito ufficiale, hanno ribaltato la decisione di Guzzanti e hanno “de facto” fatto rientrare (tramite il web) tutte le decisioni annullate (chiaramente solo a favore del vecchio establishment).
Di fronte ad una iniziativa di questo profilo correttamente Guzzanti ha preferito per un periodo cimentarsi in altri lidi e con altre liste a livello europeo. Il risultato finale di questo esperimento è incredibile. Guzzanti, da solo, con oltre 6,762 suffragi ha preso più voti (scheda più, scheda meno) della sommatoria dei sei candidati in quota al PLI nella lista di Scelta Europea.
Il giornalista politico romano, di fatto in un altro partito (peraltro avversario di SE), è riuscito a intercettare le simpatie di migliaia di liberali del Centro Italia, che hanno preferito votare lui in una lista avversaria (FI) piuttosto che orientarsi sui candidati del PLI. Nello specifico, poi, il candidato liberale dell’ITALIA CENTRALE, prof. Bozzi, si è fermato poco dopo il tetto dei 400 voti. Insomma non c’è stata proprio partita. Un colpo al cuore (anche nei confronti degli alleati che hanno visto e commentato l’operazione ultra positiva di Guzzanti) con il PLI che esce surclassato dall’immagine del suo presidente di CN, per 20 giorni in quota a FI.
Adesso il prossimo 4 giugno ci sarà il Direttivo Nazionale. Interpellato Guzzanti sull’ipotesi di una eventuale dimissione ha risposto: “E perché mai. Non ne vedo il motivo. Nè ho ricevuto comunicazioni scritte o verbali dal PLI”. Per Morandi e de Luca (rispettivamente segretario politico ed ex numero uno del partito) vederlo apparire a via uffici del Vicario, potrebbe essere un ulteriore colpo al cuore e i network tv farebbero a gara per immortalare i primi istanti di questo incontro da guerra fredda tra Cuba e Usa.
Alla fine ha vinto solo Guzzanti. I liberali del centro Italia si sono riconosciuti nella sua immagine ed autorevolezza (una dèbacle anche per il coordinatore politico Edoardo de Blasio aggrappato ad una manciata di voti nel Lazio senza speranza – almeno a leggere i risultati dei bollettini elettorali) e non certamente nel simbolo del PLI. Ormai, sembrerebbe, un flebile ricordo per nostalgici che non hanno più un posizionamento (dati alla mano di questa elezione) nella politica italiana.
Quanto a Guzzanti ha confermato il noto adagio “Nemo profeta in patria“, ma soprattutto la classe della sua immagine politica nettamente superiore anche ad un semplice logo partitico, seppur di grande tradizione e valore indennitario.
Radio Forza Italia, parla di un ruolo sempre più strategico di Guzzanti come “coagulatore” di liberali in tutta Italia. Se ciò dovesse avvenire ci sarebbe una ulteriore emorragia. Già oggi ci sono ben 54 movimenti liberali incluso il PLI (il logo nonostante le inutili insistenze del coordinatore  de Blasio (PLI) con il prof. Pietro Ichino (SC) non è stato mai inserito nel logotipo presentato per le elezioni del 25 maggio). E’ chiaro che il logo PLI non è più la casa madre dei liberali italiani.

Lo dicono i fatti, i voti, e la nascita continua di movimenti in questa area, che altrimenti andrebbero a coagularsi nello stesso partito liberale (per non parlare della nascita di I Liberali di Renato Altissimo, Urbani, Scognamiglio e Irti – tutti provenienti dal PLI). Nonostante qualche buon risultato nelle amministrative abruzzesi il PLI, pur presente territorialmente in tutte le regioni, non ha superato la presenza di liste in più di 10 comuni (ed i comuni al voto erano ben 4.400) e non in tutti era presente da solo con il logo. Manca la capillarità e la rappresentatività. C’è da chiedersi se dopo le dimissioni di Stefania Giannini in SCivica e di Michele Boldrin in Fare non si arriverà nei prossimi giorni anche a quelle di Giancarlo Morandi, neo segretario PLI e del suo delfino-coordinatore Edoardo de Blasio (già al palo nelle comunali di Roma 2013 con uno 0,08 per cento, di alcun spessore politico). E chissà che non le chieda proprio lo stesso Guzzanti in occasione del direttivo del 4 giugno prossimo venturo.

Si sgretola Scelta Europea, prima del tempo, e con sè porterà anche alla fine politica del PLI? Solo le prossime settimane potranno darci le risposte a questo quesito. Resta il fatto che l’unico liberale uscito vittorioso dalle Europee, al di là dell’elezione, è il presidente del Consiglio Nazionale del PLI, Paolo Guzzanti. A torto o a ragione.



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