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Come discutono (e come si dividono) i Popolari di Mario Mauro

Primo round del derby tutto popolare tra mauriani e santegidiani, che in occasione dell’Assemblea dei Popolari per l’Italia hanno animato uno scontro verbale a tratti animato. Con un Pd al 40% e un centrodestra ormai deflagrato quale sarà il contributo (di oggi) e il ruolo (futuro) dei Popolari? L’interrogativo è iniziato a circolare nelle ore immediatamente successive al risultato delle elezioni europee ma anche con uno sguardo rivolto alle amministrative, i cui ballottaggi si svolgeranno tra una settimana. Ecco una mappa aggiornata di umori e mire.

DERBY POPOLARE
Chi spinge sull’acceleratore perché si impedisca che l’esperienza della lista comune con Ncd e Udc subisca uno stop ha alzato la voce in occasione dell’assemblea dei Popolari per l’Italia andata in scena ieri all’Hotel Nazionale di Roma, dove si sono fronteggiate le due anime del partito. Da un lato i mauriani convinti di una prospettiva popolare che non guardi a sinistra, come i sottosegretari Angela D’Onghia e Domenico Rossi, il deputato Tito Di Maggio, l’onorevole eletto all’estero Mario CarusoPotito Salatto (socio fondatore del Ppi). Dall’altro gli esponenti vicini alla comunità di Sant’Egidio come Mario Marazziti, il capogruppo Lorenzo Dellai, il viceministro Andrea Oliviero e il sottosegretario agli esteri Mario Giro.

ODG CONFEDERALE
E’ stato approvato all’unanimità un ordine del giorno con il quale è stata sottolineata la necessità di lavorare per una confederazione popolare che abbia come obiettivo la costituzione del Ppe in Italia, soggetto di idealità alternative e distinte dal socialismo europeo; si è riconfermato il sostegno al governo Renzi a cui sarà comunque necessario suggerire provvedimenti più adeguati per la ripresa economica e sociale del Paese; sono state rimarcate le posizioni riguardanti i gruppi in Parlamento come quella del veto alla Camera del divorzio breve in coerenza con i valori del partito. E’ stato infine dato mandato al presidente Mario Mauro di adoperarsi, in tempi rapidi, per costruire una più articolata e incisiva struttura di partito, individuando ruoli politici e organizzativi nazionali e regionali.

POST EUROPEE
Esiste il rischio che il neo-centrismo rappresentato da Ncd, Udc e Ppi possa sbandare, anche se solo per un momento, verso Palazzo Chigi anziché verso il naturale versante popolare? Il quesito ha fatto capolino quando si è iniziato ad analizzare i numeri delle europee, dove le prove generali di un Ppe italiano hanno fatto i conti con 1.199.703 voti che sono valsi il 4,38% al cartello Ncd-Udc. Un passaggio che era già stato evidenziato qualche giorno fa dal leader dell’Udc Pierferdinando Casini dalle colonne del Mattino, quando aveva aperto alla costruzione di un muro comune per fermare i populismi ma senza per questo dare adito a “matrimoni di convenienza”. E aveva osservato come “in questo contesto la prospettiva di un bipolarismo tra Matteo Renzi e Beppe Grillo delinea il rischio di una democrazia incompiuta. Per dirla in altre parole: gli elettori non possono essere obbligati a scegliere tra sinistra e M5S”. Ecco il punto, tra l’altro rimarcato dallo stesso ex ministro Mauro su Formiche.net.

PROSPETTIVA REGIONALI
Alle elezioni regionali del 2015 manca esattamente un anno, ragion per cui lo zoccolo duro del partito spinge per gruppi unici alla Camera e al Senato con Udc e Ncd. Mentre le minoranza del partito non avrebbe poi troppa fretta nel guardare al destino futuro del centrodestra, preferendo affrontare la quotidianità rappresentata dall’appoggio al governo Renzi. “Mentre Scelta Civica e qualche altro parlamentare sparso meditano come traghettarsi verso Renzi, Ncd, Udc e Popolari per l’Italia procedano, dopo la lista comune per le Europee, a unificare i gruppi alla Camera e al Senato”, attacca l’eurodeputato uscente del PPE Potito Salatto, socio fondatore dei Popolari per l’Italia. “Sarebbe questo – aggiunge – un ulteriore segnale verso un unico partito dei popolari in Italia e nel Ppe. Le elezioni regionali sono ormai alle porte. Presentarsi disarticolati sarebbe un grande errore. Distanti dalla destra e distinti dalla sinistra, noi popolari abbiamo dinanzi a noi una prateria sterminata da conquistare con ideali, valori e programmi adeguati. Alfano, Cesa e Mauro facciano un passo in avanti”.

twitter@FDepalo

 


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